ASSIDUE, COME GEMME PURE
Assidue, come gemme pure,
lagrime dileguano. Aduna
il chiarore sul terreno di sterpi
stretto, folto come una boscaglia, la volpe
che uno screzio d’oro estenua e abbaglia
al filo tagliente della luna, ed occhi
ti hanno guardato in faccia
perché l’opera risplende. Divelta
a una fontana è un po’ di acqua fatua
vana e sono arsi gli spazi
esili dei colli, grigie le foglie
nell’aria che s’allontana. Timide,
sparse di sudore gelido le soglie,
l’arcuato vivere il sudato specchio
umido raccoglie, la morte in cui ti specchi.
Falsa la riga veloce il tornio
e quanto la volontà di vivere
di crescere tarda è a rispondere
vedi umida nei secchi.
Lorenzo Calogero
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