venerdì 12 aprile 2024

Stefano Condello



(Palmi, 12 aprile 1930 – Taurianova, 1º aprile 1977) è stato un carabiniere italiano, appuntato vittima della 'ndrangheta e medaglia d'oro al valor militare.

Nel pomeriggio del 1º aprile 1977 si trovava in servizio di perlustrazione con altri due colleghi nelle campagne di Taurianova, in contrada Razzà; durante il servizio i militari notarono un casolare isolato con auto parcheggiate davanti, tra cui quella di un pregiudicato della zona, e decisero di entrarvi, considerando che in quel periodo erano frequenti i sequestri di persona in Calabria. Mentre l'appuntato Condello e il carabiniere Vincenzo Caruso si stavano avvicinando dalla casa, partirono diversi colpi d'arma da fuoco che scatenarono un conflitto violento tra i militari e i malviventi, che portò alla morte dei due carabinieri e dei due 'ndranghetisti Rocco e Vincenzo Avignone, della 'ndrina Avignone di Taurianova. Il terzo carabiniere, Pasquale Giacoppo, rimase illeso. Questo evento è noto come "strage di Razzà", dalla località in cui si trovava il casolare; le successive indagini delle forze dell'ordine accertarono che nella cascina si stava svolgendo una riunione mafiosa per discutere di traffici illeciti e della spartizione di appalti pubblici. Lo sviluppo investigativo portò ad individuare 9 degli 11 partecipanti alla riunione e a varie condanne comminate al termine del processo in corte d'assise a Palmi, il 21 luglio 1981, per oltre 200 anni di carcere totali

Onorificenze Medaglia d'oro al valor militare
«Capo equipaggio di autoradio, notate alcune autovetture — di cui una appartenente a pericoloso pregiudicato — che sostavano nelle adiacenze di casolare isolato, dopo aver lasciato all'esterno un dipendente carabiniere, vi si introduceva senza esitazione e, affrontato da due malviventi, ingaggiava violenta colluttazione, riuscendo a disarmarli delle pistole che impugnavano. Raggiunto da colpi di fucile da caccia da parte di altri malfattori sopraggiunti, sosteneva, con l'arma in dotazione, cruento scontro a fuoco ferendo gravemente uno degli aggressori. Benché colpito in parti vitali, non desisteva dal suo fermissimo, eroico comportamento, fino a quando, stremato, si accasciava al suolo ove veniva barbaramente finito. Esempio luminoso di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio.»
— Razzà di Taurianova (Reggio Calabria), 1º aprile 1977

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