Nacque
a da Mario Berlinguer (avvocato, deputato socialista) e Maria Loriga.
La famiglia, appartenente alla nobiltà terriera sassarese.questo gli
permise di crescere in un ambiente culturalmente assai evoluto (il
nonno, suo omonimo, era il fondatore del giornale "La Nuova Sardegna", e
fu amico di Garibaldi e di Mazzini . Era parente di Francesco Cossiga
(le rispettive madri erano cugine tra loro) ed entrambi erano parenti
di Antonio Segni. Nel 1943 Berlinguer si iscrisse al Partito Comunista
Italiano e ne organizzò la sezione sassarese, svolgendo un'intensa
attività di propaganda. Nel gennaio del 1944 la fame spinse la
popolazione a saccheggiare i forni della città e Berlinguer fu accusato,
a torto, di esserne stato uno degli istigatori. Fu quindi arrestato e
tenuto in carcere per tre mesi, dopo i quali fu prosciolto dalle accuse e
liberato. Dopo la sua scarcerazione, il padre lo portò a Salerno. Nella
città campana il padre gli presentò Palmiro Togliatti, che era stato
suo compagno di scuola. Berlinguer fece una buona impressione e perciò
nel maggio del 1945 fu inviato a Milano, dove collaborò con Luigi Longo e
Giancarlo Pajetta. Dopo un breve periodo come vicesegretario del PCI in
Sardegna, Togliatti lo richiamò a Roma. Nel 1949 fu nominato segretario
della Federazione Giovanile Comunista Italiana, carica che avrebbe
mantenuto sino al 1956 e l'anno seguente divenne segretario della
Federazione Mondiale della Gioventù Democratica. Il 29 settembre 1957
sposò a Roma Letizia Laurenti, da cui ebbe quattro figli: Bianca Maria,
Maria Stella, Marco e Laura. Eletto per la prima volta deputato nel
1968, per il collegio elettorale di Roma, si fece portavoce della
corrente progressista e popolare del partito. Nominato, nel corso del
XII congresso, vice-segretario nazionale, guidò nel 1969 una delegazione
del partito ai lavori della conferenza internazionale dei partiti
comunisti che si tenne a Mosca; in tale occasione, trovandosi in
disaccordo con la "linea" sovietica, a sorpresa rifiutò di sottoscrivere
la relazione finale. La presa di posizione, inattesa quanto
"scandalosa", fu memorabile: tenne il discorso decisamente più critico
in assoluto fra quelli che mai leader comunisti abbiano tenuto a Mosca,
rifiutando tassativamente la "scomunica" dei comunisti cinesi e
rinfacciando a Leonid Brežnev che l'invasione sovietica della
Cecoslovacchia (che definì espressivamente la "tragedia di Praga") aveva
solo evidenziato le radicali divergenze affioranti nel movimento
comunista su temi fondamentali come la sovranità nazionale, la
democrazia socialista e la libertà di cultura. Nel1972, la sua
segreteria fu caratterizzata da un lato dal tentativo di collaborare con
la DC nella prospettiva di realizzare riforme sociali ed economiche che
considerava indispensabili, dall'altro dalla convinzione della
necessità di rappresentare un nuovo comunismo indipendente dall'URSS
(chiamato "eurocomunismo").Negli anni in cui Berlinguer fu segretario il
PCI raggiunse il suo massimo storico, il 34,4% del '76, e alcuni
affermano che questo risultato sia stato ottenuto principalmente per
merito di Berlinguer. Dopo una legislatura da parlamentare europeo
(eletto nel 1979 per le liste del PCI), in vista delle successive
elezioni del 1984 Berlinguer si recò a Padova il 7 giugno, sul palco di
Piazza della Frutta, dove effettuò un comizio. Mentre si apprestava a
pronunciare la frase "Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada
per strada, azienda per azienda" venne colpito da un ictus.
Evidentemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine,
nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse: "Basta,
Enrico!". Alla fine del comizio rientrò in albergo dove si addormentò
sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Dopo il consulto
con un medico, venne trasportato all'ospedale Giustinianeo e ricoverato
in condizioni drammatiche. Morì l'11 giugno, a causa di una emorragia
cerebrale.
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