Il suo nome completo era: Maria Cristina Beatrice Teresa
Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita
Laura Trivulzio. Cristina, figlia di Gerolamo Trivulzio e Vittoria dei Marchesi Gherardini,
rimase orfana di padre molto presto. La madre si risposò poco tempo
dopo con Alessandro Visconti D'Aragona ed ebbe un figlio maschio e tre
altre figlie femmine. Cristina fu molto attaccata ai suoi fratelli e
sorelle. Non si sa
molto della storia di Cristina da bambina. Cristina stessa dice: "Ero
una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida
che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia
madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che
volevano farmi parlare". Entrò
nel mondo della "cospirazione", attraverso le sue amiche. Il momento
più importante della giovinezza di Cristina è il matrimonio con il bello
e giovane principe Emilio Barbiano di Belgiojoso.
Molti cercarono di dissuaderla, conoscendo le abitudini libertine di
Emilio, ma alla fine il matrimonio si fece. Ci furono grandi invitati
nella chiesa di S. Fedele a Milano il 24 settembre 1824.
La più ricca ereditiera d'Italia si portava una dote di 400.000 lire
austriache (più di 4.000.000 di € odierni). Aveva solo 16 anni quando
acquistò il titolo di principessa. Il
matrimonio non durò molto. Ufficialmente non divorziarono mai, ma in
realtà si separarono pochi anni dopo, rimanendo buoni amici fino alla
morte. Il marito continuò la sua vita libertina, accompagnandosi con la
contessa Anna Berthier di Wagram per dieci anni nella sua villa sul lago di Como Villa Pliniana. Alla
fine degli anni venti Cristina, dopo l'arresto del patrigno si avvicinò
alle persone più coinvolte con i movimenti per la liberazione. Gli
austriaci, che dominavano la Lombardia dal 1815 e specialmente il capo
della polizia Torresani iniziarono la loro opera di spionaggio che durò
fino all'unità d'Italia. Era bella, potente, e poteva dare molto
fastidio. Fortunatamente la sua fama, la sua posizione sociale, e la sua
solerzia alla fuga, la salvarono da arresti facili. Agli austriaci non
andava di sembrare "cattivi" con l'élite milanese, e faceva loro comodo
chiudere un occhio sulle sue frequentazioni. Non va inoltre dimenticato,
che il nonno di Cristina, il Marchese Maurizio dei Gherardini,
fu Gran Ciambellano dell'Imperatore d'Austria e poi, fino alla sua
morte a Torino, anche Ministro Plenipotenziario d'Austria presso il
Regno Sabaudo. Un arresto della nipote avrebbe ulteriormente ingigantito
lo scandalo. Nonostante
ciò, con la dovuta cautela, il governo di Vienna le mise comunque i
bastoni fra le ruote, e sentendosi costantemente minacciata, Cristina
scappò nel sud della Francia. Il racconto di questa fuga è stato
raccontato da alcuni biografi con aspetti rocamboleschi. È sicuro in
ogni caso, che lei si sia trovata in Provenza sola e senza soldi. Tutti i
suoi averi erano stati congelati dalla polizia austriaca e per molto
tempo non poté attingere alcun denaro. L'ultima liquidità era stata
infatti impegnata a pagare i debiti del marito, in cambio della sua
libertà. Si ritrovò sola ed ospite di amici nel paesino di Carqueiranne. Qui entrò in scena un nuovo amico, tale Pietro Bolognini detto "il Bianchi", ex notaio di Reggio Emilia, a cui le spie austriache assegnarono subito il ruolo di amante. Qui conobbe Augustin Thierry,
uno storico divenuto da poco tempo cieco, che le rimarrà amico fino
alla morte. Dopo alcuni mesi, nonostante la mancanza di soldi, sbarcò a
Parigi e si trovò un appartamentino vicino a la Madeleine. Si
arrangiò con pochi soldi per alcuni mesi. Si cucinò per la prima volta
da sola i suoi pasti e si guadagnò da vivere cucendo pizzi e coccarde.
Una vita un po' diversa da quella a cui era abituata a Milano; eppure
quando aveva iniziato quest'avventura, non aveva riflettuto molto prima
di agire, anche se sapeva di dover così affrontare tempi difficili.
