lunedì 28 febbraio 2022
Non smettere mai di amare la vita.
domenica 27 febbraio 2022
Questa mattina senza importanza
Qualcosa canta dove
I mantelli si girano sui loro lati
E il caldo Adriatico cavalca
Il suo azzurro e sole che lava
Ai confini del mondo e delle sue scintillanti scogliere.
Il giorno risuona nelle arie più alte
Puro di cicale, e rallenta
come un impulso al fumo delle fattorie, estinto
nella terra esausta,
si apre come un pugno e se ne va.
Gli alberi fumano, rinfrescano, si riversano - e traboccano
Distedono le piume degli uccelli e scuotono i
tappeti dalle finestre, spennellano di rugiada
L'audacia: e ora i giovani amanti
fanno le loro piccole resurrezioni.
E ora baciare leggermente tutti coloro che dormono
Ricucito - e svegliati, mia cara, svegliati.
L'impaziente Barcaiolo ha aspettato
Sotto la casa, i suoi lunghi remi piegati
come ali in attesa sul lago oscuro.
Lawrence Durrell
(Jalandhar, 27 febbraio 1912 – Sommières, 7 novembre 1990)
è stato uno scrittore e poeta britannico.
Fratello di Gerald Durrell, venne educato in Inghilterra, trascorse gli anni della seconda guerra mondiale nel Medio Oriente come addetto al servizio informazioni britannico e, in seguito, a Belgrado e a Cipro, nel villaggio di Bellapais. Frutto di queste esperienze sono: Il libro nero (1938), lodato da Thomas Stearns Eliot per la sua originalità, La cella di Prospero (1945), Riflessioni su una Venere marina (1953), Gli amari limoni di Cipro (1957, vincitore del Duff Cooper Prize), dove l'autore alterna ricordi personali agli eventi di tensione presenti a Cipro nel secondo dopoguerra, e la sua opera maggiore, una serie di romanzi detta «Il Quartetto di Alessandria», composto da quattro romanzi (Justine, 1957; Balthazar, 1958; Mountolive, 1958; Clea, 1960) ambientati in Egitto, dove ha raccontato la stessa storia d'amore, di politica e di perversione, da quattro punti di vista diversi, per dimostrare che non solo la verità è relativa, ma la stessa personalità umana è inafferrabile ed esiste solo in funzione dell'osservatore. L'autore ha indagato sia la vita amorosa dell'uomo contemporaneo in funzione del motivo antipuritano ricorrente nelle sue opere, sia la modalità di formazione della personalità degli artisti. La tetralogia alessandrina ha portato un'innovazione tecnica ai limiti del virtuosismo, catturando il lettore in un'atmosfera sensuale e crudele sullo sfondo di una società in disfacimento. Tra le altre opere, Monsieur, o Il principe delle tenebre (Monsieur, or the Prince of Darkness; 1974, vincitore del James Tait Black Memorial Prize), Carosello siciliano (Sicilian carousel, 1977), Le isole greche (The Greek islands, 1978) Constance: pratiche solitarie (Constance, 1982). Raffinata cultura e vivida concretezza espressiva si trovano nei suoi versi (Poesie, Collected poems, 1968), che furono anche le opere che lo resero noto intorno agli anni quaranta, e tra i quali si annoverarono: Paese privato (1943) e Apparenza di presunzione (1948). Del 1988 è la pubblicazione degli scambi epistolari con l'amico Henry Miller, I fuorilegge della parola. Lettere 1935-1980 (The Durrell-Miller letters 1935-1980). Nel 1992 è uscita in Italia l'autobiografia La grotta di Prospero.
