venerdì 31 dicembre 2021

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Ricetta per un Felice Anno Nuovo🍾🥂



Molti, molti anni, in un libro molto vecchio, ho trovato questa ricetta:
INGREDIENTI:
Prendete dodici mesi buoni.
Si deve prestare attenzione che siano completamente privi di vecchi ricordi di amarezza, risentimento, odio e gelosia. Pulirli tutti dal risentimento e dalla violenza.
Cancellate tutte le macchie di bassezza e meschinità, insomma fate in modo che questi mesi siano completamente liberi dal passato.
METODO DI PREPARAZIONE:
Dividete ciascuno di questi mesi in 30 o 31 parti uguali, con l'eccezione del secondo mese, che va dividere in 28 parti.
Non cercare di fare la ricetta dell´ anno in una sola volta (sarebbe molto spoglia, in questo modo), ma dovete prepararli ogni giorno come segue:
Si prega di mettere dodici parti ogni giorno di libertà, di amore undici, dieci di tolleranza, di generosità nove, otto di amicizia, sette di lavoro (alcuni non consentono di utilizzare questo ingrediente per non rovinare il resto), sei di speranza, pausa di cinque (non saltare questo ingrediente), quattro di gentilezza, di gioia tre o due e un senso civico.
Aggiungete a tutto il preparato un po´ di buon umore, un altro di buon gioco e un cucchiaio pieno di cultura. Aggiungete al mix tanto amore e più libertà, poi mescolate il tutto bene in pace e salute.
Cuocete con il cuore ardente, poi adornate con sorrisi e un pizzico di poesia.
Servite con il benessere, la felicità e l´ allegria e certamente otterrete un FELICE ANNO NUOVO 2022!!
Buon appetito...

 

Il Poeta di Oggi Giovanni Pascoli 📖🖋

 


Buongiorno e buon 31 dicembre🍀🎄


Domani ricominceremo la storia che non avremmo mai voluto accadesse. Coraggio speriamo che davvero il 2022 risolva un po' le cose e che i sacrifici finiscano.
Portiamo pazienza, altro non possiamo fare.
Vi invio un forte abbraccio.
Lucia 🐞🍀

 

Vorrei del tempo.....

 

Vorrei del tempo per cogliere
e contare col cuore ancora qualche aurora
per ammirare tutte le sfumature del tramonto
e sentirne il calore nel cuore.

Vorrei del tempo per rimediare e per meditare
Una gomma per cancellare qualche “fatto”
o anche semplicemente solo per chiedere perdono
con la speranza di essere perdonata.

Vorrei del tempo per dire a chi amo
quanto li amo davvero profondamente.
Vorrei poter abbracciare tutti quelli
che hanno scritto il loro nome nel mio cuore.

Vorrei avere tempo per guardare “vedendo”
per ascoltare “sentendo”, e per amare “amando”
e trovare pace nell’anima per ogni mio “non fatto”
e chi i fatti siano stati del “ben fatto”.

Vorrei tirando la somma poter guardare indietro
con serenità senza che il cuore si schianti
e andarmene gaurdando con un sorriso
senza rimpianti tutto quello che è stato.

Silvana Stremiz

Sguardo alla vita

Sguardo alla vita
lunga salita
ripida
la dipartita
ma attraverso
il terso calore del cuore
dolce è l'approdo all'amore
rimembranza
culla
illusione
paura
tensione...
Sguardo alla vita al contrario
distesi prati fioriti
variopinti i momenti infiniti
illuminata realtà fatata
sparsi gli amorosi incensi
Tutta l'unicità del mondo
racchiusa
in uno sguardo profondo...

