Il cammino della vita è una chiamata,
ed è un cammino in salita…
Salire è faticoso, ma salire bisogna,
per giungere alla meta predestinata:
il rientro alla Casa del Padre.
Salgo con Gesù nel cuore
e, allo stesso tempo,
salgo per fare una ricerca più intima
e più profonda dello stesso Gesù
che porto in cuore,
che cammina con me,
e mi rendo conto
che Egli stesso è il Cammino.
Io salgo per seguire la voce dell'Amore.
Col mio pellegrinare seguo il desiderio di un incontro,
e il desiderio
già mi fa arrivare dove desidero andare.
Tutti gli incontri
sono preludio e manifestazione dell'Incontro per eccellenza,
l'Incontro con Gesù.
La salita della vita chiama a lasciar crescere Gesù,
così come fece Maria,
in modo tale che la Sua presenza sia visibile in noi.
La terra, la montagna,
mi fa pensare alla polvere di cui siamo fatti,
dalla quale veniamo
e alla quale dobbiamo ritornare.
Lo sguardo all'alto
dove l'occhio può abbracciare
tutto il cielo,
mi fa pensare all'anima,
a quell'immensità azzurra
posta in noi da Dio stesso.
Le nubi, dopo la pioggia
che bagna il terreno arido
ritirandosi all'orizzonte
sembrano aprire uno spiraglio di luce nel cielo,
invitando l'anima ad entrare nel mistero dell'infinito.
Come sul Tabor…
a valle
i piedi che dolorosamente
calpestano i sassi,
mi riportano ben presto ad un'altra realtà:
nel cammino vedo le rocce,
le rocce conficcate profondamente nella terra,
esse mi richiamano ad un'altra realtà: la mia umanità.
Le rocce su cui posso camminare,
il terreno, la montagna,
l'anelito all'alto,
tutto mi riporta alla realtà della mia persona,
e forse, un po' ad ognuno di noi.
I grandi o piccoli massi di pietra
possono essere le mie fragilità
si possono anche chiamare "peccati",
le ferite aperte nella mia povera umanità,
senza poterle nascondere…
né eliminarle,
perché impastati nella terra del mio essere.
Per poter salire bisogna
necessariamente camminare
sulle zolle multiformi di pietra;
anche questa è una chiamata a vedere,
a riconoscere i miei limiti, il peso delle mie colpe,
le ferite della vita.
Eppure, le rocce stesse
come le mie limitazioni
possono diventare gradini
che mi fanno salire!
Salire sulla montagna della Vita,
salire sulla scala di Giacobbe,
salire sul Monte della Trasfigurazione
salire sulla Croce…
Come comprendere tutto questo?
Ancora i massi, nel cammino…
in diversa in misura,
colore e forma,
possono avere la loro bellezza,
anche se causano dolore
al piede che li calpesta.
Essi possono diventare,
allo stesso tempo,
appoggio e sicurezza
per la salita.
Ecco il mistero:
"Dove è abbondato il male, ha sovrabbondato la Grazia!"
Vedo nell'essenza del monte
del terreno, delle rocce, dei fiori tra i sassi,
il mistero che è l'uomo: creato dalla polvere
con un'anima al centro,
e…il perdono,
ferite risanate,
dallo Spirito Divino
che fermenta tutto il mio essere
e lo spinge a diventare
umano - divino
come il suo Salvatore!
Ma, per arrivare in cima,
mi è necessario riconoscere
ogni sasso, ogni roccia
ogni filo d'erba sulla terra,
e ogni fiore tra le zolle
guardarlo bene
quasi a capirne l'identità,
e riconoscere
la materia di cui sono fatta,
perché possa essere trasformata,
trasfigurata,
amandola,
assumendola,
affidandola,
senza indugio,
con amore e fiducia.
Ed ecco mi appare il mistero e la gioia:
i raggi del sole brillano sulla montagna,
sul sentiero, sul terreno, sui fiori e sui sassi
facendo risplendere tutto dell'essenza del Sole.
Gocce di luce
penetrano e trasformano
le zolle in pietre preziose,
e nella brezza tenera dello Spirito tutto canta…
Le rocce cantano, l'erba canta,
la terra canta:
una dolce e soave melodia,
perché nel suo centro è Dio che canta.
Nel faticoso cammino in salita,
il soffio tenero dello Spirito
tutto trasforma, risana
e trasfigura….
(Maria Rota)
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