Il Silenzio
Fortunata Sulgher
Nata da Elisabetta Angeli (pisana) e Francesco Sulgher (livornese), cominciò a improvvisare versi già all'età di 10 anni, guidata inizialmente dal dottor Soggia, e, sebbene i genitori non le potessero assicurare grandi maestri, a soli tredici anni era in grado di comporre poesie proprie. Di lei, giovanissima, è ricordata la prima improvvisazione di poesie recitate nei versi di chi l'ascoltò:
« A dì nostri donzella Livornese,
A cui non estro non prontezza manca, Se vola in Pindo nell'april degli anni, Spiegherà fatta adulta audaci vanni. » |
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(Pentolini, Le donne illustri, Canto III)
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Fu poi aiutata nello studio della fisica dal celebre Attilio Zuccagni e nel greco dall'Abate Fontani. Fu, inoltre, protetta e incoraggiata da diversi personaggi dell'epoca. Sposata a Giovanni Fantastici nei primi dieci anni di matrimonio ebbe sette figli, ma perse in tenera età due femmine e tre maschi: rimase la primogenita Massimina, scrittrice e poetessa famosa, che sposò il nobile Luigi Rosellini e l'ultima nata Isabella Fantastici, sposata a Venezia a Giovanni Battista Kiriaki (Regio Procuratore e giudice a Vicenza). La Fortunata Sulgher, rimasta vedova e dopo aver visto sposarsi entrambe le figliole, si unì in seconde nozze con Pietro Marchesini. Nel 1770 fu accolta nell'Accademia dell'Arcadia con lo pseudonimo di Temira Parraside ma la prima pubblicazione arrivò solo nel 1785 quando apparve con alcune sue Rime sulla rivista Parnaso Italiano di Bologna. Recitava quasi tutte le sue composizioni poetiche alla Reale Accademia Fiorentina di Belle Lettere dove qualcuno ebbe a commentare: "Il Bel Sesso deve essere grato al merito procuratosi dalla chiarissima Autrice. Essa si è condotta al massimo impegno per far decoro alla Patria e al suo sesso... E si è inoltrata da se medesima nella strada gloriosa del Tosco Pindo quando in Firenze i Cigni dell'Arno presso che tutti tacevano... Tutto ell'ha vinto ciò che impedivale d'arrivare al suo scopo per avere luogo nel nostro Parnaso". Nel 1783 incontrò Vincenzo Monti, che frequentò casa Fantastici, e nel 1785 a Firenze l'editore Pietro Allegrini pubblicò la prima opera completa della poetessa dal titolo Componimenti Poetici di Temira Parraside per l'Accademia Fiorentina. Subito la poetessa Costanza Moscheni le dedicò un'anacreontica che iniziava con questi versi: "Temira, onor d'Etruria, ...in te lodo le vezzose immagini...". Godette dell'amicizia di celebri poeti del suo tempo come Cesarotti, i due Pindemonte, il Bondi. Recitò con la Mazzei, la Benedettini, la Biamonti, il Duca Mollo, il Lorenzi e col principe degli improvvisatori d'Italia, il Gianni, pur avendo lui scritto alcuni versi ingiuriosi diretti a lei. Sempre sotto lo pseudonimo di Temira Parraside, nel 1792, con la Stamperia Pazziniana, e ancora nel 1794 pubblicò a Livorno con l'editore Tommaso Masi & Co. altre sue Poesie, tra cui si ricordano Per l'Espugnazione di Mantova, Canto per fanciulli di un Istituto e Amerigo. A Firenze escono nel 1796 sue nuove Poesie e nel 1802, a Parma, il poemetto Ero e Leandro. Angelica Kauffman dipinse nel 1792 il suo ritratto (dalla Collezione Fantastici fu ceduto, nel 1815, alla Galleria degli Uffizi di Firenze: ora è presso la Galleria Palatina ed Appartamenti Reali di Palazzo Pitti). La poetessa uscì quindi a Siena con Poesie dedicate alla stessa Angelica Kauffmann. Alla pittrice la poetessa, nella dedicatoria, indirizzò questi versi:
« I nostri nomi, o mia diletta, andranno,
Se a te son cara, anche all'età future, E forse fia che un giorno invidia desti L'udir che te cantai, che me pingesti. » |
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Morì improvvisamente a Firenze il 13 giugno 1824. Il marito Pietro Marchesini la fece seppellire nel primo chiostro attiguo alla Chiesa di Santa Croce e la celebrò con un epitaffio latino composto da Giovanni Zannoni:
« Fu la carità sua prediletta virtù: compatì gli infelici, li soccorse del proprio, e allorché le venne meno il suo, penetrò nelle sale dei grandi, con l'accento della pietà commosse il lor cuore, e trovò da sollevare le miserie dei poveri. » | |
Negli anni '60 del Novecento la lapide della Sulgher, come tutte le lapidi dei chiostri, furono collocate nella Galleria dei Monumenti funebri. La lapide della poetessa porta la seguente epigrafe:
« Fortunata di Francesco Sulgher e di Elisabetta Angeli e vedova di Giovanni Fantastici, poetessa dell'Accademia dell'Arcadia sotto lo pseudonimo di Temira Parasside, nata a Livorno il 27 febbraio 1755 - morta a Firenze il 13 giugno 1824 e sepolta lo stesso giorno nei chiostri di Santa Croce » |
Le stelle filanti
Perché si chiamano stelle filanti?
