conosciuta anche come Donna Rachele,
fu la consorte di Benito Mussolini.
Rachele, ultima di cinque sorelle, era figlia di contadini. Frequentò la scuola elementare dove incontrò per la prima volta Benito che, maestro elementare, sostituiva talvolta la madre, Rosa Maltoni. All'età di otto anni rimase orfana di padre: cominciò così per la sua famiglia un periodo di estrema miseria, umiliazione e fame. Si trasferirono a Forlì, dove Rachele andò a servizio in alcune ricche famiglie. Nel 1909, Benito convocò il padre Alessandro Mussolini e la madre di Rachele, entrambi rimasti vedovi, comunicando loro che avevano intrapreso una stabile relazione e indicando Rachele con una rivoltella in mano minacciò di uccidere la giovane e se stesso se non avesse ottenuto il permesso di sposarla. In seguito, durante e dopo il ventennio fascista, come Donna Rachele convisse con Mussolini fin dal gennaio 1910 a Forlì e ne ebbe una figlia, Edda, prima del matrimonio. Benito Mussolini sposò poi Rachele una prima volta con rito civile il 17 dicembre 1915 durante una degenza come ferito di guerra all'ospedale di Treviglio ed una seconda volta con rito religioso nel 1925, quando era ormai presidente del Consiglio.
La coppia ebbe cinque figli:
Molte fonti concordano nell'affermare che Donna Rachele avesse un temperamento severo e autoritario, a volte anche più del marito: fu per esempio contraria ad ogni atto di clemenza nei confronti del genero Galeazzo Ciano dopo il processo di Verona e peggiorò per questo i rapporti con la figlia Edda, che la definì "il vero dittatore di casa. Dopo la fine della guerra, Donna Rachele e i figli Romano e Anna Maria furono mandati al confino ad Ischia, dove rimasero fino al 1957. Questa data segna anche il ritorno della salma del Duce a Predappio in seguito alle numerose istanze di Donna Rachele. Dopo questa data, si ritirò a Villa Carpena, in provincia di Forlì, dove trovò nella solidarietà delle persone i mezzi per vivere nei "suoi famosi orto e pollaio". Da notare che Donna Rachele percepì una pensione di reversibilità che ammontava a 600.000 lire mensili (in pratica, uno stipendio da impiegato dell'epoca) solamente a partire dal 1975: risultò infatti che Mussolini non aveva percepito alcuno stipendio dallo Stato, quindi i contributi non risultavano versati e di conseguenza non aveva accesso alla pensione. Ciò avvenne per interessamento del segretario missino Giorgio Almirante.
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