C'era una volta una bimba assai bella
che su la fronte ci aveva una stella.
Babbo era morto, era morta la mamma:
Stelluccia in core teneva una fiamma.
Grande era il monte, piccino l'asilo:
Stella campava con l'ago e col filo.
Lunghe, le trecce...ma chiome di sole!
Bionde?... Ma grano, sottesso la falce!
Gli occhi?...La spera tranquilla d'un lago.
Lei?... O Dio, sola, col filo e con l'ago!
Babbo era morto, la mamma era morta.
Buia la notte. "Chi picchia a' la porta?".
Nessuno. È il vento che scuote le fratte;
ma il core piccolo, ohimè, come batte!
O pure è l'acqua che scroscia? _Sono io!
Un po' di pane, per grazia di Dio!...".
Vento, acqua, core...Ma dunque chi è?...
_...Solo un pochetto, un pochetto per me!".
Sì, acqua, gelo; ma là c'è un lamento
d'uomo, là fuori, tra i fischi del vento!
Babbo era morto, la mamma era morta.
Stelluccia aperse, tremando, la porta.
Oh, come bianca! Ma l'uomo era nero
come il mistero d'un fosco pensiero.
Ma poi diceva parole sì care
che quella bimba fu presso a mancare;
parole dolci d'amore e di pianto,
come sa dirle la mamma soltanto,
perché, bambini, dormiate sereni,
quando a cullarvi si schianta le reni.
L'uomo, ecco, siede. La bimba gli dice:
"Troppo di neve coprì la pendice!
Poco il cruschello, ma molta la crusca:
molto si frusta, ma poco si busca!..."
E sì dicendo, un panetto gli diede:
lunga giornata; ma poca mercede.
Babbo era morto, la mamma era morta.
L'uomo mangiava: la bimba era assorta,
fra sé dicendo, pian piano, bel bello:
"...Troppa la crusca, ma poco il cruschello".
L'uomo levossi; ma, giunto a la soglia
disse:_Piccina, qual è la tua voglia?
Dimmi, che brami, piccina gentile?
Vuoi tu collane, perline, un monile?
O un bel palazzo nel mezzo della valle
con dentro uccelli, pescetti, farfalle?...
E lei: " Sapeste, che voglia mi punge!
Ma la mia voce tant'alto non giunge...
Or ve lo dico pian piano... così..."
E glielo disse: e l'uom nero sparì.
Ecco: e Stelluccia era tanto felice!
Fuor, ne la notte, fiorìa la pendice.
Babbo era morto, la mamma era morta
Or cos'accade?... S'abbatte la porta...
Sgriccian le mura... non c'è più la neve...
Lei sentìa farsi più bianca, più lieve,
sentìa rapirsi su, alto, con l'ale,
in mezzo a tutto un chiarore immortale...
Rivide il babbo, la mamma sua bella
e poi, sapete? ... Divenne una stella.
Luigi Orsini
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