(Barnet, 22 giugno 1918 – Londra, 14 luglio 2005)
è stata un'infermiera, medico e filosofa britannica
di religione cristiana (atea, si convertì aderendo alla chiesa
anglicana). Ha dato vita alla diffusione degli Hospice, sottolineando
l'importanza delle cure palliative
nella medicina moderna, assistendo i malati terminali fino alla fine
della loro vita nel modo più confortevole possibile.Cicely primogenita
di tre figli, nella benestante famiglia di Gordon Saunders, impegnato
nel campo immobiliare, e della moglie Chrissie. All'età di dieci anni la sua istruzione
venne affidata al collegio di Seaford (nel Southlands), ma solo dopo
quattro anni, i genitori di Cicley decisero di far frequentare alla
figlia il prestigioso collegio di Brighton, il Roedean, cambiamento che
le costò molto a causa della sua timidezza
e della conseguente difficoltà nelle relazioni con i coetanei. Cicely
non amava Roedean, si considerava un'estranea in quel mondo che non le
apparteneva, sconforto che derivava anche dalle continue liti tra i
genitori che, infine, sfociarono nella separazione. La Saunders avrebbe
voluto frequentare l'Università di Oxford dopo il diploma
al Roedean ma, non avendo superato l'esame di ammissione, si recò alla
Bendixen, un centro di lezioni private, e riuscì a farsi ammettere alla
Society for Home Students, il futuro St Anne's College di Oxford. Avendo rinunciato al suo vecchio progetto di seguire le orme paterne, decise di studiare scienze politiche, filosofia ed economia, prima di cambiare repentinamente idea a seguito dello scoppio della Seconda guerra mondiale.
Il suo disagio nel rimanere impotente mentre il conflitto mondiale
infuriava la spinse a lasciare il St. Anne's, dare gli esami di pronto soccorso ed assistenza domiciliare ai malati presso la Croce Rossa britannica e, infine, prendere il diploma di infermiera. Il lavoro di infermiera in tempo di guerra
aveva caratteristiche molto particolari, nel 1939 la Scuola
Professionale per Infermiere "Nightingale" venne dislocata in diverse
case di cura per malattie mentali;
in cui Cicely, nonostante la pessima organizzazione della struttura,
ricevette decise conferme della sua scelta professionale in quanto, per
la prima volta, fu lei la ragazza più popolare a cui tutti chiedevano
un parere, attribuendo tale successo alla scelta di fare l'infermiera
ed alla vita che questo comportava. Nonostante la sua profonda
dedizione, Cicely fu contrastata nel suo lavoro da un problema fisico
che le creò non poco disturbo. Fin da ragazza aveva presentato una
leggera scoliosi
alla colonna vertebrale che, a causa del duro sforzo fisico che
scaturiva dal lavoro in corsia (ed il conseguente spostamento di una
vertebra), la costrinse ad abbandonare la professione infermieristica
tanto desiderata. Per non abbandonare la cura dei malati, la Saunders
intraprese il ruolo di assistente sociale sanitario presso il Royal
Cancer Hospital e, infine nel 1947, entrò a far parte dell'équipe dello
St. Thomas's Hospital, struttura specializzata nel trattamento dei
pazienti oncologici. Di particolare rilievo in questa fase è il
percorso di crescita spirituale che condusse Cicely alla conversione,
in particolare alla dottrina della chiesa evangelica, che la guidò nel rapporto personale con Dio. Al St. Thomas, Cicely conobbe David Tasma, un paziente terminale, agnostico,
di cui si innamorò profondamente. La loro relazione rimase confinata
tra le mura dell'ospedale. Si prese cura di Tasma in qualità di
assistente sociale ospedaliera e, grazie anche al coinvolgimento emotivo
da cui era mossa ed alla sua recente conversione, lo aiutò ad
affrontare con serenità la morte ed a restituirgli una mistica fiducia
in Dio. Basilare per il prosieguo della sua carriera fu l'esperienza che
la Saunders ebbe al St. Luke, una casa di accoglienza per moribondi.
