Adolescente
Riva di Chieri, Torino, 2 aprile 1842 - Mondonio, Asti, 9 marzo 1857
Patronato: Pueri cantores, Chierichetti, Gestanti
Etimologia: Domenico = consacrato al Signore, dal latino
Allievo di Don Bosco, Domenico Savio è molto amato e invocato come “il santo delle culle e delle partorientiˮ. Nasce nel 1842 a Riva di Chieri (Torino) in una famiglia povera ma molto religiosa, secondo di dieci fratelli. Il padre Carlo è un fabbro ferraio. La madre, Brigida Gaiato, fa la sarta. A cinque anni “Minotˮ, come lo chiamano in famiglia, serve già la Messa e spesso arriva in chiesa prima del sacerdote: aspetta fuori al freddo, sotto la pioggia o la neve. Ammesso alla Prima Comunione a soli sette anni (un privilegio per l’epoca poiché questo sacramento veniva concesso ai dodicenni) diventa un chierichetto modello. I suoi amici sono Gesù e la Mamma Celeste, il suo sogno è diventare santo. Un giorno a scuola viene incolpato ingiustamente da due compagni che invece di portare in aula un ciocco di legno, come facevano tutti gli scolari per alimentare la stufa, riempiono la stessa di neve. Domenico non si difende, viene punito dal maestro e messo in ginocchio sul pavimento. Appresa la verità il maestro chiede a Domenico perché non si sia difeso; il bambino risponde semplicemente che anche Gesù, accusato ingiustamente, non si era ribellato. Il 29 ottobre 1854 San Giovanni Bosco lo accoglie nel suo oratorio San Francesco di Sales, a Valdocco (Torino). Domenico a dodici anni, convinto della sua decisione, desidera diventare prete. Molto intelligente, studia con profitto. È servizievole; osserva con scrupolo le regole dell’oratorio; svolge con meticolosità ogni incombenza, dal ramazzare i pavimenti all’insegnare il catechismo ai bambini più piccoli. I dettagli sulla vita di Domenico Savio si possono trarre dalla sua biografia scritta da Don Bosco. Con l’intenzione di attirare i suoi coetanei all’insegnamento di Gesù, il giovane Domenico, molto devoto alla Madonna, insieme ad un gruppo di amici, fonda la “Compagnia della Immacolataˮ. I loro propositi sono: pregare, trasmettere agli altri gioia e serenità, cercare di migliorare e di riprendere con delicatezza, evitando di offendere o umiliare, il comportamento indisciplinato dei ragazzini più prepotenti, e di motivarli a non dire parolacce. Con loro Domenico è allegro, generoso, disposto ad aiutare nei compiti, a consolare chi è triste. È vicino ai giovani appena arrivati in oratorio e li aiuta ad ambientarsi nella nuova casa. Spesso si tratta di orfani, bambini di strada che vivono di espedienti, analfabeti, abbrutiti dalla miseria. Eppure la dolce bontà di Domenico conquista tutti e le sue azioni quotidiane, anche le più piccole, offrono il buon esempio per compiere il Bene. Un giorno si trova per la strada e sente un uomo bestemmiare. Gli si avvicina e gli chiede gentilmente la via che conduce all’oratorio di Don Bosco. L’uomo non lo sa. Allora Domenico, fiducioso e quasi implorante, gli chiede un altro favore: non bestemmiare il nome santo di Dio. L’uomo, stupito, prova ammirazione per quel ragazzino e dandogli ragione, promette di abbandonare il brutto vizio. Trascorrono tre anni quando Domenico, dal fisico gracile, si ammala gravemente ai polmoni e all’epoca non esisteva cura. Il 9 marzo del 1857, poco prima di compiere quindici anni, muore a Mondonio, una frazione di Castelnuovo Don Bosco (Asti), dove la famiglia si era trasferita per motivi di lavoro. Il sogno di diventare santo si avvera il 12 giugno 1954 con la sua canonizzazione, proclamata da papa Pio XII. Dal 1914 il suo corpo riposa a Torino, accanto a quello di San Giovanni Bosco, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice. San Domenico Savio protegge i giovani studenti, i chierichetti e i Pueri Cantores (cori di voci bianche che accompagnano la liturgia della Chiesa cattolica con il loro canto). Viene invocato soprattutto dalle gestanti e dalle partorienti in seguito a un fatto prodigioso: mentre sua madre Brigida, in attesa di un altro figlio, per il sopraggiungere di complicazioni per un parto difficile, è in pericolo di vita, Domenico non viene avvertito, ma ha una visione: la Madonna gli preannuncia il desiderio di guarirla. Ricevuto il permesso di allontanarsi da Valdocco, si reca dalla madre, l’abbraccia stretta e le posa sul collo un’immagine della Mamma Celeste, confezionata da lui stesso. Dopo quell’incontro la mamma partorisce felicemente una sorellina, Maria Caterina. Quell’immagine diventa “l’abitino di San Domenico Savioˮ, un piccolo scapolare di stoffa con l’effigie del giovane santo, indossato ancora oggi con devozione dalle gestanti.
Autore: Mariella Lentini
Nessun commento:
Posta un commento