sabato 5 aprile 2025

La lavandaia

Splende il sol ne l'aprico orto e su i prati
Luglio ardente sfavilla;
Come neve montana,
De i panni sciorinati
il candor tra le siepi ispide brilla
E a'l lene gorgoglio della fontana
Canta, gioconda e gaia,

La lavandaia.

Canta, e il sudor da le gote scende
Come perle lucenti,
E le braccia protende
Candide e forti e stende e sbatte a i venti
I lenzuoli odorosi;
E l'aria di stornelli armoniosi
Empie, gioconda e gaia,

La lavandaia.

E il fumo sale in targhe spire a'l cielo
Da caldaia ardente
E il vapore fa velo
De l'acqua chiara a'l pullular frequebte:
Tutta vermiglia in viso
Attizza il fuoco e con dolce sorriso
Canta, gioconda e gaia.

La lavandaia.

Poi ne la tina la calda riversa
Lisciva gorgogliante,
Che i panni alti traversa
E ne'l catin ricade spumeggiante
Come cervogia bionda.
E' tutt'intorno una quiete profonda,
E canta, altera e gaia,

La lavandaia.

Su l'uscio indi se vien de la stanzetta
E il bucato rimira
Che le sue cure aspetta
Steso sull'erba e i bianchi panni stira
E li piega e compone
Ne la canestra che in capo pone:
Poi riede vispa e gaia.

La lavandaia.

Ed io, che di sua voce odo il sonoro
Trillo, dico: la gioia
E' questa del lavoro:
L'ozio nel cor porta tristezza e noia.
In sua virtù secura,
Come i panni odorosi ha l'alma pura
E canta, allegra e  gaia.

La lavandaia.

Clinio Quaranta.



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