Sotto le mura di Roselle antica,
nella Maremma ardente e pien di sole,
mentre, tra i rami della quercia annosa,
il cuculo nascosto tra le fronde,
malinconico canta;
dietro l'aratro tratto dai giovenchi,
dalle corna superbe e il manto bruno,
lavoro questa cara, amata terra,
de' nostri antichi padri.
L'aratro lento affonda nel terreno,
strappando con sommesso scricchiolio
la gramigna tenace.
I forti buoi dal collo muscoloso,
avanzan lentamente, a capo chino,
quando ad un tratto il vomere tagliente,
urta contro qualcosa e viene al sole,
di terra cotta un' urna cineraria,
e mescolati insieme all'alma terra,
si confondono i resti di un guerriero
che, un dì lontano, su le patrie mura,
con braccio forte e cuore generoso,
morì lottando contro l'oppressore.
Fermi, giovenchi miei, fermate il passo;
voglio osservà, pietoso e riverente,
gli avanzi di chi un giorno, come noi,
visse, gioì, soffrì, fu amato e pianto.
Dell'asta vedo qui la ferrea punta,
che un di' brandiva il braccio tuo
gagliardo, e i tuoi compagni, nell'estremo
addio, posero teco in segno di tua gloria.
Morbello Vergari
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