Ho aperto la finestra.
Un chiarore trema in alto ai primi raggi del sole nascosto dietro Monte Mauro, mentre un vento freddo passa silenzioso fra gli alberi ancora seminudi.
Pel vano della finestra senza tende guardo a questa al pallida e lieve, che sembra ridare al mondo l'effimera infazia della propria ora: non una nube nell'aria, non un moto sulla terra.
- Quivit, quivit!
È un grido di rondine, come lo traduceva Andersen in quelle favole da bambini, così delicate e profonde di passione anche per gli uomini. Le ultime viole scomparvero già sotto l'erba alta dei prati, dacché
una brina avvizzì tutti i fiori dei peschi, che ne rimasero freddolosi e
rabbrividiscono ancora in questa pura aria mattinale. Fiori e illusioni
cadendo lasciano sempre lo stesso freddo ai rami ed ai cuori, ma quelli
si vestono prontamente di foglie, questi non si coprono più che di
muffe.
Eccola." È risalita sotto la grondaia ad esaminare il vecchio nido e garrisce di gioia nel riconoscerlo intatto
Pasqua è giorno di letizia perché commemora la risurrezione Gesù. Ad accrescere negli animi la gioia concorre anche il fatto che essa cade in primavera. Ed è bello che questa celebrazione della vita sulla morte in cui fede si esalta cada nella più bella delle
stagioni quando tutta la natura si rinnova e sulla morte apparente di ieri afferma, come atto di amore, timida dapprima, poi intensa ed esuberante, vita di tutti gli esseri.
Alfredo Oriani
Nessun commento:
Posta un commento