lunedì 28 giugno 2021

Cristina Trivulzio Belgiojoso

 è stata una patriota italiana
 che partecipò attivamente al Risorgimento italiano.
Fu editrice di giornali rivoluzionari, scrittrice e giornalista.

Il suo nome completo era: Maria Cristina Beatrice Teresa
Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita
Laura Trivulzio. Cristina, figlia di Gerolamo Trivulzio e Vittoria dei Marchesi Gherardini, rimase orfana di padre molto presto. La madre si risposò poco tempo dopo con Alessandro Visconti D'Aragona ed ebbe un figlio maschio e tre altre figlie femmine. Cristina fu molto attaccata ai suoi fratelli e sorelle. Non si sa molto della storia di Cristina da bambina. Cristina stessa dice: "Ero una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che volevano farmi parlare". Entrò nel mondo della "cospirazione", attraverso le sue amiche. Il momento più importante della giovinezza di Cristina è il matrimonio con il bello e giovane principe Emilio Barbiano di Belgiojoso. Molti cercarono di dissuaderla, conoscendo le abitudini libertine di Emilio, ma alla fine il matrimonio si fece. Ci furono grandi invitati nella chiesa di S. Fedele a Milano il 24 settembre 1824. La più ricca ereditiera d'Italia si portava una dote di 400.000 lire austriache (più di 4.000.000 di € odierni). Aveva solo 16 anni quando acquistò il titolo di principessa. Il matrimonio non durò molto. Ufficialmente non divorziarono mai, ma in realtà si separarono pochi anni dopo, rimanendo buoni amici  fino alla morte. Il marito continuò la sua vita libertina, accompagnandosi con la contessa Anna Berthier di Wagram per dieci anni nella sua villa sul lago di Como Villa Pliniana. Alla fine degli anni venti Cristina, dopo l'arresto del patrigno si avvicinò alle persone più coinvolte con i movimenti per la liberazione. Gli austriaci, che dominavano la Lombardia dal 1815 e specialmente il capo della polizia Torresani iniziarono la loro opera di spionaggio che durò fino all'unità d'Italia. Era bella, potente, e poteva dare molto fastidio. Fortunatamente la sua fama, la sua posizione sociale, e la sua solerzia alla fuga, la salvarono da arresti facili. Agli austriaci non andava di sembrare "cattivi" con l'élite milanese, e faceva loro comodo chiudere un occhio sulle sue frequentazioni. Non va inoltre dimenticato, che il nonno di Cristina, il Marchese Maurizio dei Gherardini, fu Gran Ciambellano dell'Imperatore d'Austria e poi, fino alla sua morte a Torino, anche Ministro Plenipotenziario d'Austria presso il Regno Sabaudo. Un arresto della nipote avrebbe ulteriormente ingigantito lo scandalo. Nonostante ciò, con la dovuta cautela, il governo di Vienna le mise comunque i bastoni fra le ruote, e sentendosi costantemente minacciata, Cristina scappò nel sud della Francia. Il racconto di questa fuga è stato raccontato da alcuni biografi con aspetti rocamboleschi. È sicuro in ogni caso, che lei si sia trovata in Provenza sola e senza soldi. Tutti i suoi averi erano stati congelati dalla polizia austriaca e per molto tempo non poté attingere alcun denaro. L'ultima liquidità era stata infatti impegnata a pagare i debiti del marito, in cambio della sua libertà. Si ritrovò sola ed ospite di amici nel paesino di Carqueiranne. Qui entrò in scena un nuovo amico, tale Pietro Bolognini detto "il Bianchi", ex notaio di Reggio Emilia, a cui le spie austriache assegnarono subito il ruolo di amante. Qui conobbe Augustin Thierry, uno storico divenuto da poco tempo cieco, che le rimarrà amico fino alla morte. Dopo alcuni mesi, nonostante la mancanza di soldi, sbarcò a Parigi e si trovò un appartamentino vicino a la Madeleine. Si arrangiò con pochi soldi per alcuni mesi. Si cucinò per la prima volta da sola i suoi pasti e si guadagnò da vivere cucendo pizzi e coccarde. Una vita un po' diversa da quella a cui era abituata a Milano; eppure quando aveva iniziato quest'avventura, non aveva riflettuto molto prima di agire, anche se sapeva di dover così affrontare tempi difficili. Sarebbe stato semplice recuperare i suoi soldi e stare comoda nei suoi palazzi a Locate o a Milano. Le sarebbe bastato star tranquilla e non alzare troppa polvere di fronte al Torresani. Persino il governatore austriaco Hartig ed il Metternich in persona si scambiavano lettere riguardo alla principessa e placavano il loro capo della polizia, che l'avrebbe invece volentieri incarcerata. Dopo poco tempo, un po' con i soldi inviati dalla madre e un po' con quelli recuperati dai suoi redditi, riuscì a cambiare casa e ad organizzare uno di quei salotti d'aristocrazia, dove riuniva esiliati italiani e borghesia europea. Negli anni trenta frequentò il poeta tedesco Heinrich Heine, il compositore ungherese Franz Liszt, lo storico francese Francois Mignet, il poeta francese Alfred De Musset e tanti altri. Ebbe anche una fitta corrispondenza con l'"eroe di due mondi" La Fayette, vecchio generale protagonista della rivoluzione francese. Le attribuirono tanti amanti, un po' come ci si aspetterebbe oggi da una bella donna ricca in una situazione del