Sarebbe stato semplice recuperare i suoi soldi e stare comoda nei suoi
palazzi a Locate
o a Milano. Le sarebbe bastato star tranquilla e non alzare troppa
polvere di fronte al Torresani. Persino il governatore austriaco Hartig
ed il Metternich
in persona si scambiavano lettere riguardo alla principessa e placavano
il loro capo della polizia, che l'avrebbe invece volentieri
incarcerata. Dopo
poco tempo, un po' con i soldi inviati dalla madre e un po' con quelli
recuperati dai suoi redditi, riuscì a cambiare casa e ad organizzare uno
di quei salotti d'aristocrazia, dove riuniva esiliati italiani e
borghesia europea. Negli anni trenta frequentò il poeta tedesco Heinrich Heine, il compositore ungherese Franz Liszt, lo storico francese Francois Mignet, il poeta francese Alfred De Musset e tanti altri. Ebbe anche una fitta corrispondenza con l'"eroe di due mondi" La Fayette,
vecchio generale protagonista della rivoluzione francese. Le
attribuirono tanti amanti, un po' come ci si aspetterebbe oggi da una
bella donna ricca in una situazione del genere. Aveva ancora rapporti di
amicizia con il marito, con cui condivideva però il pensiero politico e
nient'altro. In questi dieci anni continuò a contribuire alla causa
italiana, cercando di influenzare i potenti, scrivendo articoli e
diventando addirittura editore di giornali politici, quando nessuno le
voleva pubblicare nulla di pericoloso.Le
continueranno ad arrivare richieste di soldi, e lei cercherà di
distribuirne tantissimi, in modo da aiutare i poveri esuli italiani, di
cui lei era ormai diventata la referente parigina, e investendo in
sommosse o addirittura organizzando movimenti di armi per i "ribelli"
italiani. Nel 1834, ad esempio, donò 30 000 lire (su un budget complessivo di centomila) per finanziare il colpo di mano mazziniano nel Regno di Sardegna, in cui peraltro perse la vita Giovanni Battista Scapaccino, considerato la prima Medaglia d'Oro al Valor Militare
del futuro esercito italiano. Per l'occasione, la nobildonna aveva
persino ricamato con le proprie mani le bandiere degli insorti. Nel
1838 la sua vita avrà una grossa svolta. Nascerà Maria, la suo prima
figlia. Il padre naturale non era sicuramente il marito, che non
frequentava. È stato ipotizzato fosse il suo amico Francois Mignet o il suo segretario Bolognini. Da
quel momento lascerà i suoi salotti ed i suoi ricevimenti e
cominceranno alcuni anni di semi-isolamento. Andò in vacanza in
inghilterra con i suoi fratelli e sorelle, e lì andò a trovare Napoleone III
in esilio. Riuscì a strappargli una promessa: appena sistemata la
Francia, vedrà di mettere a posto la situazione anche in Italia ma, una
volta andato al potere in Francia, farà esattamente il contrario, e lei
ne rimarrà molto dispiaciuta. Ritornata finalmente nella sua Locate,
inizierà le sue opere sociali. Qui creerà asili, scuole, trasformerà il
suo palazzo in un falansterio, ovvero il centro di una comunità come
idealizzata da Fourier,
con alcune modifiche da lei create. Crea uno scaldatoio pubblico e dona
delle doti alle sposine più povere. Vorrebbe modificare anche gli
insegnamenti religiosi, che non ritiene del tutte esatti, ma non si
muove a tanto. Continuò
la sua opera politica cercando di convincere tutti che l'unica
soluzione per muoversi verso l'unione italiana era di supportare Carlo Alberto e quindi il ritorno della dinastia dei Savoia.
Il suo obiettivo non era una monarchia, ma una repubblica come quella
francese, ma, se per arrivare alla repubblica bisognava prima unire
l'Italia, l'unico mezzo era attraverso la monarchia dei Savoia. Trovandosi a Napoli durante l'insurrezione che portò alle cinque giornate di Milano
del 1848, partì subito e pagò il viaggio ai circa 200 napoletani che
vollero seguirla, tra gli oltre 10.000 patrioti che si erano assiepati
sul molo per augurarle buona fortuna.Per
qualche mese si respirò aria di libertà ma anche di discordie interne
sul proseguimento della lotta. Pochi mesi dopo gli austriaci
ritorneranno a Milano
e lei, come molti altri, fu costretta all'esilio per salvarsi la vita.
Si calcolò che almeno un terzo degli abitanti di Milano espatriò prima
dell'arrivo degli austriaci. Passato
un anno, si ritrovò in prima linea nel momento dell'insurrezione romana
del 1849. Le assegnarono l'organizzazione degli ospedali e lei si
distinse ancora prima della famosa Florence Nightingale. Anche
a Roma la rivolta è sedata e per di più proprio con l'aiuto dei
francesi tanto amati da Cristina. Sfumata anche questa speranza di
libertà e tradita dal suo stesso amico Napoleone III salpò su una nave diretta a Malta. Iniziò così un viaggio che la porterà in Grecia per finire in Asia Minore, nella sperduta e desolata valle di Ciaq Maq Oglù, vicino alla odierna Ankara, Turchia. Qui,
sola con la figlia Maria e pochi altri esuli italiani, senza soldi e
solo a credito, stabilì una azienda agricola. Da qui scrisse articoli e
racconti delle sue peripezie orientali riuscendo così a tirar su un po'
di soldi e continuare a vivere per quasi cinque anni. Nel 1855, grazie
ad una amnistia riottenne i permessi dalla burocrazia austriaca e tornò
finalmente a Locate. Nel
1858 morì il suo ancora legale marito Emilio e pochi anni dopo riuscì
finalmente a far legittimare sua figlia Maria. Nel 1860, dopo il
matrimonio di sua figlia con il buon Ludovico Trotti Bentivoglio
, inizia una vita da suocera. Ormai può lasciare la politica
serenamente, perché nel 1861 si formava finalmente una Italia unita, da
lei tanto desiderata. Da questo momento visse appartata tra Milano, Locate ed il lago di Como. Acquistò una villetta a Blevio
dove si trasferì con il suo fedele Budoz, il servo turco che l'aveva
seguita ormai da vent'anni e Miss Parker, la governante inglese che
aveva vissuto con lei fin dal viaggio del 1839 in inghilterra. Morì a soli 63 anni. Aveva avuto una vita con molte peripezie e
aveva sempre sofferto di varie malattie, nonché un tentativo di omicidio
che le aveva lasciato diverse ferite. Fu seppellita a Locate, dove la sua tomba si trova tuttora.
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