Io fui Penelope, che viaggiò
nell’eterno ritorno della tela
e le notti e i giorni ruotanti dell’attesa
numerò con i battiti di telaio del mare.
nell’eterno ritorno della tela
e le notti e i giorni ruotanti dell’attesa
numerò con i battiti di telaio del mare.
Per lui lontano,
avvinto alla sua erratica vela<
tesa tra gli inferi e l’eliso,
io ero la sostanza del patto,
Il riposo nel finito
il letto radicato nella sua prima terra,
il futuro promesso e ricordato,
la lingua d’acqua dolce della ragione
dopo la sua fiammea lingua
d’ avventura e di guerra.
Ma mai, poté conoscermi.
Sposa e madre,
io restavo vergine e sola
nel suo ansioso abbraccio
come prima nel sordo tumulto
tra cotante di pretendenti.
Ero l’isola,
il senso lucido dello scoglio
al di là della marea.
Ulisse, la parola
io, Penelope, l’idea.
Maura Del Serra
avvinto alla sua erratica vela<
tesa tra gli inferi e l’eliso,
io ero la sostanza del patto,
Il riposo nel finito
il letto radicato nella sua prima terra,
il futuro promesso e ricordato,
la lingua d’acqua dolce della ragione
dopo la sua fiammea lingua
d’ avventura e di guerra.
Ma mai, poté conoscermi.
Sposa e madre,
io restavo vergine e sola
nel suo ansioso abbraccio
come prima nel sordo tumulto
tra cotante di pretendenti.
Ero l’isola,
il senso lucido dello scoglio
al di là della marea.
Ulisse, la parola
io, Penelope, l’idea.
Maura Del Serra
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