(Anzano di Puglia, 11 gennaio 1940 - 9 maggio 2003), nacque, prima di 5 figli. Tracorre i primi anni e frequenta le scuole elementari nel suo paese e le medie nel vicino paese di Sant'Agata di Puglia. Già leggeva di tutto e mostra amore e passione per la poesia e la letteratura. Le scuole superiori le frequenta ad Avellino. Appena diplomata insegna ad Anzano ai corsi popolari per gli anziani e subito dopo nella scuola statale. Con il lavoro e la maturità incontra il futuro marito, unico grande amore della sua vita. Si sposa e completa la sua famiglia con tre figli: Idilia, Angelita e Giovanni. Madre, moglie e maestra sollecita e attenta, ottemperò ai propri doveri con scrupolosità e amore. All'inizio degli anni novanta, affascinata dalla poesia, riversò in questa, l'ansia di estrinsecare le proprie emozioni e l'Amore per il Creato. La morte dell'amato marito, (Luigi De Michele) avvenuta il 25 novembre 1998, determinò un profondo cambiamento nelle tematiche poetiche di Rosa Staffiere. A partire dal maggio 1997, ammalatosi il marito, il percorso poetico di Rosa Staffiere, seguì, come in un tragico Diario, l'iter della malattia dell'amato "Gigino", fino alla sua morte. Gli anni fra il 1998 e il 2001 trascorrono in un tormentato ricordo. Tormento che non esaurisce la vena poetica di Rosa, ma anzi le ispira pagine di struggente malinconia. Nel 2001 Rosa si ammala e muore il 9 maggio 2003 lasciandoci l'essenza della sua anima in numerose poesie, oltre che altre opere, in versi, in prosa e in dialetto, fra le quali appunto, un vocabolario in dialetto anzanese.
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