Non sono mica stelline del cielo?
Ma sono strisce a colori sgargianti,
fatte di carta che pare di velo.
Sembran piuttosto festoni gettati
da casa a casa, da pianta a pianta;
collane, dondoli colorati,
dove il vento ci balla e ci canta.
Poi, le notti di luna piena
un raggio d'oro ci fa l'altalena.
Come nacquero le mamme
Buona domenica a tutti Voi di vero ❤
sabato 26 febbraio 2022
Preghiamo per la PACE🙏
Buffalo Bill
pseudonimo di William Frederick Cody -
(Le Claire, 26 febbraio 1846 – Denver, 10 gennaio 1917)
è stato un attore e cacciatore statunitense.
Fu anche soldato, esploratore e impresario teatrale.
William Frederick Cody nacque in una fattoria dell'Iowa nel 1846. In seguito alla morte del fratello maggiore, nel 1853 la sua famiglia si trasferì nel Kansas, dove però fu vittima di un pesante clima persecutorio a causa delle posizioni anti-schiaviste del padre. Questi, infatti, morì nel 1857 per le conseguenze di un pugnalamento subito dopo aver tenuto un discorso contro lo schiavismo. All'età di quattordici anni il giovane William divenne uno dei corrieri a cavallo del Pony Express. Nel 1863, dopo la morte della madre, si arruolò nel 7º Cavalleggeri del Kansas e prese parte alla Guerra di secessione americana con gli stati dell'Unione. Durante una sosta al campo militare di St. Louis conosce l'italo-americana Louisa Frederici, che diventò sua moglie nel 1866 e dalla quale ebbe quattro figli. Dopo la fine della guerra e fino al 1872, William Cody venne impiegato come guida civile dall'esercito statunitense e dalla Pacific Railway. Ricevette la Medaglia d'Onore del Congresso, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti, per aver dimostrato "coraggio in azione". Fu in questo periodo che diventò Buffalo Bill, dopo aver vinto una gara di caccia al bisonte con William Comstock, a cui apparteneva in precedenza il famoso soprannome. Sembra, inoltre, che fra il 1868 ed il 1872, per rifornire di carne gli operai addetti alla costruzione della ferrovia, abbia ucciso circa 4.000 bisonti. Si sottolinea il fatto che lo sterminio dei bisonti fosse dovuto anche a questioni logistiche per velocizzare le attività di sgombero dei binari in costruzione. Nel 1876, al Warbonnet Creek, egli affermò di avere scalpato un guerriero cheyenne, secondo la sua stessa dichiarazione per vendicare la morte di George Armstrong Custer al Little Big Horn. Il suo nome in lingua dakota era « Pahaska ». Nel 1883 creò il Buffalo Bill Wild West Show, uno spettacolo circense in cui venivano ricreate rappresentazioni western, fra cui la battaglia di Little Bighorn, dove perse la vita il Generale Custer. Fra i protagonisti dello spettacolo, a cui partecipavano veri cowboy e pellerossa, ci furono il leggendario capo Sioux Toro Seduto, Calamity Jane e Alce Nero. Fu un successo negli Stati Uniti ed in Europa per più di vent'anni e fu una delle attrazioni principali