Laura Carlisi


giovedì 30 dicembre 2021

Il Poeta di Oggi Rudyard Kipling 📖🖋


 
Natale in India
Alba opaca dietro le tamerici, giallo zafferano il cielo
mentre le donne al villaggio macinano il grano
e i pappagalli cercano la riva, tra loro annunciandosi che è sorto il dì, l’abbagliante giorno d’Oriente.
Oh, la bianca polvere sulla strada! Il tanfo sui sentieri!
Oh, la viscida foschia che incombe sulla terra!
E a Casa festeggiano sotto le bacche d’agrifoglio – c’è posto nella loro allegria per noi esuli in India?
Giorno pieno dietro le tamerici, abbaglio d’azzurro il cielo –
mentre i buoi arrancano sotto il giogo, conducono lungo il sentiero chi è oltre speranze e affanni,
verso il ghat sotto intrecciate ghirlande di fumo.
Invocate Rama, andando piano, nell’umile trasporto del fratello –
invocate Rama – potrebbe udire, forse, la vostra voce!
Noi, coi nostri libri di inni e salmi, ci appelliamo ad altri altari, e auguriamo oggi che «gioiscano i buoni Cristiani!».
Alto mezzodì dietro le tamerici, ardente il sole su di noi –
mentre a Casa il Natale si disfa.
Al pranzo brinderanno a noi – essi che dicono d’amarci tanto, e ci dimenticano finché non sia passato un altro anno!
Oh, il lavoro che non conosce pause! Oh, la Heimweh acuta, incessante!
Oh, il nero mare che ci separa e la pianura aliena!
Giovinezza era a buon prezzo – e la vendemmo. Bello l’òro.
Speravamo d’averne tanto.
E oggi contiamo tutto il nostro guadagno!
Grigio crepuscolo dietro le tamerici, pappagalli volano a stormi – mentre a Casa il sole declina lento.
e il suo estremo raggio si beffa delle nostre pastoie che ci rimandano indietro quanto più avanziamo.
Duro il servizio, scarso il compenso -e lei, nei suoi vecchi cenci – l’India, la torva matrigna della nostra stirpe.
Se un anno le doniamo di noi se si entra nel santuario del tempio, la porta si richiude – e non si può guardare indietro.
Notte nera dietro le tamerici, i gufi iniziano il coro –
mentre le absidi del tempio risuonano di voci e di grida.
Con vani anni alle spalle e disperati anni innanzi a noi,
onoriamo, fratelli, il gran Giorno del Natale!
Invochiamo una tregua, dunque, alle pene – festeggiamo con amici e vicini,
e stiamo in allegria, come s’usa nella nostra casta;
perché se «il riso è debole e forzato», e se tristezza lo segue,
ci saremo solo arricchiti di un altro beffardo Natale.
Rudyard Kipling


 

Robert Hossein🥀

(Parigi, 30 dicembre 1927 – Essey-lès-Nancy, 31 dicembre 2020),
è stato un attore, regista e sceneggiatore francese.
I suoi genitori erano entrambi noti artisti: il padre André Hossein era un compositore di origine iraniana, mentre la madre, Anna Minkovskaja, era un'attrice russa, proveniente da una famiglia ebraica. Robert Hossein iniziò la sua attività di attore teatrale poco più che maggiorenne, a 19 anni. Debuttò poi come attore di cinema nel 1948, ricoprendo piccoli ruoli. Successivamente raggiunse la notorietà recitando, fra le altre, accanto a celebri dive come Brigitte Bardot ne Il riposo del guerriero (1962) di Roger Vadim e Sophia Loren in Madame Sans-Gêne (1961) di Christian-Jaque. Durante gli anni sessanta apparve nel ciclo di cinque film, da Angelica (1964) a Angelica e il gran sultano (1968), incentrati sul personaggio di Angelica, interpretando il ruolo di Joffrey de Peyrac accanto a Michèle Mercier. Uno dei suoi migliori ruoli è Jean in Prêtres interdits (1973), in cui interpreta un sacerdote cattolico che si innamora di Claude Jade all'epoca della Seconda Guerra Mondiale, viene sospeso e poi si avvicina all'ideologia comunista. Notevoli, comunque, sono anche le sue interpretazioni nel cinema poliziesco in pellicole di gran successo come Gli scassinatori (1970) di Henri Verneuil e Joss il professionista (1980) di Georges Lautner. Nel corso della sua carriera, Hossein collaborò anche col cinema italiano, lavorando con celebri registi del nostro Paese: tra le sue interpretazioni, intensa e sentita è quella in Nell'anno del Signore (1969) di Luigi Magni, film storico-risorgimentale di grande spessore, dove vestì i panni del rivoluzionario Leonida Montanari. Dalla metà degli anni cinquanta Hossein si dedicò con successo anche alla regia, senza abbandonare l'attività di attore, debuttando dietro la macchina da presa nel 1955 con Les Salauds vont en enfer. Per tutta la sua carriera continuerà su questa strada, alternando la regia alla recitazione. Dal 2000 al 2008 è stato direttore artistico del thétre Marigny a Parigi. Robert Hossein è morto il 31 dicembre 2020, Il giorno dopo il suo 93º compleanno presso la clinica di Essey-les-Nancy a seguito di un problema respiratorio.

