venerdì 17 gennaio 2025

I DUE FANCIULLI

Era il tramonto: ai garruli trastulli

erano intenti, nella pace d’oro

dell’ombroso viale, i due fanciulli.

Nel gioco, serio al pari d’un lavoro,

corsero a un tratto, con stupor de’ tigli,

tra lor parole grandi più di loro.

A sè videro nuovi occhi, cipigli

non più veduti, e l’uno e l’altro, esangue,

ne’ tenui diti si trovò gli artigli,

e in cuore un’acre bramosia di sangue;

e lo videro fuori, essi, i fratelli,

l’uno dell’altro per il volto, il sangue!

Ma tu, pallida (oh! i tuoi cari capelli

strappati e pésti!), o madre pia, venivi

su loro, e li staccavi, i lioncelli,

ed “A letto„ intimasti “ora, cattivi!„

A letto, il buio li fasciò, gremito

d’ombre più dense; vaghe ombre, che pare

che d’ogni angolo al labbro alzino il dito.

Via via fece più grosse onde e più rare

il lor singhiozzo, per non so che nero

che nel silenzio si sentia passare.

L’uno si volse, e l’altro ancor, leggiero:

nel buio udì l’un cuore, non lontano

il calpestìo dell’altro passeggero.

Dopo breve ora, tacita, pian piano,

venne la madre, ed esplorò col lume

velato un poco dalla rosea mano.

Guardò sospesa; e buoni oltre il costume

dormir li vide, l’uno all’altro stretto

con le sue bianche aluccie senza piume;

e rincalzò, con un sorriso, il letto.


G. Pascoli

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