Agli uomini che avean elmo e corazza,
che avean la spada e la ferrata mazza,
Dicea: “Gesù nessuna guerra vuole,
Vuoi che vi amiate sotto il dolce sole”.
Dicea: “Gesù non vuol nessuna guerra
vuol che vi amiate sulla dolce terra.
La tortorella mai non piange sola:
Presso ha il compagno che la racconsola.
Le piccole api fanno lor cellette!
Concordi, e ognuna un po’ di miei vi mette;
Le rondinelle van per miglia e miglia
Concordi, e ognuna un chicco solo piglia.
Amatevi anche voi, dunque! Lasciate
Il ferro e l’ira! Amatevi e cantate!”.
E a quei che avean sol cenci, ai poverelli,
parlava come a teneri fratelli.
Dicea: “Se fame vi rimorde, o sete,
Vostro è il mio pan, vostro il mio vin: prendete!”.
E il bianco pan, l’alfore colme, i rari
panni, le fibbie, i nitidi calzari,
la morbida e sottil giubba di seta,
tutto ei donava con faccia lieta,
fin la cintura pallida d’argento:
e più donava e più vivea contento.
Ma quando nulla gli rimase in dosso
fuor che un bigello assai ruvido e grosso,
a mo’ d’uccel che frulla, in un giocondo
impeto, uscì cantando in mezzo al mondo:
Lodato sia il Signore
a tutte l’ore!
Lodato sia che alzò i turchini cieli,
che dai notturni veli
delle tenebre oscure
cavò le palpitanti creature.
Cavò dal buio il sole,
il mio fratello sole!
Grande lo fe’, magnifico, raggiante,
a sé rassomigliante.
Lodato sia con mia sorella luna.
Bianca la fede il mio Signor come una
perla del mare,
e di gemmate rare
la volle incoronare!
Lodato sia col mio fratello fuoco.
Egli è robusto, allegro, ardimentoso:
veglia nell’ombra e non ha mai riposo,
monta ostinato e non si stanca al gioco.
Lodato sia con mia sorella acqua.
Pura la volle Iddio, semplice e casta:
serve all’uom preziosa,
bacia i fioretti e fugge vergognosa.
Lodato sia col mio fratello vento,
col nuvolo e sereno ed ogni tempo
onde ha ogni vita il suo sostentamento.
Lodato sia con la mia madre terra.
Assai tesori ella nel grembo serra,
e porta i frutti e la foresta acerba,
i fior, gli uccelli coloriti, e l’erba.
Mettete l’ali al cuore
e lodate il Signore!
Così cantava; e su gli eretti steli
rideano i fiori, e gli uomini crudeli
sentiano il cuor puro e leggiero farsi;
e i ruscelletti alla campagna sparsi
moveansi lesti ad abbracciargli il piede
come il fanciul che a un tratto il babbo vede;
e le irrequiete rondini dai tetti
facean silenzio, e giù pe’ chiari e schietti
azzurri a volo discendeano calme
a passeggiarli su le aperte palme.
Così cantava da mattina a sera;
e quando il buio intorno al capo gli era
sul nudo suol che gli facea da cuna
dormia sognando la sorella luna.
di Angiolo Silvio Novaro
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