 

OGNI GIORNO E’ UN NUOVO GIORNO


Versa un po' di bianco su tutto il nero del mondo
e un po' d'azzurro
sul grigio delle nuvole che offuscano il cielo della tua anima.
Ruba tutti i colori del mondo e dipingi la tela della tua vita
eliminando il grigio delle paure e delle ansie.
Abbandona i tuoi vecchi abiti mentali e vestiti di ALLEGRIA.
Non permettere che il tuo cielo si lasci annuvolare da brutte notizie
e dai soliti discorsi pessimisti di coloro che vedono tutto grigio.
Se durante i periodi in cui le cose vanno male ci si rinforza, anzichè lamentarsi,
i periodi in cui le cose andranno bene saranno sempre più frequenti.
Quando il vento della dura realtà spegne la fiammella della tua speranza
e t'invita a volare con lui nel comodo regno della rassegnazione,
NON LO SEGUIRE.
Affrettati a riaccendere nel tuo cuore un'altra fiammella;
e se la spegne,
riaccendine un’altra; e, se occorre, un'altra ancora;
senza stancarti mai.
La speranza è come un faro:
se fa luce nel tuo cuore quando c'è la tempesta, sai dove approdare.
Se la sua luce si spegne,
la tua nave andrà ad infrangersi sui tanti "scogli" della vita...
Ogni giorno è un nuovo giorno.
Tutto da inventare, tutto da vivere, tutto da godere.
L’alba lo posa sul palcoscenico della tua vita, e se ne va.
Il nuovo giorno è tuo, t’appartiene, nessuno te lo può portare via.
Puoi farne ciò che vuoi. Puoi farne un capolavoro o un fiasco.
Perché sei Tu il soggettista…
Perché sei Tu il regista…
Perché sei TU il protagonista.
La vita è fatta di tanti nuovi giorni:
tutti da inventare, tutti da vivere, tutti da godere.
Alzati dalla poltrona di prima fila! 
E sali sul palcoscenico della tua vita!"


Omar Falworth


Trenta dì conta novembre

 
Trenta dì conta novembre
con april, giugno e settembre.
Di ventotto ce n'è uno,
tutti gli altri ne han trentuno. 

Buongiorno Amici/e☁️ 🍀☃️☔🎄



Ci avviciniamo al nuovo anno.
Non siamo messi bene, la tristezza e lo sconforto aleggia nelle case. Facciamo del nostro meglio e ci sentiremo bene almeno dentro. Importantissimo è ESSERE e non APPARIRE. Dobbiamo essere noi stessi, sempre! A chi piaciamo ci resterà accanto , a quelli che rimarremo antipatici si allontaneranno, ma non avremo perso niente , perchè per star bene dobbiamo essere circondati da persone vere e se non cominciamo noi ad essere veri gli altri come faranno a capirlo. Facciamo pulizie col nuovo anno teniamoci strette le persone positive e sincere.
Lucia🐞

 

mercoledì 29 dicembre 2021

🤣🤣🤣


 

La POETESSA di Oggi Christina Georgina Rossetti 📖🖋

Nel mezzo di un gelido inverno.
Il vento gelato portava lamenti, La terra era dura come il ferro, L'acqua come una pietra; La neve era caduta, Neve su neve, Nel mezzo di un gelido inverno, Molto tempo fa Nostro Dio, il paradiso non può trattenerlo, Né la terra sorreggerlo; Il cielo e la terra fuggiranno Quando verrà il suo Regno; Nel mezzo di un gelido inverno Una stalla fù sufficiente Per il Signore Dio incarnato, Gesù Cristo. Bastò per lui, che i cherubini lo adorassero notte e giorno Un seno pieno di latte E una mangiatoia piena di fieno. Bastò per lui, che angeli caduti in passato, Il bue, l'asino e il cammello lo adorassero. Angeli ed arcangeli erano tutti lì riuniti, Cherubini e serafini Affollavano l’aria Ma solo sua madre Nella sua fanciulla beatitudine, Adorò l’amato Con un bacio. Cosa posso dargli, Povera come sono? Se fossi un pastore Porterei un agnello, Se fossi un Magio Farei la mia parte, Ecco cosa posso dargli — Gli dono il mio cuore


