mercoledì 2 agosto 2023

Tito Speri



(Brescia, 2 agosto 1825 – Mantova, 3 marzo 1853)
è stato un patriota italiano.
Partì come volontario alla prima guerra di indipendenza nel 1848, dopo il successivo armistizio ritornò a Brescia dove coadiuvò il comitato clandestino a preparare l'insurrezione delle Dieci giornate di Brescia. Comandò la difesa di Porta Torrelunga (l'attuale Piazza Arnaldo) e della piazza che oggi porta il suo nome. L'insurrezione scoppiò approfittando della partenza di parte dell'esercito austriaco verso il Piemonte, e si concluse il 1º aprile 1849, vedendo lo Speri protagonista di vari scontri armati. Con la capitolazione della città, il patriota si rifugiò nel cantone italiano a Lugano, fino a scendere verso Torino per aderire ai moti mazziniani. Rientrò poi a Brescia dopo l'amnistia. Ma la sua attività cospirativa fu scoperta e Tito Speri arrestato; venne condannato a morte nel 1853 tramite impiccagione a Belfiore, nel Quadrilatero austriaco. Il monumento a Tito Speri (innalzato nell'omonima piazza di Brescia) venne inaugurato solennemente il 1º settembre 1888. Resta famosa una poesia a lui dedicata da Giulio Uberti.
"Caro Cavalletto, domani finalmente vado a morire.
Anzi di più, vado a ricevere il premio che Dio promette a coloro, che anche errando, non commettono errore che nell’uso dei mezzi. Come è vero che Iddio esiste così è vero che io non ho altro cercato che la Verità…
Certamente avrei gran cose a dire al mio Paese…(con) la chiaroveggenza che si acquista in questi momenti, ma non ho tempo né modo di farlo; epperciò faccio voto perché domani dopo che avrò subita la formalità voluta dall’umana giustizia, io possa, o correggermi dalle mie illusioni, o parlare a Dio con tanta eloquenza da poterlo comunemente parlando, commuovere.
Del resto ti assicuro di aver passato tre giorni veramente invidiabili: nella mia vita ho qualche volta gustato delle gioie, ma te lo assicuro, in confronto a quello che provo in questi momenti esse non furono che miserabile fango.
… Ma domani mattina mi conducono fuori; quindi al mondo non posso fare più niente. Oh quante cose avrei da dirti, quante!... quante!... ma non posso, non ho tempo, non posso.
Ti basti sapere che io ti comando di vivere, di alimentare quel fuoco di virtù che ti scorre nelle vene…Ai nostri concittadini parla sempre francamente la verità ed anche insegna loro che devono aspettarsi la vera salute.
Io ho perdonato a tutti ed in compenso ho chiesto perdono a tutti coloro che per avventura avessi offeso. Io non vado alla forca bensì alle nozze, è l’anima che ti parla…
Dal carcere, 2 marzo 1853, ore dieci di sera. Tito Speri

 

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