Sei andata lontano,
di là dalle pesanti
strade del nulla, madre;
se più non odo il tuo richiamo
e sta con te profonda
la stessa voce dei morti,
che non parla non pesa e non ha eco,
non è distinta e tace
fonda nel cuore umano.
Le tue vesti,
i capelli scompigliati dal vento
sulla spiaggia;
l'afrore di tempesta, di salso
e la pioggia intermittente:
«Non andare più avanti,
il mare è fosco,
è tempo di vestirsi,
il tuo giubbino...»
Questa voce sospesa
nei frantumi dell'aria.
Le vestigia dei miei piedi
gracili di fanciullo:
l'onda le lambiva,
le spianava.
Le buche abbandonate tra i badili,
i secchielli
tra i castelli demoliti di rena.
La sorella fuggiva,
cherubino di bronzo che sparì:
si schermiva tra le risa
le alghe
le conchiglie.
La tua voce,
madre, tace di là,
né odo più
se mai si esprime
in un rapito suono.
Sulla rena,
ogni vestigia è cancellata.
Io fui:
ogni bontà, ogni trastullo.
La giovinezza è stata
Antonio Barolini
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Inviato: 01/06/2020 17:11 |
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