Christina Rossetti

L'abitudine

 


29 dicembre San Davide Re🙏

 

Etimologia: Davide = diletto, dall'ebraico

Davide era il più giovane dei sette figli di Isai, della tribù di Giuda. Era ancora giovanissimo quando Samuele fu mandato da Dio alla casa di suo padre per eonsacrarlo re in luogo di Saulle. Chiamato dalla montagna dove pascolava il gregge paterno, venne alla presenza di Samuele che, con olio benedetto, lo consacrò re in mezzo ai suoi fratelli. Da quel giorno lo spirito del Signore si posò in particolar maniera sopra Davide. Al contrario, Saulle fu assalito da uno spirito di tristezza e di malinconia che ben spesso lo faceva dare in furore. Davide suonava l'arpa con grande maestria e cantava bene: fu quindi chiamato alla corte, fatto scudiere e con l'armonia del suono e con la melodia del canto dissipava la tristezza di Saulle. Mentre Davide si trovava alla corte, ci fu guerra fra Israeliti e Filistei. Per evitare spargimento di sangue, un uomo filisteo, alto più di tre metri, chiamato il gigante Golia, avanzava verso gli Israeliti e diceva: “Se c'è qualcuno tra voi che voglia venir a battersi con me avanzi”. Poi diceva: “Io oggi ho disprezzato le schiere del Dio d'Israele”. E così per 40 giorni.  Davide, uditolo, esclamò: “Chi è questo incirconciso che ardisce insultare il popolo del Signore? Io andrò a combattere contro di lui”. Prese la fionda e il bastone, andò incontro al gigante, e con la fionda scagliò una pietra che colpì Golia in fronte e lo fece stramazzare a terra. Davide gli fu sopra: gli sfoderò la spada e gli troncò il capo. Saulle non si rallegrò per la vittoria, anzi, preso da invidia, cercava la morte di Davide, che per sfuggirla andò per i deserti esclamando: “Chi confida nell'Altissimo vive in sicurezza e nulla teme”. Morto Saul, Davide, con grande zelo, condusse il popolo alla virtù e al timor di Dio. Diede splendore al culto divino; e, innalzato un magnifico padiglione sul monte Sion, vi fece trasportare l'Arca dell'Alleanza. Peccò anche, ma pianse i suoi peccati, fece penitenza, rimproverato dal profeta Natan, detestò i suoi errori e accettò la punizione di Dio. Vicino a morte chiamò il figlio Salomone e gli disse: “Mio caro, cammina nelle vie del Signore, osserva i suoi comandamenti ed egli ti concederà un felice successo nelle tue imprese”. Poco dopo finì in pace i suoi giorni. Altissimo poeta, cantò, nei Salmi immortali il dolore, il pentimento, la speranza, la fede. Profeta, vide nell'alta mente illuminata da Dio il Giusto condannato, ucciso, trionfante, e mille anni prima narrò al mondo la passione e la risurrezione di Cristo.

Autore: Antonio Galuzzi

 

I due asinelli

Alla grotta di Betlemme arrivarono arrancando, anche due asinelli.
Erano stanchi e macilenti.
Le loro groppe erano spelacchiate piagate dai pesanti sacchi che il mugnaio loro padrone, caricava quotidianamente e dai colpi di bastone che non risparmiava.
Avevano sentito i pastori parlare del Re dei Re venuto dal Cielo ed erano accorsi anche loro. Seguirono quella stella e davanti alla grotta, rimasero a contemplare il Bambino.
Lo adorarono, pregarono come tutti e misero ai Suoi piedi, come dono l’unica cosa che avevano: la loro vita. E i loro dolori, le loro pene...
All’uscita li attendeva lo spietato mugnaio e i due asinelli ripartirono a testa bassa, con il pesante basto sulla groppa. “Non serve a niente”, disse uno, “ho pregato il Messia che mi togliesse il peso e non lo ha fatto”.
“Io invece”, ribatté l’altro, che trotterellava con un certo vigore, “gli ho chiesto di darmi la forza di portarlo!”.
E se qualcuno ti dice: “La vita è dura”, chiedigli: “In confronto a che cosa?”.
don Bruno Ferrero -

