mercoledì 1 dicembre 2021

Vittorio Emanuele Bravetta


è stato un poeta, scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano.

Figlio dell'ammiraglio Ettore e di Cleonice Bolchi, nacque in una famiglia di ferventi patrioti. Laureato in giurisprudenza, si dedicò inizialmente al giornalismo, dove iniziò al quotidiano della sua città, Il Tirreno. Nella sua attività di cronista, Bravetta fu protagonista di un giornalismo militante in difesa della causa nazionalista, così anche da poeta, componendo alcune raccolte di poesie di stampo patriottico come La canzone sabauda, I canti della forza e la tragedia Colonna rostrata, tutti e tre pubblicati nel 1911.Trasferitosi a Torino, collaborò con la Gazzetta del Popolo, e fu assunto come direttore artistico e soggettista dalla casa cinematografica Ambrosio Film, dove ebbe inizio la sua carriera di sceneggiatore di diversi film del cinema muto, primo fra tutti I mille del 1912. Chiamato alle armi dopo l'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra, al termine del conflitto compose Ali e bandiere (1918), raccolta di versi nati dalle esperienze belliche vissute dall'autore, dove vengono glorificate le imprese dei soldati italiani. Riprese la sua attività giornalistica e lavorò per diverse testate, come il Secolo XIX di Genova (dove fu pure capo redattore) e La Tribuna di Roma, e scrisse numerosi romanzi e racconti di carattere educativo destinati alla gioventù e con intenti patriottici, come La crociera della nave eterna (1928), La signorina d'Artagnan (1929), Il bimbo che si svegliò gigante (1930). Aderì al Fascismo, e perciò Bravetta fu l'autore dei testi di molti inni fascisti, come il Canto dei fanciulli fascisti (1927), l'Inno degli universitari fascisti ("Siamo fiaccole di vita" - 1927), l'Inno dei Giovani Fascisti ("Fuoco di Vesta", 1927), l'Inno della Somalia Italiana (1927), della Marcia delle Legioni, de Il Decennale (1932), Etiopia (1936), Inno dell'Italia imperiale, Inno Mediterraneo, Adesso viene il bello (1940), tutti suonati dal compositore Giuseppe Blanc. Nel corso degli anni trenta, diresse la collana I Condottieri edita da Paravia, scrisse e pubblicò diversi romanzi biografici come Giovanni dalle Bande Nere (1932) dedicato al celebre condottiero. Inoltre, divenne capo redattore del Radiocorriere e fece pubblicare il romanzo La bestia rossa (1937), ambientato nel periodo del Biennio rosso. Negli anni quaranta assunse la direzione della Sezione letteraria della Jandi Sapi, dove vi collaborò anche nel dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni più rilevanti di quel periodo spiccò il romanzo dal titolo Il «Cuore» non invecchia del 1947, una sorta di seguito - a distanza di quasi sessant'anni - del libro Cuore di De Amicis, il cui testo è caratterizzato da elementi patriottici e violenti.

 

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