genere. Aveva ancora rapporti di amicizia con il marito, con cui condivideva però il pensiero politico e nient'altro. In questi dieci anni continuò a contribuire alla causa italiana, cercando di influenzare i potenti, scrivendo articoli e diventando addirittura editore di giornali politici, quando nessuno le voleva pubblicare nulla di pericoloso.Le continueranno ad arrivare richieste di soldi, e lei cercherà di distribuirne tantissimi, in modo da aiutare i poveri esuli italiani, di cui lei era ormai diventata la referente parigina, e investendo in sommosse o addirittura organizzando movimenti di armi per i "ribelli" italiani. Nel 1834, ad esempio, donò 30 000 lire (su un budget complessivo di centomila) per finanziare il colpo di mano mazziniano nel Regno di Sardegna, in cui peraltro perse la vita Giovanni Battista Scapaccino, considerato la prima Medaglia d'Oro al Valor Militare del futuro esercito italiano. Per l'occasione, la nobildonna aveva persino ricamato con le proprie mani le bandiere degli insorti. Nel 1838 la sua vita avrà una grossa svolta. Nascerà Maria, la suo prima figlia. Il padre naturale non era sicuramente il marito, che non frequentava. È stato ipotizzato fosse il suo amico Francois Mignet o il suo segretario Bolognini. Da quel momento lascerà i suoi salotti ed i suoi ricevimenti e cominceranno alcuni anni di semi-isolamento. Andò in vacanza in inghilterra con i suoi fratelli e sorelle, e lì andò a trovare Napoleone III in esilio. Riuscì a strappargli una promessa: appena sistemata la Francia, vedrà di mettere a posto la situazione anche in Italia ma, una volta andato al potere in Francia, farà esattamente il contrario, e lei ne rimarrà molto dispiaciuta. Ritornata finalmente nella sua Locate, inizierà le sue opere sociali. Qui creerà asili, scuole, trasformerà il suo palazzo in un falansterio, ovvero il centro di una comunità come idealizzata da Fourier, con alcune modifiche da lei create. Crea uno scaldatoio pubblico e dona delle doti alle sposine più povere. Vorrebbe modificare anche gli insegnamenti religiosi, che non ritiene del tutte esatti, ma non si muove a tanto. Continuò la sua opera politica cercando di convincere tutti che l'unica soluzione per muoversi verso l'unione italiana era di supportare Carlo Alberto e quindi il ritorno della dinastia dei Savoia. Il suo obiettivo non era una monarchia, ma una repubblica come quella francese, ma, se per arrivare alla repubblica bisognava prima unire l'Italia, l'unico mezzo era attraverso la monarchia dei Savoia. Trovandosi a Napoli durante l'insurrezione che portò alle cinque giornate di Milano del 1848, partì subito e pagò il viaggio ai circa 200 napoletani che vollero seguirla, tra gli oltre 10.000 patrioti che si erano assiepati sul molo per augurarle buona fortuna.Per qualche mese si respirò aria di libertà ma anche di discordie interne sul proseguimento della lotta. Pochi mesi dopo gli austriaci ritorneranno a Milano e lei, come molti altri, fu costretta all'esilio per salvarsi la vita. Si calcolò che almeno un terzo degli abitanti di Milano espatriò prima dell'arrivo degli austriaci. Passato un anno, si ritrovò in prima linea nel momento dell'insurrezione romana del 1849. Le assegnarono l'organizzazione degli ospedali e lei si distinse ancora prima della famosa Florence Nightingale. Anche a Roma la rivolta è sedata e per di più proprio con l'aiuto dei francesi tanto amati da Cristina. Sfumata anche questa speranza di libertà e tradita dal suo stesso amico Napoleone III salpò su una nave diretta a Malta. Iniziò così un viaggio che la porterà in Grecia per finire in Asia Minore, nella sperduta e desolata valle di Ciaq Maq Oglù, vicino alla odierna Ankara, Turchia. Qui, sola con la figlia Maria e pochi altri esuli italiani, senza soldi e solo a credito, stabilì una azienda agricola. Da qui scrisse articoli e racconti delle sue peripezie orientali riuscendo così a tirar su un po' di soldi e continuare a vivere per quasi cinque anni. Nel 1855, grazie ad una amnistia riottenne i permessi dalla burocrazia austriaca e tornò finalmente a Locate. Nel 1858 morì il suo ancora legale marito Emilio e pochi anni dopo riuscì finalmente a far legittimare sua figlia Maria. Nel 1860, dopo il matrimonio di sua figlia con il buon Ludovico Trotti Bentivoglio , inizia una vita da suocera. Ormai può lasciare la politica serenamente, perché nel 1861 si formava finalmente una Italia unita, da lei tanto desiderata. Da questo momento visse appartata tra Milano, Locate ed il lago di Como. Acquistò una villetta a Blevio dove si trasferì con il suo fedele Budoz, il servo turco che l'aveva seguita ormai da vent'anni e Miss Parker, la governante inglese che aveva vissuto con lei fin dal viaggio del 1839 in inghilterra. Morì a soli 63 anni. Aveva avuto una vita con molte peripezie e aveva sempre sofferto di varie malattie, nonché un tentativo di omicidio che le aveva lasciato diverse ferite. Fu seppellita a Locate, dove la sua tomba si trova tuttora.

 

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