nome completo Maria Grazia Cosima Deledda
(Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936)
è stata una scrittrice e traduttrice italiana,
vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Nacque a Nuoro, penultima di sei figli, in una famiglia benestante. Il padre, Giovanni Antonio, era un imprenditore e agiato possidente, fu poeta improvvisatore e sindaco di Nuoro nel 1892. La madre, Francesca Cambosu, era una donna religiosissima e allevò i figli con estremo rigore morale. Dopo aver frequentato le scuole elementari, Grazia Deledda venne seguita privatamente da un professore ospite di una sua parente che le impartì lezioni di italiano, latino e francese. I costumi del tempo non consentivano alle ragazze un'istruzione completa, degli studi regolari. Successivamente approfondì, da autodidatta, gli studi letterari. Esordì come scrittrice con alcuni racconti pubblicati sulla rivista "L'ultima moda" quando affiancava ancora alla sua opera narrativa quella poetica. Nell'azzurro, pubblicato da Trevisani nel 1890 può considerarsi la sua opera d'esordio. Nel 1900, sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, conosciuto a Cagliari; nell'ottobre del 1899 la scrittrice si trasferì a Roma e in seguito alla pubblicazione di Anime oneste del 1895 e di Il vecchio della montagna del 1900, oltre alla collaborazione sulle riviste "La Sardegna", "Piccola rivista" e "Nuova Antologia", la critica inizia ad interessarsi alle sue. Nel 1903 pubblica Elias Portolu che la conferma come scrittrice e la avvia ad una fortunata serie di romanzi e opere teatrali. Fu presto riconosciuta e stimata all'estero. La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (Santu Predu), è adibita a museo. Grazia Deledda fu anche traduttrice, è sua infatti una versione di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac. La narrativa della Deledda si basa su forti vicende d'amore, di dolore e di morte sulle quali aleggia il senso del peccato, della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità. Portando alla luce l'errore e la colpa, la scrittrice sembra costringere il lettore a prendere coscienza dell'esistenza del male e nel contempo a fare i conti col proprio profondo, nel quale certi impulsi, anche se repressi, sono sempre presenti. Indubbiamente le spetta un posto da comprimaria nel primo novecento, insieme a Pirandello, anche lui Premio Nobel, a distanza di appena dieci anni. È noto che la giovanissima Grazia Deledda, quando ancora collaborava alle riviste di moda, si rese conto della distanza che esisteva tra la stucchevole prosa in lingua italiana di quei giornali e la sua esigenza di donna sardofona di impiegare una lingua italiana più vicina alla realtà antropologica della società dalla quale proveniva. Si era proposta perciò di costruire una letteratura sarda, cioè una letteratura sarda anche in lingua italiana che rispondesse a quello sguardo antropologico col quale gli scrittori guardavano il loro popolo e costruivano le grandi letterature nazionali. Negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, quelli in cui la scrittrice si dedica alla ricerca di un proprio stile, concentra la sua attenzione, sull'opera e sul pensiero di Tolstoj. La lettura dei russi trova la Deledda predisposta già dal suo intento letterario narrativo a trovare conferma che anche la Sardegna. Una voce nuova come era stata quella degli scrittori russi, quella degli scrittori di frontiera che doveva poi esplodere nel Novecento. Le è stato dedicato un cratere di 32 km di diametro sul pianeta Venere. Un traghetto porta il suo nome, Deledda. Il compositore nuorese Ignazio Pes le ha dedicato varie composizioni vocali e strumentali, ispirate ad alcuni romanzi e poesie. Nel 1926 riceve, seconda donna ad essere insignita di tale onorificenza, il Nobel per la letteratura. Il suo romanzo autobiografico, Cosima, uscirà nel 1937, ad un anno dalla morte, avvenuta a Roma il 15 agosto 1936.
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