 

martedì 28 dicembre 2021

Signore Gesù, 🙏

 

Signore Gesù, 🙏
ti contempliamo
nella povertà di Betlemme,
rendici testimoni del tuo amore,
di quell'amore
che ti ha spinto a spogliarti
della gloria divina,
per venire a nascere
fra gli uomini
e a morire per noi.
Infondi in noi il tuo Spirito,
perché la grazia dell'Incarnazione
susciti in ogni credente l'impegno
di una più generosa corrispondenza
alla vita nuova
ricevuta nel Battesimo.
Fa' che la luce di questa notte
più splendente del giorno
si proietti sul futuro
e orienti i passi dell'umanità
sulla via della pace.
Tu, Principe della Pace,
tu, Salvatore nato oggi per noi,
cammina con la Chiesa
sulla strada che le si apre dinanzi
nel nuovo millennio.
Amen.🙏
Giovanni Paolo II

IL LUPO DI BETLEMME

C’era una volta un lupo. Viveva nei dintorni di Betlemme. I pastori lo temevano tantissimo e vegliavano l’intera notte per salvare le loro greggi. C’era sempre qualcuno di sentinella, così il lupo era sempre più affamato, scaltro e arrabbiato. Una strana notte, piena di suoni e luci, mise in subbuglio i campi dei pastori. L’eco di un meraviglioso canto di angeli era appena svanito nell’aria. Era nato un bambino, un piccino, un batuffolo rosa, roba da niente.
Il lupo si meravigliò che quei rozzi pastori fossero corsi tutti a vedere un bambino.
“Quante smancerie per un cucciolo d’uomo” pensò il lupo. Ma incuriosito e soprattutto affamato com’era, li seguì nell’ombra a passi felpati. Quando li vide entrare in una stalla si fermò nell’ombra e attese.
I pastori portarono dei doni, salutarono l’uomo e la donna, si inchinarono deferenti verso il bambino e poi se ne andarono. Gli occhi e le zanne del lupo brillarono nella notte: stava per giungere il suo momento. L’uomo e la donna stanchi per la fatica e le incredibili sorprese della giornata si addormentarono. “Meglio così” pensò il lupo, “comincerò dal bambino”.
Furtivo come sempre scivolò nella stalla. Nessuno avvertì la sua presenza. Solo il bambino. Spalancò gli occhioni e guardò l’affilato muso che, passo dopo passo, guardingo ma inesorabile si avvicinava sempre più. Gli occhi erano due fessure crudeli. Il bambino però non sembrava spaventato.
“Un vero bocconcino” pensò il lupo. Il suo fiato caldo sfiorò il bambino. Contrasse i muscoli e si preparò ad azzannare la tenera preda.
In quel momento una mano del bambino, come un piccolo fiore delicato, sfiorò il suo muso in una affettuosa carezza. Per la prima volta nella vita qualcuno accarezzò il suo ispido e arruffato pelo, e con una voce, che il lupo non aveva mai udito, il bambino disse: “Ti voglio bene, lupo”.
Allora accadde qualcosa di incredibile, nella buia stalla di Betlemme. La pelle del lupo si lacerò e cadde a terra come un vestito vecchio. Sotto, apparve un uomo. Un uomo vero, in carne e ossa.L’uomo cadde in ginocchio e baciò le mani del bambino e silenziosamente lo pregò.
Poi l’uomo che era stato un lupo uscì dalla stalla a testa alta, e andò per il mondo ad annunciare a tutti :”E’ nato il bambino divino che può donarvi la vera libertà!