a Londra durante il Giubileo d'Oro della Regina Vittoria nel 1889 e all'Esposizione Mondiale di Chicago del 1893. Fece spettacoli anche in alcune città italiane, tra cui Genova, Udine, Brescia e Roma, dove l'8 marzo 1890 perse la celebre sfida nella doma di puledri contro i butteri dell'Agro Pontino capitanati dal cisternese Augusto Imperiali. Nel 1890, pur ormai affermato showman di fama internazionale, partecipò, col grado di colonnello, alle operazioni militari contro i Sioux che aveva già combattuto nel 1876. William Cody morì nel 1917, all'età di 71 anni, e venne seppellito su sua richiesta sulla Lookout Mountain in Colorado, ad est della città di Denver. Qualche tempo prima di morire si era convertito al Cattolicesimo e nel 1890 incontrò il papa Leone XIII. Anche in Italia erano molto popolari le storie su Buffalo Bill, tanto che l'editore Nardini di Firenze, negli anni Venti e Trenta del Novecento, pubblicò diversi volumetti di sue avventure. Quando, nel 1942, l'Italia si trovò in guerra con gli Stati Uniti, Nerbini rivelò che Buffalo Bill era in realtà un immigrato italiano, tal Domenico Tombini, nato in Romagna, ossia nella regione il cui centro è Forlì, allora nota come "la città del Duce". Così, le pubblicazioni poterono continuare nonostante la guerra. Non pare che ci siano prove di quanto sostenuto dall'editore Nerbini.
Onorificenze
La Medal of Honor gli venne revocata nel 1916 e riconfermata nel 1989
Il POETA di Oggi Victor Hugo 📖🖋
fanciulla, guarda il cuore.
Il cuore di un bel giovane è spesso deforme.
Ci sono cuori in cui l'amore non si conserva.
Fanciulla, l'abete non è bello,
non è bello come il pioppo,
ma d'inverno mantiene le foglie.
Ahimè! A che serve dir questo?
Chi non è bello ha il torto di esistere;
la bellezza ama solo la bellezza.
Aprile volge le spalle a Gennaio.
La bellezza è perfetta.
La bellezza può tutto.
La bellezza è la sola cosa che non esiste a metà.
Il corvo vola solo di giorno.
Il gufo vola solo di notte.
Il cigno vola notte e giorno.
Arcobaleno
Il nulla d'oro rilegato d'argento.
venerdì 25 febbraio 2022
Buo Sabato 👍🍀🌞🌤❄️
Nel palmo della Tua mano🙏
Se avrò paura,
Il POETA di Oggi Mario Rapisardi 📖🖋
Espiazione I
Chi è, disser, costui, che solitario, altero
Sul nostro capo il verso empio saetta,
e su la gloriosa luce del nostro impero
l'ombra sua getta?
Chi è costui, che i tetri sogni sferrando a volo,
Come falchi addestrati in noi li avventa;
e di amor, di giustizia all'affamato stuolo
Parlar si attenta?
Torbido evocatore di pazze ombre, l'abisso
o non vede o non cura a cui cammina:
Con l'occhio, acre di febbre, all'orizzonte fisso,
Ecco, ei ruina!
E noi frattanto in aurea rete impigliamo il biondo
Amore e l'affoghiamo entro al bicchiere:
Noi ci tiriamo dietro inguinzagliato il mondo
Come un levriere.
Che importa, se al nostro uscio Lazzaro derelitto
Frignando invidj à nostri cani il pranzo?
