
La notte di Capodanno o meglio, la vigilia di Capodanno è chiamata notte di San Silvestro.
Perché si chiama proprio in questo modo?
Il giorno 31 dicembre è una data dedicata proprio al santo, nonché Papa Silvestro, il 33° vescovo della città di Roma. San Silvestro quindi è il traghettatore, colui che guida e trasporta le anime e le persone, verso il Nuovo Anno. Il Papa Silvestro comunque è stato un personaggio importante nella storia della cristianità, in quanto è sotto il suo pontificato che la Roma pagana lasciò il posto a quella cristiana, pur conservando alcuni riti e cerimonie.
Il 31 dicembre del 335 è stato proprio il giorno della morte del Papa Silvestro.
E’ curioso ricordare che, fino al 1700, le città festeggiavano il Capodanno quando più gli era consono, per motivi interni di politica e cancelleria. A Venezia si festeggiava il 1 marzo, a Firenze il 25, a Parigi si cominciava a contare l’anno dalla Pasqua. Nel medioevo comunque il 1 Gennaio veniva riconosciuto come il giorno della Circoncisione di Gesù Cristo.
Le tradizioni italiane: tra rito e superstizione
In Italia, la notte di San Silvestro è un concentrato di gesti simbolici che si ripetono di generazione in generazione:
Lenticchie: mangiarle allo scoccare della mezzanotte è un augurio di prosperità e abbondanza, perché ricordano piccole monete.
Biancheria rossa: indossata come segno di buon auspicio, fortuna e vitalità.
Fuochi d’artificio: per scacciare gli spiriti negativi e “fare rumore” contro la sfortuna.
Brindisi di mezzanotte: spesso con spumante o prosecco, accompagnato da abbracci e buoni propositi.
In molte regioni resistono anche usanze più antiche, come buttare oggetti vecchi (oggi solo simbolicamente) per liberarsi del passato e fare spazio al nuovo.
San Silvestro degli italiani nel mondo
Per gli italiani all’estero, San Silvestro assume un significato ancora più profondo. È una festa che unisce memoria e identità. Che si trovino in Europa, nelle Americhe o nei Caraibi, molti italiani cercano di ricreare almeno un frammento della notte di casa: un piatto tradizionale, una chiamata ai familiari, un brindisi “in italiano”.
Nelle comunità italiane all’estero:
le cene tra connazionali sostituiscono spesso i grandi veglioni;
il fuso orario costringe a festeggiare due volte: prima con l’Italia, poi con il Paese che ospita;
il Capodanno diventa un momento di riflessione personale, soprattutto per chi vive da anni lontano.
In luoghi come la Repubblica Dominicana, San Silvestro si fonde con il clima tropicale e con le tradizioni locali, ma conserva un cuore profondamente italiano: la tavola, il racconto, la nostalgia, la speranza.
Un rito che resiste
In un mondo sempre più veloce e globalizzato, San Silvestro resta uno dei pochi riti collettivi ancora condivisi. Cambiano le modalità, i luoghi, le abitudini, ma resta il bisogno umano di fermarsi un attimo, guardare indietro e augurarsi che l’anno che viene sia migliore.
Per gli italiani, ovunque si trovino, la notte di San Silvestro non è solo una festa: è un modo per sentirsi ancora parte di una storia comune.
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