martedì 9 novembre 2021

9 novembre Santa Elisabetta della Trinità

 

Vergine carmelitana
Bourges, Francia, 18 luglio 1880 - Digione, Francia, 9 novembre 1906

Elisabeth Catez nacque nel Campo d’Avor presso Bourges e fu battezzata quattro giorni dopo. Nel 1887 la famiglia si trasferì a Digione; quello stesso anno le morì il padre. Il 19 aprile 1890 ricevette la Prima Comunione, l'anno dopo il sacramento della Confermazione. Nel 1894 emise il voto privato di verginità. Sentendosi chiamata alla vita religiosa, chiese alla madre il permesso di poter entrare al Carmelo: poté riuscirci solo al compimento della maggiore età. Il 2 agosto 1901 Elisabeth entrò quindi nel Carmelo di Digione dove l'8 dicembre 1901 vestì l'abito religioso, assumendo il nome di suor Elisabetta della Trinità. Pochi mesi dopo aver emesso la professione religiosa, avvenuta l’11 gennaio 1903, le si manifestarono i sintomi del morbo di Addison: l’accettò col sorriso, certa di essere immersa nell’unione delle Tre Persone divine. Morì ventiseienne il 9 novembre 1906. È stata beatificata da san Giovanni Paolo II il 25 settembre 1984 in piazza San Pietro a Roma. Il 3 marzo 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosceva un miracolo ottenuto per intercessione di lei, aprendole quindi la via per la canonizzazione, che è stata fissata a domenica 16 ottobre 2016. Il morbo ebbe un decorso piuttosto lungo e doloroso, ma verso l’autunno sembrò avviarsi verso la fine. Il 1° novembre, suor Elisabetta pronunciò le sue ultime considerazioni: «Tutto passa! Alla sera della vita resta solo l’amore. Bisogna fare tutto per amore…». Fu in stato precomatoso per i nove giorni seguenti, finché, in un ritornare momentaneo della coscienza, fu udita mormorare: «Vado alla luce, all’amore, alla vita». Morì il mattino del 9 novembre 1906, a soli 26 anni. Come la sua consorella e contemporanea santa Teresa di Gesù Bambino, anche Elisabetta della Trinità fu una grande mistica, che seppe penetrare l’essenza dell’Amore «troppo grande» di Dio, in intima comunione con i suoi «Tre», come lei si esprimeva familiarmente parlando della Santissima Trinità, il perno della sua vita. Pur essendo vissuta nel monastero poco più di cinque anni, di cui tre in una condizione di ammalata grave e irreversibile, quindi con pochi contatti con l’esterno, godette subito di una fama di santità, che fece pensare ben presto alla sua glorificazione.
Autore: Antonio Borrelli


 

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