Avrà, quand'ei non sia ad alcun Fascio ascritto,
Pur qualche avanzo.
Che ci fa, se a quest'ora al suon della mitraglia
Nel ribelle Tigrè riddi la morte?
Terran le nostre schiere, in qual che sia battaglia.
Fronte alla sorte!
Pugnate, eroici petti, cadete: ad una voce
Noi gridiam "Viva!" E alziam colmo il bicchiere:
Le vostre salme avranno la medaglia e la croce
Di cavaliere.
L'onor della bandiera val bene una tal guerra:
Chiedon vendetta i nostri morti; e poi
l'ufficio glorioso d'incivilir la terra
l'abbiamo noi!
Gli Abissini, si sa, son predoni, selvaggi,
e con loro bisogna esser maneschi:
Trucidar donne, vecchi, fanciulli; arder villaggi...
Viva Radetzki!
In ogni caso, giova a noi, spiriti fini,
Mandar la calda giovinaglia a spasso:
La guerra a chi la plètora ha d'odj cittadini
è un buon salasso.
Urla, profeta nero, i tuoi strambotti audaci
All'egre ciurme ch'aizzando vai:
Noi delibiamo intanto con labbra arse dà baci
Reno e Tokai!
giovedì 24 febbraio 2022
Signore,🙏
Signore,
come è grande il mondo, e come sono piccolo io!
A volte vorrei conoscerlo tutto, ma non è possibile:
mi perderei subito.
Però ho capito una cosa: che tutto il mondo
è una sola cosa,
e le persone sono in qualche modo legate tra di loro:
io sono amico Luigi e Luigi di Marco, e Marco di Maria,
e Maria di Tonino,
io Tonino non lo conosco, ma lui fa qualcosa
che magari poi serve anche a me,
anche se io non lo so e non lo conosco.
Allora, Signore, non ti ringrazio più solo
per i miei amici,
ma anche per gli amici dei miei amici:
ti ringrazio per tutti quelli che nel mondo sono amici.
Non ti ringrazio più solo per le cose che uso,
ma anche per chi le ha preparate;
ti ringrazio per tutti quelli che nel mondo
fanno qualcosa per gli altri.
Non ti ringrazio più solo perché sei mio Padre,
ma anche perché sei Padre di tutti gli altri
e così ci fai tutti fratelli.
Il POETA di Oggi Arrigo Boito 📖🖋
CASTELLO ANTICO
Là col crin di quercia e cerro,
Tenebroso nel sembiante,
Di tre secoli di ferro
Sta lo scheletro gigante;
Ritto e bruno, sulla fronte
Del profilo erto d’un monte.
O fastigi! o torri! o mura!
Irti merli e snelli ogivi!
Fu già un dì che in quell’altura
Eravate eburnei, vivi,
Come un sogno eccelso e bello
Di fantastico castello.
V’eran prodi cavalieri,
V’eran dame innamorate,
V’eran baldi falconieri,
V’eran paggi e v’eran fate,
V’eran lagni di romanze,
Giuochi e caccie e giostre e danze.
Tutto sparve. Fra le archiere
Tesse il ragno le sue maglie,
Le falene a schiere a schiere
Sfioran l’orride muraglie
E sul fosso asciutto e croio
Dorme il ponte levatoio.
Pur nei vesperi quïeti
Dell’autunno erboso e molle
Vengon giovani poeti
A sognar su quelle zolle,
Vengon vispe giovinette
A danzar su quelle vette.
Ed allor gli antichi spenti,
Quasi surti a novo bando,
Dietro i rotti monumenti
Stanno attoniti spiando,
Vedon già tornei, gualdane,
Menestrelli e castellane;
Sol che ai drappi ed ai giubbetti
Manca il vaio e la lamiera,
Sol che al manto ed ai farsetti
Manca il paggio e la gorgiera.
Sol che al petto del giullare
Manca l’arpa ed il collare.
Arrigo Boito Settembre 1863 (Luzzano)
Le persone sensibili
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