“Telemaco d’Ulisse, perchè triste?”
Nell’alta sala del convito, diva
terrestre, al giovinetto Elena argiva
si volge amica e: “perchè piangi?” insiste.
“Perché l’aedo di mio padre errante
che cerca invano l’isola natìa,
narrò la vita e le sfortune… oh, quante!
e in me discende la malinconia…”.
Cosi risponde, lacrimando, il figlio
dell’Itacense ed Elena commossa
versa a stille per lui nell’onda rossa
del vino un filtro che gli asciughi il ciglio.
Il filtro che guarisce ogni dolore,
magico suco d’una egizia pianta
che vince i mali tormentosi e incanta
più di sirena il travagliato cuore… Telemaco sentì per ogni vena
ambrosia e miele. Come una sorgente
l’anima gli cantò beata, piena
di speranza, di fede…, era il NEPENTE!
Era il filtro giocondo della gioia,
era il filtro vocale della vita,
era una melodia dolce, infinita
e chi la beve non conosce noia!
Versato, a stille, dalla rosea mano
che scintillava carica d’anelli,
oggi il NEPENTE in ogni cuore umano
nuota e lo versa a noi
Non ce ne dona poche stille avare,
ma un’onda inesauribile, fluente;
ce ne versa un mare.
VittortoEmanuele Bravetta
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