Sacerdote
Kety, Polonia, 1390 - Cracovia, notte di Natale, 1473
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico
«All’Ateneo
da me tanto amato auguro la benedizione della Santissima Trinità e la
perpetua protezione di Maria, Sede della Sapienza, come anche il
patrocinio fedele di san Giovanni da Kety, suo professore più di 500
anni fa». Così Giovanni Paolo II, in visita a Cracovia il 9 giugno
1979, ha ricordato il “professore santo” di quell’università. Giovanni
da Kety (una cittadina polacca a sud-ovest di Cracovia), detto anche
Giovanni Canzio, intraprende gli studi con risultati subito brillanti. E
a 27 anni è docente di filosofia. Poi intraprende anche studi di
teologia, e a 34 anni viene ordinato sacerdote, ma continua a insegnare
per alcuni anni, perché questa è la sua passione. Più tardi viene
inserito nel clero della collegiata di San Floriano in Cracovia: una
chiesa che è stata costruita nel XII secolo in un paese ancora di
campagna, poi raggiunto e assorbito dallo sviluppo della città, divenuta
capitale della Polonia. Compie una breve esperienza parrocchiale in
provincia e poi torna a stabilirsi nuovamente in Cracovia, risalendo
sull’amata cattedra universitaria. In qualità di precettore dei prìncipi
della casa reale polacca, talvolta non poteva esimersi dal partecipare
a qualche festa. mondana. Un giorno si presentò a un banchetto in
abiti dimessi e venne messo alla porta da un domestico. Giovanni andò a
mutarsi d'abito e tornò alla villa dove si dava il ricevimento.
Questa volta poté entrare, ma durante il pranzo un malaccorto
inserviente gli rovesciò un bicchiere sul vestito. Giovanni sorrise
rassicurante: "E’ giusto che anche il mio abito abbia la sua parte: è
grazie a lui che sono potuto entrare qui".
Ma “stabilirsi” è
un’espressione impropria. Infatti il professore Giovanni ama la strada
quanto la cattedra, gli affamati di sapere e gli affamati di pane. Ama
la strada, poi, come “luogo” tipico dei poveri, sempre alla ricerca di
un aiuto. E sul loro percorso amaro, i poveri di Cracovia incontrano
spesso Giovanni il Professore; lo vedono entrare nei loro miseri
rifugi, portando loro quello che spesso è necessario a lui. Ne sfama
tanti, non con le ricchezze che non possiede, ma con la sua paga di
insegnante e con i suoi digiuni. E poi la strada, per lui, è quella del
pellegrinaggio. Il suo viaggio più lungo è quello in Terrasanta,
compiuto a piedi fin dov’era possibile. Poi va pellegrino a Roma. Per
quattro volte. E sempre assolutamente a piedi, andata e ritorno. Umile
camminatore e compagno di viandanti e di poveri lungo le antiche “vie”
che conducono al Sud, al Paese del sole, Giovanni diventa anche il
consigliere e il sostenitore dei suoi concittadini più indifesi e soli.
Autorevole maestro quando siede in cattedra, gli si attribuiscono anche
commenti alla Bibbia e a san Tommaso. Ma ciò che spinge la gente di
Cracovia a “gridarlo santo” dopo la morte sono le lezioni di amore che
teneva lungo le strade e nelle case, tra malnutriti e ammalati. Nel
1600, papa Clemente VIII lo proclama venerabile, e il suo corpo viene
più tardi trasferito nella chiesa di Sant’Anna in Cracovia. Nel 1767,
papa Clemente XIII lo iscrive tra i santi. Al ricordo di Giovanni è
consacrata una cappella nella chiesa di San Floriano, dove a metà del
XX secolo iniziava il suo servizio di vicario parrocchiale il giovane
sacerdote Karol Wojtyla.
In Polonia viene ricordato il 20 ottobre. È
stato proclamato patrono dell'arcidiocesi di Cracovia, degli
insegnanti delle scuole cattoliche e della “Caritas”.
Martirologio Romano
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