Giuseppe Sacconi
(Montalto delle Marche, 5 luglio 1854 – Pistoia, 23 settembre 1905)
è stato un architetto italiano, noto soprattutto per essere stato il progettista del Vittoriano a Roma.
(Montalto delle Marche, 5 luglio 1854 – Pistoia, 23 settembre 1905)
è stato un architetto italiano, noto soprattutto per essere stato il progettista del Vittoriano a Roma.
In
seguito alla prestigiosa commissione, divenne uno degli artisti simbolo
della cultura dell'Italia post-unitaria, che era allora impegnata in
accesissimi dibattiti volti alla creazione di uno "stile nazionale". Il
giovane Giuseppe, nativo di Montalto, aveva studiato arte applicata a Fermo, presso il rinomato Istituto per le arti e i mestieri "Montani";
qui il suo precoce talento per il disegno venne ben coltivato ed
apprezzato dai principali esponenti del neoclassicismo marchigiano:
l'architetto Gianbattista Carducci e lo scultore Emidio Paci. Grazie a
questi riconoscimenti, terminati gli studi marchigiani, si iscrisse al
corso di architettura dell'Istituto delle Belle Arti di Roma, in via di Ripetta, da poco istituito; aveva poco più di vent'anni. A Roma, tra l'altro, viveva lo zio ecclesiastico Carlo Sacconi, cardinale e già nunzio apostolico in Francia. Nel 1874 ottenne una borsa di convittore da parte del Sodalizio dei Piceni,
l'istituzione che ha il compito di aiutare i giovani marchigiani di
disagiate condizioni economiche, ma intellettualmente dotati, che
ambivano proseguire in Roma gli studi superiori. Tra i suoi compagni di
studio c'era il piacentino Manfredo Manfredi;
tra i due nacque una vera amicizia, solida, disinteressata e nello
stesso tempo competitiva, che li portò in seguito a collaborare. Il
Sacconi fece il suo tirocinio nello studio del principale architetto
della nuova capitale, Luca Carimini, romano, ma di famiglia marchigiana di scalpellini emigrata da Urbisaglia. Quando nel 1871 gli fu affidato nel restauro e la costruzione della canonica della chiesa cinquecentesca della chiesa di Santa Maria di Loreto, situata a Roma nei pressi del Foro di Traiano, venne coadiuvato proprio da Carimini. La chiesa è opera di Antonio da Sangallo il Giovane compiuta da Giacomo Del Duca; il restauro viene tuttora confuso con quello del Basilica di Loreto, che, al contrario, impegnò Sacconi molto più tardi, nell'ultimo decennio del secolo. Nel 1884 ci fu la svolta che decise della sua vita: partecipò secondo concorso internazionale per il Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II a Roma, meglio noto come il Vittoriano
o "Altare della Patria". Il Sacconi con il suo progetto vinse il
concorso e dedicò da quel momento tutte le sue energie a dirigere il
cantiere di quello che doveva essere il più importante monumento della
Roma capitale d'Italia; si occupò di ogni più piccolo particolare,
disegnando senza posa anche i dettagli costruttivi e stilistici. Risolse
ottimamente i problemi costruttivi, che presto emersero, soprattutto a
causa della presenza nel sottosuolo del Campidoglio di grandi cavità
scavate in epoca antica nel colle. Sacconi all'epoca non aveva ancora il
diploma di architetto, ma subito dopo essersi aggiudicato il notevole
incarico di Stato, lo ottenne. I lavori, iniziati nel 1885,
lo impegnarono per tutta la vita e furono ultimati diversi anni dopo la
sua morte. Il Vittoriano è oggi visto dalla più aggiornata critica
d'arte come un importante passo nella ricerca di uno stile nazionale
che doveva caratterizzare il Regno d'Italia da poco costituito, fusione
di Liberty, Eclettismo e Neoclassicismo. Fu la risposta alla domanda che Camillo Boito già nel 1884 aveva posto agli artisti dell'epoca: Quale sarà l'impronta artistica speciale che debba farci distinguere dalle altre epoche nella grande rassegna dei secoli? In seguito al progetto del Vittoriano, venne affidato al Sacconi il compito di ridisegnare Piazza Venezia, nella quale realizzò il Palazzo delle Assicurazioni generali, in cui curò la simmetria con il Palazzo Venezia. Altre importanti opere di rilievo nazionale furono la Cappella Espiatoria di Monza, per commemorare l'assassinio del re Umberto I, e gli interventi nella Basilica della Santa Casa di Loreto. In quest'ultimo edificio collaborò con il suo discepolo Guido Cirilli
secondo il concetto di riedizione stilistica gotica dell'apparato
decorativo, che in epoca successiva ha fatto discutere, data l'essenza
rinascimentale del monumento. Si occupò intensamente anche di restauri e
di ripristini di edifici antichi, svolgendo il ruolo di soprintendente ai monumenti delle Marche e dell'Umbria dal 1891 al 1902. Fu deputato dal 1884 al 1902.
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