martedì 22 giugno 2021

Un POETA al Giorno Alan Seeger 📖 🖋

Champagne, 1914-15

Nelle gioiose feste, nelle felici feste,
    Quando le guance sono arrossate e i bicchieri dorati e perlati
Con il vino dolce di Francia che si concentra
    Il sole e la bellezza del mondo,
 
Bevi qualche volta, tu i cui passi potresti ancora percorrere
    Gli indisturbati, deliziosi sentieri della Terra,
A coloro il cui sangue, nel pio dovere versato,
    Santifica la terra dove è nato quello stesso vino.
 
Qui, da devoti compagni deposti,
    Lungo le nostre linee dormono dove sono caduti,
Accanto al cratere della Ferme d'Alger
    E su per i pendii insanguinati di La Pompelle,
 
E intorno alla città le cui torri della cattedrale
    I nemici della Bellezza osarono profanare,
E nel tappeto di fiori multicolori
    Che vestono i campi di gesso assolati di Champagne.
 
Sotto le piccole croci dove sorgono
    Il soldato riposa. Ora intorno a lui imperterrito
Il cannone tuona, e di notte mente
    In pace sotto l'eterna fucilata...
 
Che altre generazioni possano possedere...
    Dalla vergogna e dalla minaccia liberi negli anni a venire—
Un più ricco patrimonio di felicità,
    Marciò verso quell'eroico martirio.
 
Stimare meno il forfait che ha pagato
    Che non disonorato che la sua bandiera possa fluttuare
Sopra le torri della libertà, fece
    Il suo petto il baluardo e il suo sangue il fossato.
 
Oscuramente sacrificato, la sua tomba senza nome,
    Spoglio dell'arte dello scultore, dei versi del poeta,
L'estate si riempirà di campi di papaveri in fiore,
    E giallo autunnale con la maturazione delle viti.
 
Là i vendemmiatori alla vendemmia
    Cammineranno e caricheranno con leggerezza i loro vassoi di vimini,
Benedicendo la sua memoria mentre faticano e cantano
    Nel sole obliquo delle giornate di ottobre...
 
Amo pensare che se il mio sangue dovesse essere
    Così privilegiato di affondare dove è affondato il suo,
non passerò del tutto dalla Terra,
    Ma quando suona il banchetto, quando si ubriaca la salute,
 
E volti che riempiono le gioie di vivere
    Bagliore radioso di risate e buon umore,
In coppe raggianti qualche mia scintilla durerà ancora
    All'orlo verso le labbra che una volta tenevo così care.
 
Così uno non bramerà un piano più alto
    che la natura si veste di colore, carne e tono,
Anche dalla tomba posta in alto per raggiungere
    I sogni che la gioventù amava e mancava e avrebbe potuto conoscere;
 
E quel forte bisogno che si sforzava insoddisfatto
    Verso la bellezza terrena in tutte le forme che indossava,
Non la morte stessa dividerà completamenteutter
    Dalle forme amate di cui aveva sete.
 
Ahimè, quanti un adepto per le cui braccia
    La vita conteneva offerte deliziose qui perì,
Quanti nel fiore di tutto ciò che incanta,
    Incoronato con tutti i doni che conquistano e fanno amare!
 
Onorali non tanto con lacrime e fiori,
    Ma tu con cui giace il dolce compimento,
Dove nell'angoscia di ore atroci
    Rivolsero i loro ultimi pensieri e chiusero i loro occhi morenti,
 
Piuttosto quando la musica si posa su raduni luminosi
    Il suo tenero incantesimo, e la gioia è al primo posto,
Sii consapevole degli uomini che erano, e solleva
    I tuoi bicchieri a loro in un brindisi silenzioso.
 
Bevi a loro, innamorati anche della cara Terra,
    Non chiedevano tributo più bello di questo—
E nel vino che maturò dove caddero,
    Oh, incornicia le tue labbra come se fosse un bacio.

 

Nessun commento:

Posta un commento

La storia del juke-box

23 novembre 1889. L'imprenditore Louis T. Glass (1845-1924), insieme al suo socio in affari, William S. Arnold, installa nel Palais Roya...