sabato 29 febbraio 2020

1^ domenica di Quaresima

LA PAROLA DI OGGI
Dal Vangelo secondo Matteo (4,1-11)
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.


La rabbia


O vento


O vento che passi il mare e il monte,
accarezza per me l'amore mio,
quel bacio che adesso io gl'invio
tu porgiglielo dritto,sulla fronte.
Sussurragli all'orecchio quanto l'amo,
digli che lo sogno continuamente,
fagli sentire quanto io lo bramo,
e mai lo scorderò, sicuramente.
La tua brezza leggera gli scompigli
i suoi capelli sì piacevolmente
quel tocco fa che m'assomigli,
come foss'io senta, dolcemente.
Tu soffiagli per me dentro il suo cuore
questo sincero mio immenso amore,
fa che lo senta vivo ed importante;
fallo per me, che son così distante!
Lucia

Una lacrima

 
Versare una lacrima
per le disgrazie di questo mondo
fa bene al nostro cuore,
ma evapora velocemente.
Un pensiero un gesto
per consolare una persona
è ben poca cosa
e costa poco sacrificio.
La persona che riceve il gesto
o la parola di conforto
prende coraggio per andare avanti
e anche se non ha voglia
le scappa un sorriso,
se non sulla bocca nel suo Cuore.
Aiutiamoci a vicenda
la vita piena di amici è meno pesante.
Lucia

Ami l'arte?

 
Un mio Amico di facebook mi ha scritto una nota, mettendomi un pittore del passato con questo titolo- Ciao Lucia... Ami l'arte?
Questa è la mia risposta............Grazie Amico! Amo l'arte in tutte le sue diramazioni, e sono curiosa al massimo di tutto quello che non so (ed è tantissimo). Quando ero giovane avevo  il principe azzurro per la testa e non guardavo nemmeno la natura intorno a me. Quando mi sono sposata e ho avuto i figli, poi i genitori da accudire non avevo tempo (oppure non volevo averlo).Poi ho scoperto internet e mi si è aperto un mondo davanti che mi ha fatto rimpiangere tutto quello che avevo perso...naturalmente il perso non si recupera, però quando posso faccio indigestione di tutto ciò che è il sapere e la conoscenza (anche delle cose più banali). Lucia

Libeccio


Libeccio furioso sfrenato
tu che pieghi durevolmente gli ulivi,
che pur nella calma
a te seconde stendan le braccia:
tu vento che l’onde volgi maggiori,
che i moli oltrepassino gonfie
spumeggiando in tumulto,
belle e tremende a vedere:
libeccio, tu che soffi che soffi a gran voce
coprendo la voce del mare
(oh come tu amando lo sferzi!
fin qui sul colle gli spruzzi ne sperdi!)
bruciando, rapendo
pur le foglie de’ lecci tenaci,
strinando i pini
e alle palme le chiome di serpi
che per te sibilanoe urlano col mare a gara:
non mi sdegnare!
poi che sempre sempre io ti amai:
soffia, soffia, soffia,non aver pace
nel cuore mio!
oh non è in pianto
che tu rompi il tuo canto possente:
la pioggia che ti scroscia seguace
lava il cielo e la terra feconda.

 Mario Novaro

Michèle Morgan



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
nome d'arte di Simone Renée Roussel
(Neuilly-sur-Seine, 29 febbraio 1920Meudon, 20 dicembre 2016,
è stata un'attrice francese.
A 15 anni lasciò la casa dei genitori (il padre, dopo la crisi del 1929, perdette il lavoro e faticava a mantenere la famiglia) per andare a vivere assieme al fratello dai nonni a Neuilly, e l'anno successivo frequentò le lezioni di recitazione di René Simon. Dopo il debutto con piccoli ruoli non accreditati, nel 1937 arrivò la prima grande occasione grazie al film Il caso del giurato Morestan, seguito l'anno successivo da Delirio (1938), entrambi diretti da Marc Allégret. I film successivi riscossero un enorme successo sia di pubblico che di critica. Dello stesso anno è un altro film entrato nella storia del cinema Il porto delle nebbie diretto da Marcel Carné. I dialoghi di questo film furono affidati a Jacques Prévert, il quale - ispirandosi ai suoi occhi azzurri e al suo sguardo enigmatico e per certi versi affine a quello di Greta Garbo - farà dire al protagonista Jean Gabin la famosa frase "T'as d'beaux yeux, tu sais". Allo scoppio della guerra, nel settembre del 1939, al termine delle riprese del film Tempesta, entrambi lasceranno la Francia per andare a Hollywood. L'attrice venne scritturata dalla casa di produzione RKO con un contratto settennale, ma la sua carriera americana non decollò mai. Nel 1942 sposò l'attore statunitense William Marshall dal quale nel 1944 ebbe un figlio, Michael (morto nel 2005) e da cui divorziò nel 1948. Marshall si sarebbe in seguito risposato con l'attrice Micheline Presle. Nel 1950 la Morgan si risposò con l'attore francese Henri Vidal, al fianco del quale rimase fino alla prematura morte di lui, sopravvenuta nel 1959. Dall'inizio degli anni sessanta fu sentimentalmente legata all'attore e regista Gérard Oury, fino alla morte di lui nel 2006. Nel 1944 commissionò a un architetto la famosa casa di Los Angeles al 10050 Cielo Drive, dove visse durante il suo periodo hollywoodiano, e che in seguito divenne tragicamente famosa per essere stata il luogo dell'omicidio, nel 1969, dell'attrice Sharon Tate a opera di Charles Manson. Elegante e di luminosa bellezza, si impose all'attenzione del grande pubblico con Il porto delle nebbie (1938), capolavoro di Marcel Carné interpretato al fianco di Jean Gabin. Per la sua interpretazione nel film Sinfonia pastorale (1946) di Jean Delannoy vinse il premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes. Nel 1941 girò un provino per Alfred Hitchcock, che stava cercando la protagonista per il film Il sospetto, ma non venne prescelta poiché il suo inglese era ancora insufficiente[3]. L'anno successivo la Morgan fu una delle attrici prese in considerazione dal produttore Hal B. Wallis per il ruolo di protagonista femminile in Casablanca, ruolo che andò poi a Ingrid Bergman. Alcuni anni più tardi la Morgan si rifiuterà di girare sia Johnny Belinda (1948) nel ruolo per cui Jane Wyman conquisterà il premio Oscar alla miglior attrice, sia, in seguito, La notte (1961) di Michelangelo Antonioni. Tra le sue interpretazioni in film in lingua inglese, da ricordare L'ora del destino (1942) con Paul Henreid, Il giuramento dei forzati (1944), al fianco di Humphrey Bogart, Incatenata (1946), con Robert Cummings, e Idolo infranto (1948) con Ralph Richardson. Rientrata in patria, continuò a lavorare in melodrammi o in pellicole del genere noir, e negli anni cinquanta fu eletta per ben due volte l'attrice francese più popolare, ma, con la nouvelle vague, venne ignorata dalla nuova generazione di registi e dopo aver girato Benjamin ovvero le avventure di un adolescente (1968), si ritirò dalle scene per dedicarsi alla pittura. Tornò occasionalmente davanti alla macchina da presa, pare solo per l'insistenza dei registi che la chiamarono. Nel 1969 il governo francese le conferì il titolo di Cavaliere della Legion d'onore mentre nel 2009 fu elevata al rango di Grande Ufficiale dello stesso ordine. Nel 1971 presiedette la giuria del Festival di Cannes. Pubblicò nel 1977 un libro di memorie intitolato Avec ces yeux-là, riprendendo la celebre battuta pronunciata da Jean Gabin nel film Il porto delle nebbie.  Per timore di recitare davanti al pubblico, l'attrice non intraprese alcuna carriera teatrale fino ai tardi anni settanta, quando apparve al Thétre du Palais-Royal per la messa in scena della pièce Le Tout pour le tout, di Françoise Dorin. Nel 1992 ottenne il Premio César alla carriera. Per il suo contributo all'industria cinematografica, Michèle Morgan ha una stella nella Hollywood Walk of Fame al 1645 Vine Street.

