è stato un partigiano e tenore italiano,
insignito della Medaglia d'argento al valor militare.
Nacque
a Foggia nel gennaio del 1908. Compiuti gli studi all'Istituto
Industriale, all'età di di 16 anni, emigrò in America del Sud presso
parenti della mamma. A vent'anni, spinto dalla nostalgia per la Patria,
fece ritorno in Italia. Vinse un concorso nell'Arma Aeronautica che gli
fece indossare la divisa azzurra. All'età di 21 anni, mentre prestava il
servizio militare, consigliato da superiori, colleghi e familiari che
nel frattempo avevano scoperto le sue doti, iniziò a prendere lezioni di
canto e musica a Roma. Cominciò a partecipare a spettacoli lirici a
Roma e presso la sede dell'E.I.A.R. I più illustri maestri e critici
dell'epoca, ascoltandolo, espressero giudizi lusinghieri sulla voce
definita potente, duttile, e squillante capace di dispensare acuti di
raro splendore. Ormai lo Stame si sente artista destinato ad una
brillante carriera ma arriva la guerra di Etiopia: parte per la guerra
con il grado di sergente e la musica gli rimane soffocata in petto. Fu
in quel periodo che ebbe a conoscere colei che diventerà poi compagna
della sua breve esistenza e che seppe incoraggiare sempre Nicola a
seguire la sua vocazione, a non mollare anche nei brutti momenti. Altra
tappa importante della sua vita è rappresentata dalla guerra in Spagna: è
qui che forse si forma lo Stame politico, quell'uomo capace di
appassionarsi non solo per il canto, ma anche per la condizione di vita
del prossimo. In Spagna egli vede a qual punto è ridotto il mondo, a
qual punto può ridursi un'umanità intera; lo colpisce soprattutto
l'ingiustizia della guerra, scatenata da un despota che porta a
soffocare numerose, forse troppe, vite umane, per sue mire particolari,
in una bramosia violenta di potere. Ritorna in Italia congedato e si
dedica totalmente alla sua passione per la lirica. Nel 1939, viene
ammesso ad un concorso al Teatro Reale dell'Opera di Roma. Mentre
provava, con il maestro Ricci al pianoforte, la "Turandot", per il
debutto alle Terme di Caracalla, fu arrestato dalla polizia fascista
perchè ritenuto responsabile, unitamente ad altri, di un complotto di
insurrezione che aveva scopo di abbattere, sin da allora, il partito
fascista. Dopo cinque mesi di detenzione trascorsi nel carcere di Regina
Coeli, fu rimesso in libertà ma schedato come pericoloso sovversivo e
sorvegliato costantemente dalle autorità politiche. Si ripresentò al
Teatro dell'Opera ma le porte del tempio canoro romano gli furono
irrimediabilmente chiuse per i noti provvedimenti di Polizia adottati
nei suoi confronti. Fu un periodo particolarmente duro e triste che
alimentò maggiormente in lui lo spirito di libertà e di sete di
giustizia e democrazia di cui il suo nobile animo di squisito artista
era permeato. Non gli fu facile, a quell'epoca, riprendere gli studi, i
contatti artistici e provvedere al sostentamento della sua famiglia, ed
in particolare, delle sue adorate bimbe. Il
maestro Riccardo Santarelli volle aiutarlo facendolo partecipare al
teatro del Circo Massimo a delle recite di "Tosca" che rimasero
memorabili; la critica scrisse: "Nicola Stame si è rivelato nella Tosca
pucciniana un tenore di felici attitudini. La sua voce è squillante e
agile e sottolinea con soavità la mezza voce". Successivamente cantò a
Roma, a Bergamo, ad Arezzo, a Parma, in Umbria e in Lombardia. Fu
richiamato alle armi nel 1940 ma anche come sottufficiale pilota riuscì
a dedicarsi alla sua principale vocazione partecipando ed organizzando
spettacoli per i feriti di guerra nelle caserme, negli aereoporti e
negli ospedali; subito dopo un concerto dedicato agli orfani dei caduti
dell'Aereonautica tenutosi a Foligno, la stampa dell'epoca ebbe a
commentare: "Appena si presenta il tenore Nicola Stame, la sala erompe
in un uragano di applausi con ovazioni... La voce squillante, potente e
duttile del tenore Stame dà luogo ai più favorevoli commenti che si
manifestano nello speciale sussurio solito degli entusiasmi". Ma
venne il 1943 e Stame capì che bisognava agire: era un artista lirico
che doveva disertare il teatro per scendere in strada e combattere
perchè non riusciva a dimenticare i volti dei feriti che egli aveva
confortato con la soavità del suo canto. Quando scendeva per le strade,
quando dava la sua adesione per la formazione delle Bande Partigiane,
quando fu capo organizzatore delle squadre d'azione del Movimento
Comunista d'Italia, gli sembrò sempre di cantare a perdifiato le più
alte note del suo spirito rivoluzionario e ribelle. Non era tornato in
Italia da giovinetto per nulla. Non per nulla aveva sofferto a pieni
polmoni dinanzi ai feriti e agli ammalati; non per nulla aveva fatto la
guerra di Spagna; non per nulla aveva trovato la compagna della vita
che tanto lo aveva compreso. Cominciò anche a studiare nei minimi
particolari un autentico piano militare per un'eventuale liberazione di
Roma, piano che fu accettato e sarebbe stato attuato al momento giusto.Il
24 gennaio del 1944 fu arrestato dai tedeschi in piazza Mignanelli e
condotto al carcere di via Tasso dove fu sottoposto ad atroci torture
che non riuscirono però a strappargli i nomi dei suoi compagni di lotta.
Processato e condannato dal tribunale di guerra tedesco, venne
trasferito al carcere di Regina Coeli; anche qui seppe allietare i
compagni di lotta e prigionia: all'imbrunire, una voce calda ed
armoniosa si udiva nel teatro carcere di Roma e le più belle romanze di
Verdi, Puccini, Giordano e Mascagni aiutavano a superare i momenti di
immensa tristezza di quegli uomini che per la giustizia e la libertà
avrebbero dato tutto, fino all'olocausto della vita.Il
24 marzo del 1944, a soli 36 anni, il tenore Nicola Stame venne
prelevato dal carcere e condotto alle Fosse Ardeatine dove fu ucciso
barbaramente insieme ad alcuni patrioti. Dopo
inaudite sofferenze e innumerevoli rinuncie, la sua breve esistenza,
pregnata d'amore per l'arte, la generosità e l'umanità, cessava di
essere per gli alti ideali di giustizia e libertà.
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mercoledì 8 gennaio 2020
Nicola Ugo Stame
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