giovedì 27 novembre 2025

Taras Scevcenko

Taras Scevcenko

Il 25 febbraio del 1814, in un villaggio non lontano da Kiev, Morì a San Pietroburgo il 10 maggio del 1861
Gregorio Shevchenko, servo della gleba, ebbe il suo 3° figlio e lo chiamò Taras. Un figlio di servi era, naturalmente, servo a servo a sua volta. Taras fu mandato a scuola, e rapidamente imparò a leggere e scrivere, ma ben presto la miseria sempre più grave, lo costrinse al lavoro di pastore. La mattina usciva prima dell'alba, si recava nella steppa e trascorreva le sue giornate in solitudine. Trascorsa l'infanzia, Taras divenne servo di un gentiluomo che lo portò con sè a San Pietroburgo. In questa città la sua vita ebbe una svolta: conobbe un bravo pittore, Sòcenko, il quale fece in modo che Taras ottenesse la cosa per lui più importante: la libertà. Divenuto libero, pubblicò la prima raccolta dei suoi versi. Il successo fu grandissimo. Egli fu il primo poeta ad affrontare il problema ucraino, fu il primo ad occuparsi della vita dei contadini. Ma con troppa audacia il poeta s'era lanciato nell'impresa di rivendicare la libertà della sua patria, e così nel 1847 la polizia dello Zar arrestò Taras Shevchenko. Ottenne la libertà solo dopo 10 anni di prigionia. Nello stesso anno finalmente libero, fu preso all'Accademia delle Belle Arti di Briullov. Ricevette numerosi riconoscimenti tra cui 2 medaglie di argento. Quando abitava a san Pietroburgo, intraprese tre viaggi in Ucraina, nel 1843, 1845 e nel 1846. le condizioni di estrema povertà nella quali versavano gli abitanti del suo villaggio natale ebbero un profondo impatto sulla poesia e la pittura dell'artista. Durante questi viaggi fece visita ai suoi cugini e i suoi parenti ancora in condizione di servi e incontrò alcuni importanti scrittori e intellettuali ucraini tra cui Hrebinka, Kulish e Maksymovych. Nel 1844, afflitto dall'oppressione zarista e dalla distruzione della sua amata Ucraina, Shevchenko decise di riportare in un album una serie di dipinti che ritraevano le rovine storiche e i monumenti culturali della sua madrepatria, che intitolò Picturesque Ukraine.
Nell'aprile del 1847 venne arrestato con l'accusa di far parte di una società politica segreta, che aspirava ad una serie di riforme politiche all'interno dell'impero russo. Fu rinchiuso nella prigione di San Pietroburgo, successivamente una sentenza dello zar Nicola lo condannò in esilio. Solo nel 1857 Shevchenko fu liberato, ma non gli fu permesso di tornare a San Pietroburgo. Nel maggio del 1859 ottenne il permesso di entrare in Ucraina, dove decise di acquistare un pezzo di terra non lontano dal pesino dove era cresciuto. Ma nel luglio di quello stesso anno fu arrestato per la terza volta, ma nel giro di poco tempo fu rilasciato ed gli fu concesso di tornare a San Pietroburgo. Shevchenko trascorse gli ultimi anni della sua vita lavorando su nuovi libri di poesia, nuovi dipinti e riesaminando alcuni suoi vecchi scritti, che pubblicò in breve. Morì e fu prima seppellito a San Pietroburgo e poi trasportato in Ucraina secondo quanto aveva scritto nel suo poema-testamento (Zapovit). Qui venne seppellito sulle rive del fiume Dnepr vicino la città di Kaniv. Dove sorgeva un tempo la sua lapide, oggi si può ammirare il Museo di Kaniv. Shevchenko, poeta che ebbe un grande impatto sulla letteratura ucraina, morì qualche giorno prima che fosse proclamata la liberazione di tutti gli schiavi, sotto il regno dello zar Alessandro II.

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