(alla nascita Elisabetta Teotochi,
;Corfù, 16 giugno 1760 – Venezia, 27 settembre 1836)
è stata una scrittrice italiana, amante delle arti
e animatrice di un noto salotto letterario.
Elisabetta (o Elisa) Teotochi nasce a Corfù, allora possedimento della Serenissima Repubblica di Venezia. Le
poche notizie sulla sua adolescenza sono per lo più inquinate
dall’aneddotica ottocentesca, dopo aver descritto il carattere dei
genitori (II
padre, conte Antonio, avea una tempera mite e soave; la madre, la
contessa Nicoletta Veja, era donna del più fermo volere. All’età di
sedici anni, nel 1776, per volontà dei genitori sposa il Sopracomito di
galea Carlo Antonio Marin,
dal quale avrà, l’anno successivo, un figlio, Giambattista.
Quest’unione, destinata a concludersi burrascosamente alcuni anni più
tardi. Con
l’ascesa del marito a più alte cariche, Elisabetta ha modo di affinare
la propria cultura, spronata dal coniuge e dallo stesso ambiente che le
si è creato intorno. Lo scelto crocchio, composto da alcuni habitués e di pochi ospiti occasionali, si ritrova più volte alla settimana nel suo salotto dove spiccarono, Ugo Foscolo, Ippolito Pindemonte, Vincenzo Monti, Aurelio de' Giorgi Bertola e molti altri. Letterata per contatto di Letterati,
Isabella dà prova di continui tentativi poetici che a volte mostra agli
ospiti. Suscita in tal modo la preoccupazione di Ippolito Pindemonte,
vigile controllore delle fortune della giovane. Isabella in questo periodo trascorre molto tempo a leggere e a stendere i primi abbozzi dei famosi Ritratti,
facilitata dalla sua cultura e dalle conversazioni del salotto,
attraverso le quali diviene maestra nel conoscere l’animo degli uomini.
Proprio in questo periodo, in tempi nei quali lo splendore e lo sfarzo
nascondevano i germi del decadimento e la paura per i moti francesi irrigidiva anche i mondani costumi lagunari, Isabella era all’apice della celebrità: Marco Aurelio Soranzo scriverà nel 1791 un Ritratto di Isabella, mentre l’anno dopo verrà pubblicata, per volontà del conte Zacco, una silloge in onore della dama, L’originale e il ritratto. Nell’aprile
del 1794 Isabella decide di sciogliere definitivamente i vincoli con il
marito. Il mese di luglio, la data di presentazione dell’istanza di
annullamento. Il
6 luglio 1795 arriva finalmente risposta positiva all'annullamento. È
in questo periodo che Isabella si apre all’amore per un ragazzo che ha
la metà dei suoi anni, il diciassettenne Niccolò Ugo Foscolo. Non era un uomo facile, anzi d’indole bizzarra, tetra, selvaggia, ma uno sguardo, un sorriso d’Isabella lo rendeva amabile, dolce, faceto. Ottenuto l’annullamento, la dama accoglie il giovane nel suo appartamento. In
questo periodo Isabella, non potendo contare che sulle esigue rendite
del padre e sui prestiti degli amici, in particolare di Iseppo Albrizzi,
è costretta a sospendere le riunioni nel suo famoso salotto: La
decisione è comunque per lo meno prefigurata già tre mesi dopo la
conferma dell’annullamento, il 10 ottobre 1795, quando Isabella informa
Denon dell’intenzione di unirsi al conte Albrizzi. Il matrimonio venne celebrato in segreto il 28 marzo 1796. Nella Venezia inebriata dall’ultimo, effimero Carnevale,
Isabella, potendo contare su maggiori disponibilità finanziarie, riapre
il proprio salotto, ormai tra i più illustri d’Italia. È
durante l’inverno 1798 che Isabella rimane incinta di Iseppo Albrizzi:
gli amici la vedranno, splendida della sua bellezza materna, come la dea
Cerere: Giovanni Battista Giuseppe nasce il 26 agosto 1799 a Padova nel palazzo Albrizzi. Ma le intime frequentazioni tra Isabella e Soranzo non sfuggono Nell’estate
del 1810 Iseppo Albrizzi si ammala e la famiglia incomincia a trovarsi
in ristrettezze economiche. È Soranzo ad intervenire in soccorso
dell’amata: Nel 1812 Iseppo Albrizzi, da tempo malato, si spegne. La
fama continua a far accorrere al salotto della contessa numerose
personalità. Nel 1821 riceve la visita del visconte François-René de Chateaubriand,
considerato il fondatore del Romanticismo letterario francese. Nel
giugno 1835 inizia per l’Albrizzi un triste declino fisico e morale. Elisabetta d’Austria, giunta appositamente a Venezia per rendere onore all’Albrizzi poco prima della morte, avvenuta il 27 settembre 1836.
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