giovedì 17 febbraio 2022

Raf Vallone

 




Tropea, 17 febbraio 1916 – Roma, 31 ottobre 2002),
è stato un attore, calciatore, giornalista e partigiano italiano
Da bambino si trasferì con i genitori a Torino. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, si laureò in Filosofia e poi in Giurisprudenza, sotto la guida di docenti come Luigi Einaudi e Leone Ginzburg. Calcisticamente cresciuto nel settore giovanile del Torino (i famosi Balon Boys con cui vinse un titolo italiano ULIC ragazzi 1930-1931), alterna gli studi universitari al gioco del calcio. Esordisce in Serie A nella stagione 1934-1935, disputando una partita con la maglia del Torino e vincendo nello stesso anno la Coppa Italia. In totale accumulò 25 presenze nella massima serie, sempre giocando nei granata. Perse la finale di Coppa Italia nel 1938 contro la Juventus.Abbandonò l'attività calcistica nel 1941 per dedicarsi al giornalismo. Come giornalista, fu redattore capo delle pagine culturali dell'Unità, sebbene mai iscritto al PCI per le sue posizioni di critica nei confronti dello stalinismo. Fu pure critico cinematografico per il quotidiano La Stampa. Dopo l'Armistizio entrò nella Resistenza grazie all'amicizia con Vincenzo Ciaffi, dirigente di Giustizia e Libertà. Venne però arrestato e incarcerato a Como; riuscì a fuggire dalla detenzione durante un trasferimento, gettandosi nel lago di Como.[4] Ritornato nelle file della Resistenza fu impiegato per volontà di Ciaffi nell'attività di propaganda antifascista di Giustizia e Libertà. È conosciuto soprattutto per il suo lavoro di attore cinematografico. La sua prima apparizione risale al 1942, nel film Noi vivi, dove interpretò un marinaio. Debuttò nel 1946 al Teatro Gobetti di Torino con Woyzeck di Georg Büchner, per la regia di Vincenzo Ciaffi. Ma è con Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis, cui seguirono l'anno successivo Non c'è pace tra gli ulivi sempre di De Santis, Cuori senza frontiere di Luigi Zampa e Il cammino della speranza di Pietro Germi, che riuscì a imporsi come uno fra gli attori più importanti del neorealismo e decise di dedicarsi unicamente al cinema. Negli anni cinquanta interpretò numerosi film, tra cui Il Cristo proibito (1951) di Curzio Malaparte, che lo definì "l'unico volto marxista del cinema italiano", Anna (1951) e La spiaggia (1953), entrambi di Alberto Lattuada, e Roma ore 11 (1952) ancora di De Santis. Interpretò anche Garibaldi in Camicie rosse (1952) di Goffredo Alessandrini, e, in Francia, Teresa Raquin (1953) di Marcel Carné; nello stesso anno tornò a calcare i campi da gioco, nella finzione de Gli eroi della domenica di Mario Camerini. Successivamente partecipò ancora a molti film, sia italiani che stranieri, tra cui La ciociara (1960), Una voglia da morire (1965), L'altra faccia di mezzanotte (1977), Il magnate greco (1978), Retour à Marseille (1980), Lion of the Desert (1981) e A Time to Die (1983). La sua fortuna teatrale fu legata al dramma di Arthur Miller Uno sguardo dal ponte, portato in scena a Parigi nel 1958 e in Italia nel 1967, nonché sullo schermo nel 1962 da Sidney Lumet e in televisione nel 1973 per la regia di Claudio Fino. Nel 1970 al Teatro Chiabrera di Savona con la Compagnia Raf Vallone ed Elsa Vazzoler mise in scena un suo testo e con la sua regia, Proibito da chi? Vallone, la moglie Elena Varzi e la piccola Eleonora nel 1955. Presente anche in televisione, da Jane Eyre (1957), Il mulino del Po (1963), fino a Vino santo (2000), propose ancora sulle scene Il costruttore Solness di Henrik Ibsen (1975), Nostalgia di Franz Jung (1984), Luci di Bohème di Ramón María del Valle-Inclán (1985), La medesima strada (1987) e Tito Andronico (1989). Sposato per cinquant'anni con l'attrice Elena Varzi (conosciuta nel 1950 sul set de Il cammino della speranza), dalla quale ebbe la figlia Eleonora e i gemelli Saverio e Arabella, alla fine degli anni cinquanta ebbe una relazione con l'attrice francese Brigitte Bardot. "Innamoratosi" della cittadina di Sperlonga (LT), si fece costruire una villa sul costone tra la statale Flacca e la strada panoramica per Itri, nei pressi della località "Grotta di Tiberio", dove usava trascorrere le vacanze, spesso ricevendo ospiti famosi del jet set internazionale. Nel 2001 pubblicò l'autobiografia L'alfabeto della memoria (edita da Gremese). Morì a Roma nella Clinica Villa Pia all'età di 86 anni; i funerali vennero celebrati il 2 novembre nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, conosciuta come la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo; successivamente è stato tumulato nella cappella di famiglia nel Cimitero comunale di Tropea, insieme alla moglie Elena Varzi.

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