sabato 10 giugno 2023

Curon: il paese sommerso che riemerge dal lago

 Un campanile che svetta in mezzo a un lago è decisamente qualcosa di curioso. E, infatti, sono numerosi i turisti che si recano al lago di Resia, il più grande invaso artificiale dell’Alto Adige con una capacità di 120 milioni di metri cubi di acqua, per fotografare l’insolito campanile circondato dal gelido bacino idrico.
Ma un campanile non finisce per caso, in mezzo a un lago.
Racconta che qualcosa, negli anni, è successo e ha cambiato il corso della storia. E che, una volta, là dove ora c’è il lago, c’era una presenza umana. Il campanile è dunque l’ultima testimonianza di un passato, nemmeno troppo lontano ad onor del vero. La storia del vecchio paese di Curon, che, di recente, è letteralmente riemersa. Dalle acque e dalla memoria.

La storia di Curon, il paese sommerso
Correva l’anno 1950. In un’Italia che cercava di rialzare la testa dopo il secondo conflitto mondiale, la richiesta di energia era sempre crescente. La Montedison, colosso del settore, decise così di unificare i piccoli laghi alpini di Curon e Resia (quello di San Valentino alla Muta, inizialmente coinvolto nel progetto, alla fine non viene invece toccato).
Il fine era quello di realizzare un grande lago artificiale in Val Venosta, da sfruttare per la produzione di elettricità.
Gli abitanti di Curon e Resia non erano d’accordo, ma le loro proteste non vennero ascoltate.
Le due località, prima di venire sommerse dall’acqua, furono così evacuate e rase al suolo.
Scomparvero 163 case. Scomparve la chiesa. A “sopravvivere” all’azione delle mine, il 23 luglio, fu solo il campanile della chiesa. Che ancor oggi è lì.
Torniamo ai giorni nostri. Alperia Greenpower, che gestisce gli impianti di produzione elettrica della Val Venosta, sta effettuando un intervento di manutenzione del lago, che alimenta la centrale elettrica di Glorenza.
Un impianto che produce fino a 250 milioni di kilowatt l’anno, il primo della “cascata” di impianti sull’Adige che arriva fino a Marlengo, alle porte di Bolzano.
Per effettuare i lavori è dunque necessario abbassare il livello dell’acqua. Ed ecco, allora, il ritorno alla luce dei resti della vecchia Curon.


 

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