giovedì 7 maggio 2020

Robert Browning



Camberwell, 7 maggio 1812 – Venezia, 12 dicembre 1889)  uno dei più grandi poeti inglesi Vittoriani, nacque a Camberwell (nel sud di Londra) nel 1812. Uomo dai molteplici interessi (oltre la poesia, amò la pittura, la musica e la scultura), era di origini creole e il primogenito di un bancario della Banca d’Inghilterra, colto e interessato ai libri, che si sforzò di essere il mentore del figlio spingendolo verso l’Arte e la Poesia (sembra che Robert fosse un vero bambino prodigio). La madre scozzese di origini germaniche, colta e amante della musica ma religiosa e rigidamente osservante, suscitò nel figlio una persistente ripulsa per la religione. Non seguì corsi di studi regolari ma studiò a casa, attingendo alla ricca biblioteca paterna; a 16 anni frequentò qualche lezione all’University College of London (appena istituito) ma l’abbandonò presto, ansioso di ritornare agli studi privatistici e alle libere letture di libri strani e oscuri (un’ermetica oscurità fu sempre rimproverata a Browning dai lettori e dai critici). Nel 1833 pubblicò a spese della famiglia e in modo anonimo, con scarso successo, il primo poema autobiografico “Pauline: Un frammento di una Confessione (Pauline - A Fragment of a Confession)”, una lunga opera confessionale che esprimeva l’intimo conflitto di un poeta emergente, mentre nel 1835 diede alle stampe il poema “Paracelsus”, una serie di monologhi che coinvolgevano l’alchimista svizzero. Fu salutato come una promessa della Poesia. Scrisse, quindi, la tragedia storica “Strafford” (1837), numerosi drammi e alcune riscritture di tragedie shakespeariane su commissione del grande attore londinese W. Ch. Macready (1793-1873), l’impresario del teatro Drury Lane. Purtroppo, il successo di pubblico e le buone recensioni dei critici non gli arrisero. Nel 1838 visitò per la prima volta l’Italia, terra amatissima nella quale avrebbe passato gran parte della sua vita. Nel 1840 pubblicò il poema autobiografico in sei libri “Sordello” (1840), storia contorta di un guerriero-poeta del 13° secolo, che ebbe critiche così catastrofiche che Browning dovette aspettare trent’anni prima di conquistare quella fama alla quale con ambizione smisurata aspirava. Del 1841 è il delizioso dramma poetico “Pippa passa (Pippa passes)”, che conobbe una certa notorietà. Nel 1842 pubblicò le “Poesie drammatiche (Dramatic Lyrics)”, nelle quali iniziò a usare il suo tipico “monologo drammatico”. Seguì nel 1845 “Romanzi e Liriche Drammatiche (Dramatic Romances and Lyrics)”, considerato oggi tra i suoi capolavori. Molte di queste poesie furono poi incluse nella serie poetica “Campane e melograni (Bells and Pomegranates)”. Robert (uomo a cavallo tra sentimentalismo e razionalità) considerava la poesia come una «vera vocazione… l’adempimento di un dovere… una scelta di vita» mentre «la vita vera era quel che restava del lavoro poetico». Nel 1845, con una lettera appassionata, senza conoscerla, contattò la grande poetessa inglese Elizabeth Barrett (1806-1861), di sei anni più anziana, che a differenza di lui era famosissima e osannata dal pubblico, nonostante vivesse segregata a causa di un’invalidità fisica e psicosomatica. Si fidanzarono e un anno appresso si sposarono clandestinamente e fuggirono romanticamente in Italia. Sposando Elizabeth, Robert consentì la realizzazione di una delle più famose storie d’amore della letteratura. Si stabilirono a Firenze in Casa Guidi ed ebbero un figlio. Durante il matrimonio, Robert pubblicò con poco successo “La vigilia di Natale e il giorno di Pasqua (Christmas Eve and Easter Day)” (1850), un’ermetica meditazione religioso-metafisica, e “Uomini e donne (Men and Women)” (1855), ispirato alla poesia amorosa di John Donne. Nel 1861, dopo la morte della moglie, Robert rientrò a Londra e non ritornò mai più a Firenze. Dopo nove anni di silenzio, nel 1864 pubblicò le “Dramatis Personae”, diciotto poemi raccontati da una serie di personaggi della storia e della letteratura. Questa opera fu finalmente accolta favorevolmente dal pubblico e dalla critica. Seguì “Euridice a Orfeo (Eurydice to Orpheus)”, in cui il poeta realizzava un impossibile dialogo con l’«Amata assente». Nel 1869 pubblicò i quattro volumi del suo capolavoro, “L’anello e il libro (The ring and the book)”, lunghissimo e ambizioso poema in versi liberi - una delle più alte espressioni della letteratura inglese dell’Ottocento - che fu osannato dal pubblico e dalla critica e che consentì il costituirsi forte della sua figura letteraria quale “Eminente Pensatore Vittoriano” e “Grande Saggio” (Da questo dramma, negli anni venti, furono tratte due opere teatrali: “Caponsacchi” di Arthur Goodrich e “Pompilia” di David Graham). Seguirono: “Fifine alla fiera (Fifine at the Fair)” (1872), “L’album dell’Osteria (The Inn Album)” (1875), “Pacchiarotto” (1876), gli “Idilli drammatici (Dramatic Idyls)” (1879 e 1880) e “Giocoseria (Jocoseria)” (1883). L’Università di Oxford (1882) e quella di Edimburgo (1884) gli conferirono due prestigiose Lauree ad honorem. Nel 1889 Browning moriva a Venezia per complicanze di una bronchite cronica, proprio il giorno della comparsa della sua ultima opera, “Asolando”, che conteneva le sue ultime bellissime liriche. La sua salma fu trasportata a Londra e tumulata nell’abbazia di Westminster, nel prestigioso “Angolo dei Poeti”. L’uso di una nuova dizione e di un diverso ritmo, insieme a un moderno simbolismo, costituiscono il contributo più importante della poesia di Robert Browning, che ebbe un influsso fondamentale sullo Sperimentalismo poetico del Novecento e su numerosi poeti moderni, quali Robert Frost (1874-1963), Ezra Pound (1885-1972) e Thomas Sterns Eliot (1888-1965).

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