Il Messia è arrivato! Egli vi cambierà!”.
Cambiare le creature semplicemente amandole.
Questo era il piano di Dio.

Bruno Ferrero


 

E' Nato

 

Alleluia! alleluia!
E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.

Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.

Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!

Guido Gozzano

il vero Amore


 

La morte del padrone

Lorenzo – contadino
Che dicevi Rinaldo di bon’ora?

Rinaldo – contadino
È crepato il padrone, non lo sai?

Lorenzo
Ma è morto proprio tutto sei sicuro?

Rinaldo
È stecchito, l’ho visto co’ mi occhi.

Lorenzo
Ma quella mano che rubbava sempre
mica si move più, l’hai vista bene?

Rinaldo
No, possi sta’ sicuro, da qui avanti
non farà più gli zeri a nostro danno.
La Signora vorrebbe che s’andasse
tutti i capocci insieme al funerale…

Lorenzo
Sicuro che ci andremo, ce ne fosse!
E bisogna sbrigassi a sotterrallo
che un c’abbia a ripensà, sai com’è Lui
che di parola non è stato mai.

Morbello Vergari

 

La tomba del guerriero etrusco

 

Sotto le mura di Roselle antica,

nella Maremma ardente e pien di sole,

mentre, tra i rami della quercia annosa,

il cuculo nascosto tra le fronde,

malinconico canta;

dietro l'aratro tratto dai giovenchi,

dalle corna superbe e il manto bruno,

lavoro questa cara, amata terra,

de' nostri antichi padri.

L'aratro lento affonda nel terreno,

strappando con sommesso scricchiolio

la gramigna tenace.

I forti buoi dal collo muscoloso,

avanzan lentamente, a capo chino,

quando ad un tratto il vomere tagliente,

urta contro qualcosa e viene al sole,

di terra cotta un' urna cineraria,

e mescolati insieme all'alma terra,

si confondono i resti di un guerriero

che, un dì lontano, su le patrie mura,

con braccio forte e cuore generoso,

morì lottando contro l'oppressore.

Fermi, giovenchi miei, fermate il passo;

voglio osservà, pietoso e riverente,

gli avanzi di chi un giorno, come noi,

visse, gioì, soffrì, fu amato e pianto.

Dell'asta vedo qui la ferrea punta,

che un di' brandiva il braccio tuo

gagliardo, e i tuoi compagni, nell'estremo

addio, posero teco in segno di tua gloria.

 Morbello Vergari

Morbello Vergari

 


(Santa Caterina, 28 dicembre 1920Roselle, 16 gennaio 1989)
è stato un poeta e scrittore italiano originario della Maremma grossetana.
Da tutti conosciuto come Morbello. Figlio di Candido e di Giustina Baccetti, è il primo di otto figli. Ben presto (era il 1923) la famiglia si trasferirà a Baccinello (nel comune di Scansano) dove il padre andrà a fare il minatore nella miniera di lignite. Morbello frequenterà lì le prime tre classi della scuola elementare che rimarranno i suoi unici studi. La vita a Baccinello per i Vergari fu dura come dure erano le condizioni di lavoro in quegli anni; nel 1929, a causa delle febbri malariche, il padre sarà costretto a lasciare il lavoro della miniera e Morbello, a soli 9 anni, per aiutare la famiglia, va a lavorare come “garzone” al podere Laschi nella campagna di Roccalbegna dove rimarrà fino al 1932. In quell'anno il padre Candido, ormai ristabilitosi dalla malaria, riunirà la famiglia per andare a fare il contadino in un podere nel comune di Roccalbegna. Così, seguendo un destino comune a tanti lavoratori della Maremma, anche i Vergari diverranno agricoltori e saranno contadini in varie zone del comune di Roccalbegna, poi a Magliano in Toscana e infine a Roselle (Grosseto), dove si trasferiranno nel 1955 al Podere Mota nell'area dei ruderi etrusco-romani. Oggi quel podere si chiama “Casa Vergari”.Il 4 gennaio 1941 Morbello parte militare, arruolato in Cavalleria. Prima sarà in Sardegna, poi a Pordenone e quindi verrà inviato sul fronte albanese, dove contrarrà anche la malaria.  Dopo l'8 settembre 1943, fatto prigioniero dall'esercito tedesco, viene deportato in Cecoslovacchia ed internato nel lager di Dalvitz presso Karlsbad. Lì sarà impiegato in lavori ferroviari e solo il 25 giugno 1945 tornerà a casa dalla prigionia raggiungendo la famiglia e riprendendo a collaborare nei lavori agricoli.

