è stato un patriota, giornalista, geografo, politico socialista e irredentista italiano. Diresse giornali nella Trento asburgica e fu deputato al Parlamento di Vienna.Allo scoppio della Grande Guerra combatté per la parte Italiana, disertando la chiamata alle armi dell'Imperial Regio Esercito Austro-Ungarico. Catturato dagli austriaci, fu processato e impiccato per tradimento. Insieme a Guglielmo Oberdan, Fabio Filzi e Nazario Sauro è considerato tra le più importanti figure della causa dell'irredentismo italiano ed eroe nazionale. Nacque a Trento quando questa era ancora parte dell'Impero austro-ungarico, da Cesare, commerciante, e dalla nobildonna Maria Teresa Fogolari. Dopo aver frequentato il ginnasio a Trento, si sposta a Graz, dove incontra e si lega al gruppo dei marxisti tedeschi, e con loro fonda un giornale che verrà subito censurato; dopo approda a Firenze per frequentare l'università. Si laurea nel 1898 in lettere e successivamente consegue una seconda laurea in geografia. Seguendo le orme dello zio materno, don Luigi Fogolari (condannato a morte dall'Austria per cospirazione e poi graziato), abbraccia presto gli ideali patriottici dell'irredentismo. Successivamente agli studi universitari, si occupa di studi geografici e naturalistici e pubblica alcune apprezzate "Guide" di Trento e di altri centri della regione e l'importante volume "Il Trentino". Contemporaneamente si occupa di problemi sociali e politici e, alla testa del movimento socialista trentino, si batte per migliorare le condizioni di vita degli operai, per l'Università italiana di Trieste e per l'autonomia del Trentino. Nel 1900 fonda il giornale socialista "Il Popolo" e quindi il settimanale illustrato "Vita Trentina", che dirige per molti anni. Desiderando combattere per la causa trentina con la politica e farla valere dall'interno, nel 1911 si fa eleggere deputato al Reichsrat, il Parlamento di Vienna. Nel 1914 entra anche nella Dieta di Innsbruck. Si sposò con Ernesta Bittanti di Cremona, ed ebbe tre figli: Luigi (1901Livia (1907) e Camillo (1910). Il 17 agosto 1914, appena due settimane dopo lo scoppio della guerra austro-serba, abbandona il territorio austriaco e ripara in Italia. Diventa subito un propagandista attivo per l'intervento italiano contro l'Impero austro-ungarico, tenendo comizi nelle maggiori città italiane e pubblicando articoli interventisti su giornali e riviste. Il 24 maggio 1915, l'Italia entra in guerra. Battisti si arruola volontario e viene inquadrato nel Battaglione Alpini Edolo, 50ª Compagnia. Combatte al Montozzo. Per il suo sprezzo del pericolo in azioni arrischiate riceve, nell'agosto del 1915, un encomio solenne. Viene trasferito ad un reparto sciatori al Passo del Tonale e successivamente, promosso ufficiale, al Battaglione Vicenza del 6º Reggimento Alpini, operante sul Monte Baldo nel 1915 e sul Pasubio nel 1916. Nel maggio 1916 si trova a Malga Campobrun, in attesa dell'inizio della famosa Strafexpedition (15 maggio - 15 giugno 1916), con il sottotenente Fabio Filzi, riceve l'ordine di occupare il Monte Corno di Vallarsa (1765 m) sulla destra del Leno in Vallarsa, occupato dalle forze austro-ungariche. Nelle operazioni, molti Alpini caddero sotto i colpi austriaci, mentre molti altri furono fatti prigionieri. Tra questi ultimi si trovavano anche il sottotenente Fabio Filzi e il tenente Cesare Battisti stesso che, dopo essere stati riconosciuti, furono tradotti e incarcerati a Trento. La mattina dell'11 luglio, Battisti venne trasportato attraverso la città a bordo di un carretto, in catene e circondato da soldati. Durante il percorso, organizzato dalla polizia austriaca, numerosi gruppi di cittadini e milizie lo fecero bersaglio di insulti, sputi e frasi infamanti. La mattina seguente, il 12 luglio 1916, fu condotto insieme a Filzi al Castello del Buonconsiglio, durante il processo non si abbassò mai alle scuse, né rinnegò il suo operato e ribadì invece la sua piena fede all'Italia. Respinse l'accusa di tradimento a lui rivolta accusa basata sul fatto d'essere suddito asburgico passato alle fila nemiche e deputato del Reichstag. Egli si considerò invece soltanto soldato catturato in azione di guerra. Alla pronuncia della sentenza di morte mediante capestro per tradimento, Battisti prese la parola e chiese, invano, di essere fucilato invece che impiccato, per rispetto alla divisa militare che indossava. Il giudice gli negò questa richiesta e procedette invece ad acquistare alcuni miseri indumenti da fargli indossare, dando seguito alla sentenza. “Gli organi di stampa austriaci lo descrissero come «vigliacco», «disertore», «traditore dei suoi e dai suoi tradito»; il processo fu istruito senza garanzie per l’imputato, al quale venne negata anche la difesa di fiducia. L'esecuzione avvenne nel cortile interno del castello. Le cronache riportano che il cappio si spezzò, ma invece che concedergli la grazia com'era usanza, il carnefice ripeté la sentenza con una nuova corda. Cesare Battisti affrontò il processo, la condanna e l'esecuzione con animo sereno e con grande fierezza, nonostante la misera esposizione durante il tragitto in città, al fatto che fosse stato condotto alla forca vestito quasi di stracci e che non gli si permise di scrivere alla famiglia. Morì gridando in faccia ai carnefici: Viva Trento italiana! Viva l'Italia! Cesare Battisti è ricordato nel popolare canto La canzone del Piave, citato assieme a Nazario Sauro e Guglielmo Oberdan. A Trento, in epoca fascista ed al fine di mitizzare l'immagine dell'italianità di quella terra di confine, fu eretto un grande mausoleo sul Doss Trento, che sovrasta simbolicamente la città. La montagna su cui venne catturato viene adesso chiamata Monte Corno Battisti.
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