domenica 23 giugno 2019

Giuseppina Tuissi


 
Giuseppina Tuissi, detta Gianna
(Abbiategrasso, 23 giugno 1923Cernobbio, 23 giugno 1945),
fu una partigiana e antifascista italiana
che militò come staffetta e collegatrice
nella 52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici".
 
 Fu legata sentimentalmente al partigiano Luigi Canali, il "capitano Neri". "Gianna" ebbe un ruolo di primo piano negli avvenimenti di Dongo durante l'arresto e la fucilazione di Benito Mussolini. Scomparve misteriosamente il 23 giugno 1945, nel giorno del suo ventiduesimo compleanno: si presume che sia stata uccisa e il suo corpo gettato nel lago di Como. Occhi azzurri, capelli neri statura medio alta, anche se qualche biografo parlava di lei definendola la piccola Gianna, ma questo era riferito all'età non alla statura. Formosa di corpo. Dal carattere avventuroso e fermo. Giuseppina Tuissi fu operaia alla Borletti e poi infermiera in un ospedale di Milano. Il padre Cesare ed il fidanzato Gianni Alippi erano attivi militanti antifascisti ed operavano nella resistenza milanese come "gappisti". Il fidanzato venne sorpreso il 30 agosto 1944 mentre stava preparando un attentato contro la Muti e fucilato insieme a tre compagni. Giuseppina, entrata nella resistenza da lui prenderà il nome di battaglia di "Gianna". Arrestata e torturata dalle Brigate Nere della Brigata Cesare Rodini il 6 gennaio 1945 a Lezzeno assieme al "Capitano Neri", venne torturata (chiusa con un topo in un armadio, lasciata nuda sulla neve) liberata da un ufficiale della Gestapo (Vernig) a Rovereto che s'impietosì del suo stato. È stata una delle testimoni chiave dell'esecuzione della Petacci e di Mussolini a Giulino o Bonzanigo, si trovava sulla piazza di Dongo assieme al fratello, Cesare Tuissi, quando avvenne la fucilazione di gerarchi fascisti e degli altri sventurati che si trovarono lì per sbaglio. Uno dei partigiani la ricorda per via del seno prosperoso. Era sull'auto che portava Mussolini e la Petacci da Germasino a Bonzanigo, Claretta le regala la sua piccola pistola con il calcio d'argento e con incise le proprie iniziali. Luciano Garibaldi nel libro citato qui sotto riporta la testimonianza di un'ausiliaria appartenente alla X Mas che, il giorno 30 aprile 1945, venne salvata da fucilazione certa da Gianna e dal suo compagno capitan Neri. I due chiamarono un ufficiale inglese che la mise in libertà. Questo, secondo Garibaldi, prova che i due avevano stretti contatti con i servizi segreti britannici in Italia. Fu forse uccisa nel giorno del suo 22º compleanno dal Lince, un sanguinario partigiano di Bellano e da Mariuccia Terzi, sorella di Pietro Terzi, alias Francesco, che era presente a Dongo e la attirò in una trappola. Il suo corpo non venne mai trovato, quindi bisognerebbe parlare di sparizione più che di uccisione. Nei giorni precedenti alla sua sparizione, Gianna era stata seguita da una funzionaria dei servizi segreti inglesi, una donna nota come Coven e da un ufficiale italiano che portava sempre il cappello da alpino. Il suo corpo fu certamente gettato nel lago. Questa è la versione dell'omicidio data dal "Balilla", un ragazzo che faceva l'autista per i partigiani .

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