(Gorla, 18 dicembre 1839 – Milano, 26 dicembre 1875)
Nacque da una famiglia industriale agiata, il che gli permise di compiere numerosi viaggi in Europa tra il 1857 e il 1859 durante i quali trascorse lunghi periodi a Parigi e si dedicò allo studio di Baudelaire, Victor Hugo, Alfred de Musset ed Heinrich Heine. Fu qui che iniziò a dipingere, con la tecnica degli acquarelli. Tornato a Milano, cominciò a frequentare gli ambienti della scapigliatura, divenendone uno dei maggiori esponenti e legandosi di amicizia con i fratelli Camillo ed Arrigo Boito.
Ma dopo la morte del padre ed il dissesto finanziario dell'azienda
familiare, non seppe adattarsi ad un lavoro regolare e si diede
all'alcool ed a una vita disordinata, condita spesso da sostanze
stupefacenti. In questo, tra gli scapigliati, fu quello che visse più
autenticamente il modello del maledettismo assunto da Baudelaire. La separazione dalla moglie e poi il litigio con il figlio Marco (1873) accentuarono il suo malessere: morì in miseria, distrutto dai propri vizi, a Milano nel 1875 a soli 36 anni. Giovanissimo, oltre che come pittore si era affermato come poeta con la raccolta Tavolozza (1862),
che ebbe notevole successo, ed in cui vi sono descrizioni di paesaggi
che rilevano un vivo senso del colore, di tipo impressionistico. È
interessante anche il linguaggio, che impiega espressioni comuni, ignote
alla lingua poetica tradizionale. Ma si ritrovano anche componimenti
di impostazione sociale, di polemica contro la borghesia ed il culto
del denaro, contro il progresso scientifico e tecnico che minaccia la
bellezza, nonché poesie "maledette", che esaltano l'orgia, l'incesto e l'abuso di alcool. Il maledettismo assume il predominio nella seconda raccolta, Penombre (1864); ma il poeta cerca anche il conforto nella sanità della natura
e nel mondo familiare. Il linguaggio si fa volutamente esasperato, con
l'uso di termini brutalmente realistici: la raccolta, come è facile
intuire, scandalizzò il pubblico, soprattutto quello "salottiero",
contro cui Praga si scagliava spesso. Con la successiva opera poetica, Fiabe e leggende (1869), Praga decise di attenuare la provocazione, tornando a temi di tipo romantico e sentimentale. Postumi perché pubblicati nel 1878 furono poi dati alla stampa i carmi di Trasparenze,
in cui compare un tono di rassegnazione e di confidenza intima, un
desiderio di purezza proiettato nella rievocazione dell'infanzia. Negli
ultimi giorni di vita Praga lavorò anche ad un romanzo, Memorie del presbiterio, che restò incompiuto ma fu completato successivamente dall'amico Roberto Sacchetti. L'opera, uscita a puntate su Il Pungolo tra giugno e novembre del 1877 ed in volume nel 1881,
è una grande storia in cui si esprime un bisogno di purezza,
proiettato nella pace della campagna e nella figura del vecchio prete,
ma che presenta anche intrighi romanzeschi complicati e a forti tinte.
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