Lì l'assistenza ai pazienti era personalizzata: ogni malato vedeva
riconosciuti la propria individualità ed il proprio microcosmo di
emozioni ed affetti. Diversa rispetto all'ospedale era la
somministrazione degli antidolorifici:
il dolore veniva combattuto con efficacia somministrando analgesici ad
intervalli regolari. La Saunders comprese, tuttavia, orientata in
questo dalla forte fede religiosa, come non fosse sufficiente alleviare
soltanto il dolore fisico ma come occorresse non di meno soddisfare le
esigenze emotive e spirituali dei ricoverati. La storia con David
Tasma e l'esperienza al St. Luke fecero maturare in lei la
consapevolezza che un grande sforzo dovesse essere avviato per lenire
la disperazione dei malati terminali, cosicché iniziò a delinearsi in
lei il progetto di un Hospice in cui medici ed infermieri di facessero
carico anche della tutela psicologica dei pazienti. Laureatasi nel
1957, entrò nel dipartimento di farmacologia
al St. Mary's Paddington come ricercatrice, dove concentrò i suoi studi
sull'attenuazione del dolore dei malati terminali. Forte
dell'esperienza al St. Luke, promosse la tecnica della regolare
somministrazione di antidolorifici,
contro la vigente norma secondo cui venivano somministrati solo quando
il paziente lo richiedesse. Cicely sviluppò la teoria che la
dipendenza da tali farmaci forti, come la morfina,
non derivasse da una loro somministrazione regolare ma dal bisogno
costante dei pazienti di richiederli, che ne ricordava loro la
dipendenza. Una somministrazione regolare, invece, permetteva al
paziente di ricevere dosi minori, di rimanere vigile e, allo stesso
tempo, di ridurre il rischio di dipendenza. Questo approccio alla
gestione del dolore divenne uno dei capisaldi dell'assistenza all'Hospice.
Durante questa fase, lavorò presso il St. Joseph's Hospital, luogo in
cui conobbe il suo secondo amore, Antoni Michniewicz. Nuovamente, la
relazione non oltrepassò le mura dell'ospedale ma la morte di Antoni offrì a Cicely una grande sensazione di empatia
nei confronti delle famiglie dei pazienti con cui avrebbe trattato al
St. Christopher. Afferma la Saunders: “Ho sentito la sua mancanza in
modo terribile, ma mi ha dato la carica per perseguire nel mio intento,
dal momento che ho capito in modo profondo cosa vuol dire perdere
qualcuno. Ho percepito che avevo il diritto di dire alle famiglie che
potevo comprendere come si sentissero”. Dopo la morte di Antoni, Cicely
incontrerà un altro polacco, Marion Bohusz-Szyszko, dopo aver comprato
uno dei suoi dipinti per la cappella dello St. Christopher. Vivranno
insieme per diciassette anni prima di sposarsi nel 1980. Bohusz-Szysko
morirà nel 1995 al St. Christopher dopo dieci lunghi anni di malattia, assistito da Cicely. Il St. Christopher vide la luce nel 1967. Si tratta di un istituto che ospita malati terminali di cancro
o di altre malattie, ma anche anziani e malati cronici costretti a
letto. Viene definito “un ospedale e una casa”, il lavoro di medici,
infermieri e volontari si fonda sui concetti promossi dalla Saunders,
assunti come modelli per il moderno Hospice. Grande attenzione viene
prestata al malato, che necessita di cure personalizzate e fornite da
un adeguato numero di infermieri qualificati. L'obiettivo è liberare la persona ammalata dalla sofferenza e dal dolore, con la consapevolezza che il dolore non ha solo una dimensione fisica, bensì emotiva, sociale e spirituale. I farmaci
vanno somministrati prima che il dolore si acuisca e sarà necessario
creare un ambiente ricco di calore umano e comprensione psicologica. Cicely Saunders morì di cancro nel 2005, presso l'ospedale da lei stessa fondato.
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