Antiochia di Siria - Roma (?) - Primo secolo dopo Cristo
Patronato: Artisti, Pittori, Scultori, Medici, Chirurghi
Etimologia: Luca = nativo della Lucania, dal latino
Emblema: Bue
Il
principe patrono della categoria dei medici è, senza ombra di dubbio,
San Luca evangelista, che una lunga tradizione vuole originario di
Antiochia, tanto da essere denominato “il medico antiocheno”.
Come è noto, tale importante città, che corrisponde all’attuale
Antakia nella Turchia sudorientale, fu fondata quale capitale del regno
di Siria nel 301 a.C.; vi fiorì una numerosa colonia giudaica e fu
poi sede di una delle più antiche comunità cristiane. Luca, il cui
nome è probabilmente abbreviazione di Lucano, vi nacque come pagano,
ma diventò proselita o quanto meno simpatizzante della religione
ebraica. Egli non era discepolo di
Gesù di Nazaret; si convertì dopo. Diventò membro della comunità
cristiana antiochena, probabilmente verso l’anno 40. Fu poi compagno
di San Paolo (Tarso) in alcuni suoi viaggi. Lo si trova con l’apostolo
delle genti a Filippi, Gerusalemme e Roma. Sostanzialmente suo
discepolo, condivise la visione universale paolina della nuova
religione e, allorché decise di scrivere le proprie opere, lo fece
soprattutto per le comunità evangelizzate da Paolo, ossia in genere
per convertiti dal paganesimo. Si incontrò tuttavia anche con San
Giacomo il Minore, capo della Chiesa di Gerusalemme, con San Pietro,
più a lungo con San Barnaba e San Marco.
La qualifica di medico attribuita a Luca viene confermata, secondo
gli studiosi, dall’esame interno delle sue opere. La sua cultura e la
preparazione specifica erano sicuramente note tra le comunità di cui
faceva parte; potrebbe addirittura avere curato la Madre del
Signore. Certamente la sua cultura generale e la sua esperienza degli
uomini erano piuttosto notevoli. Prove ne siano lo stile e l’uso
della lingua greca nonché la struttura stessa dei suoi scritti: il
terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. La data di composizione
degli Atti viene fatta risalire agli anni 63-64, quella del Vangelo
ad un anno o due prima. Luca coltivava anche l’arte e la letteratura.
Un’antica tradizione lo vuole addirittura autore di alcune “Madonne”
che si venerano ancora ai nostri giorni, come in Santa Maria
Maggiore a Roma. Egli è il solo
evangelista a dilungarsi sull’infanzia di Gesù ed a narrare episodi
della vita della Madonna che gli altri tre non hanno riferito. Le
fonti della sua narrazione furono i racconti dei discepoli e delle
donne che vissero al seguito di Gesù; quasi sicuramente i Vangeli di
Matteo e di Marco, che lui conosceva. Con la precisione cronologica e
spesso geografica con la quale riferì delle vicende del Vangelo, così
egli, insieme a tanta passione, raccontò negli Atti i primi passi
della comunità cristiana dopo la Pentecoste.
Per alcuni studiosi Luca avrebbe scritto parecchio nella regione
della Beozia, regione dell’antica Grecia confinante a sud con il
golfo di Corinto e l’Attica. Tale regione fu sede di regni importanti
come quello di Tebe. Per i Greci addirittura l’evangelista sarebbe
morto in quei luoghi all’età di ottantaquattro anni, senza essersi
mai sposato e senza avere avuto figli. Non
si conosce se egli abbia terminato la propria esistenza terrena con
una morte naturale oppure come martire appeso ad un olivo.
Ovviamente ignoto è il luogo della prima sepoltura. Vi sono tre città
soprattutto che si appellano ad una tradizione di traslazione del
corpo dell’evangelista: Costantinopoli, Padova e Venezia. Sono città
quindi intorno alle quali e dalle quali si diffuse il suo culto.
Recentissimi studi avrebbero dimostrato che sue sono le spoglie
mortali, eccezione fatta per il capo, conservate a Padova nella
basilica benedettina di Santa Giustina. In tale città veneta
sarebbero giunte per sottrarle alla distruzione degli iconoclasti e
là già nel XIV secolo fu per loro costruita una cappella ed un’Arca,
detta appunto di San Luca. II
simbolo di San Luca evangelista è il vitello, animale sacrificale. II
18 ottobre viene celebrata nella Chiesa universale la sua solennità,
la solennità di Colui che Dante ha definito lo “scriba della
mansuetudine di Cristo” per il predominio, nel suo Vangelo, di immagini
di mitezza, di gioia e di amore.
Autore: Mario Benatti
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