Nel 1955 la famiglia Vergari si era trasferita al Podere Mota, nell'area della città etrusca di Roselle. L'incontro di Morbello con la terra rosellana è determinante per la sua vita; i reperti etruschi e romani che affioravano dal terreno, che lui stesso lavorava, lo appassioneranno allo studio dell'archeologia. Ha contatti con giornalisti, scrittori, musicisti, archeologi che salgono agli imponenti ruderi della città; in quegli anni conosce Carlo Cassola, Aldo Mazzolai, Giuseppe Guerrini, Fenenna Bartolommei, e altri esponenti della cultura grossetana. Frequentemente lavorerà alle campagne di scavo archeologico svolgendo volontariamente il ruolo di guida per i visitatori, finché diverrà il naturale ed ideale custode di Roselle, incarico che svolgerà per tutta la vita. È in età matura quindi che Morbello, da autodidatta, arricchirà le proprie conoscenze compiendo letture e studi e si misurerà con la scrittura pubblicando libri di poesie e racconti, compiendo ricerche sulla cultura contadina (in particolare sul canto popolare) e si appassionerà all'archeologia divenendo il “custode” e la guida degli scavi di Roselle. Gli anni del dopoguerra sono gli anni della sua formazione intellettuale: inizia a comporre i primi testi poetici e, poiché suona la fisarmonica, lo troviamo spesso a suonare nelle “veglie” dei poderi e nelle feste da ballo. Nel 1949 i Vergari si stabiliscono al Podere Fagnina nel comune di Magliano in Toscana. Nel 1951 Morbello scrive il suo primo testo poetico di un “maggio” tradizionale nel quale inserisce (forse per primo) il tema della festa del lavoro. In questo periodo frequenta la Biblioteca Chelliana di Grosseto, dove incontra il giovane direttore Luciano Bianciardi. Partecipa ad incontri di poesia estemporanea in ottava rima cantando con poeti improvvisatori quali Terzilio Bacchi, Mario Cipriani, i fratelli Benelli Elidio e Francesco, tuttavia abbandonerà presto questo genere tradizionale per dedicarsi ad una poesia scritta in versi liberi che lo vedranno autore popolare. Nel 1962 si incontra con Giovanni Guastavigna (insegnante di storia e filosofia al Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino) e, divenuti amici, sarà messo da lui in contatto con Piero Rachetto, direttore della rivista torinese “Voci Nuove”, dove pubblicherà alcuni suoi testi. Nel 1964 parteciperà al premio di poesia “Città di Torino” risultando vincitore con la sua prima raccolta poetica Versacci e discorsucci. Stando a Roselle ha modo di incontrare molti personaggi. Un incontro importante avverrà sempre nei primi anni sessanta con l'editore Giovanni Tellini di Pistoia con cui stabilisce un rapporto di amicizia e di collaborazione. Sarà proprio questo editore che pubblicherà le sue opere più importanti: Versacci e discorsucci (in edizione ampliata); Maremmani buggiaroni (un libro di racconti), Maremma com'era (scritto in collaborazione con il giornalista Renzo Vatti), Roselle profilo di una città etrusca (scritto con Vasco Melani, un libro tradotto anche in lingua tedesca), Maremma a tavola (scritto in collaborazione con Corrado Barontini).Risale ai primi anni sessanta l'amicizia e la collaborazione con la cantante folk Caterina Bueno, venuta in Maremma per fare le sue ricerche sul canto popolare. Sarà lei che negli anni settanta lo farà partecipare ai concerti e alle rassegne di Canto popolare fra cui l'intervento alla serata conclusiva del Convegno sulle “Tradizioni popolari e la ricerca etnomusicale” che ebbe luogo alla FLOG di Firenze nel 1975, al quale parteciparono vari ricercatori fra cui Diego Carpitella, Roberto Leydi e Pietro Clemente.Nei primi anni settanta, con Corrado Barontini, Morbello aveva iniziato una ricerca sulla tradizione canora maremmana recuperando testi e motivi popolari; da questa collaborazione nascerà il gruppo “Coro degli Etruschi” per la riproposta dei canti popolari della Maremma e verrà pubblicato il libro Canti popolari in Maremma (in collaborazione con Corrado Barontini e Finisio Manfucci che trascriverà la musica).Inizia poi la collaborazione con il giovane ricercatore grossetano Roberto Ferretti, studioso delle tradizioni locali che, proprio in questo periodo, dà vita all'Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana. Morbello alterna la propria attività di scrittore, ricercatore, uomo pubblico mantenendo il legame con l'area degli scavi di Roselle dove ottiene una licenza commerciale per vendere i libri. Parteciperà ad alcune trasmissioni televisive, collaborando con alcune testate di giornali, e soprattutto con il “Coro degli Etruschi”, ancora oggi attivo, diffonderà quella parte di cultura tradizionale che gli stava a cuore. Nell'estate del 1988 si ammala e viene ricoverato in ospedale, dove inizia la stesura di un nuovo quaderno, Proverbi e cure selvatiche, rimasto poi incompiuto, e termina la commedia Li sposi di San Bisognino. Si spegne nella sua casa di Roselle  all'età di 68 anni. Non si è mai sposato, non lascia figli. Nel 2009 il Comune di Grosseto e la Direzione didattica del III circolo di Grosseto intitolano a Morbello Vergari la scuola elementare di Roselle


 

lunedì 27 dicembre 2021

AMICIZIA


Amicizia è n'acqua chiara,
cristallina, trasparente,
che s'appanna con niente
e perciò è cosa rara.
Più 'amicizia è bella e cara,
Più se sporca facilmente:
mescolata 'a tanta gente
che ti lascia la bocca amara.
Chi la vuole limpida 'e duratura,
non' la deve sfruttare per profitto,
se la tenga, cara, cara,
dentro il cuore. E l'amicizia,
quando il calcolo sta zitto,
non si sporca e non s'avvizza.
Raffaele Viviani

 

Buongiorno Amici/e🤶🎄


Intorno alle mie amiche e conoscenze reali c'è tanta tristezza e insicurezza. Avevamo visto un lumicino in fondo al tunnel ma si è allontanato. Ricominciamo la storia che non avremmo mai voluto ricominciare. Coraggio speriamo che davvero a il 2022 risolva un po' le cose e che i sacrifici finiscano. Portiamo pazienza, anche se siamo stanchi, altro non possiamo fare.
Vi invio un forte abbraccio.
Lucia🐞🍀

 

🤣🤣🤣

 


Il POETA di Oggi Ugo Fasolo 📖🖋


 

La Madonna dei mandarini

 

Quando in cielo un angioletto

non fa il suo dovere,

il Signore lo fa rinchiudere

in una cella molto buia.

 

Poi si rivolge a un altro e dice:

“Fammi venire qua San Pietro!”

E San Pietro compare:

“Neh, Signore, quali novità?”

 

"Dentro la cella più buia

sta rinchiuso un angioletto:

mettimelo a pane e acqua

perché ha commesso un peccato!”

 

San Pietro china la testa

e risponde: “Sissignore!”

Dio dice: “Ma fai attenzione

perché deve restarci ventiquattr’ore!”

 

L’angioletto, dalla cella,

fa sentire tanti lamenti…

“Meh, Signore – dice San Pietro -

per questa volta… lasciamo stare…”

 

“Nossignore! Io voglio così!

Stai zitto! – dice Dio -

Altrimenti ognuno se n’approfitta!

In Paradiso comando io!”

 

E San Pietro volta le spalle.

Dalla cella tutta buia

l’angioletto piange e si agita,

dice di aver paura.

 

Ma la Madonna, quando tutti

dormono ormai profondamente,

senza che alcuno se ne accorga,

va e gli porta i mandarini.

Ferdinando Russo

La storia del juke-box

23 novembre 1889. L'imprenditore Louis T. Glass (1845-1924), insieme al suo socio in affari, William S. Arnold, installa nel Palais Roya...