Preghiera


29 Febb. Sant 'Augusto Chapdelaine




Martire in Cina
La Rochelle (Francia), 6 gennaio 1814 – Sy-Lin-Hien (Cina), 29 febbraio 1856

La storia dell’evangelizzazione della Cina è costellata da innumerevoli martiri, missionari europei, clero locale, catechisti cinesi, fedeli convertiti, che donarono la loro vita, durante le ricorrenti persecuzioni, che si alternarono a periodi di pace e di proficua evangelizzazione, scatenate o sobillate da bonzi invidiosi, fanatici ‘boxer’, crudeli mandarini e imperatori, soldataglia avida di sangue e saccheggi. In questa eroica schiera di martiri caduti negli ultimi quattro secoli, è compreso s. Augusto Chapdelaine, missionario dell’Istituto delle Missioni Estere di Parigi. Nacque a La Rochelle (diocesi di Coutances) in Francia, il 6 gennaio 1814; coltivò con i fratelli, fino ai 20 anni, gli ampi poderi agricoli presi in affitto dalla famiglia; ma dopo la morte di due di essi e la riduzione della superficie dei terreni, lasciò l’azienda e si dedicò alla desiderata carriera ecclesiastica. Frequentò il Seminario diocesano e fu ordinato sacerdote nel 1843; ebbe il compito, prima di vicario e poi di parroco del villaggio di Boucey. Ma il suo desiderio era quello di essere missionario, quindi nel 1851 passò al seminario – noviziato dell’Istituto delle Missioni Estere di Parigi e il 29 aprile 1852 s’imbarcò ad Anversa, diretto alla missione cinese del Kuang-Si; ma si fermò a Ta-Chan vicino alla frontiera, per ambientarsi, imparare la lingua e aspettare il momento propizio, perché il Kuang-Si era stato per più di un secolo senza la presenza di un missionario e quindi non si era più certi dell’accoglienza dei suoi abitanti. Trascorsero quasi tre anni, poi nel 1855 poté entrare nello Kuang-Si, dove si mise subito a fare apostolato, percorrendo il territorio in lungo e in largo; in breve tempo i neofiti divennero circa duecento e ulteriori conversioni erano prossime, quando un certo Pé-San, uomo di costumi corrotti, avendo saputo che una donna da lui sedotta, si era convertita al cristianesimo, denunciò la presenza del missionario al mandarino di Sy-Lin-Hien, acerrimo nemico dei cristiani, accusandolo di sobillare il popolo, fomentando disordini. Il mandarino allora inviò le sue guardie a Yan-Chan, dov’era padre Augusto Chapdelaine per arrestarlo, ma questi avvertito in tempo, sfuggì alla cattura rifugiandosi in casa di un letterato cristiano a Sy-Lin-Hien. Il 25 febbraio 1856, la casa venne circondata dalle guardie e perquisita; padre Chapdelaine fu fatto prigioniero insieme a quattro fedeli cristiani che l’avevano accompagnato e il secondo figlio dell’ospite. La retata di cristiani produsse a sera 25 prigionieri, che furono bastonati a colpi di bambù, incatenati e con la ‘ganga’ al collo (tipica gogna dei Paese asiatici). Il 26 febbraio il missionario fu interrogato e accusato; ricevé per punizione centinaia di colpi di bambù che lo resero tutto una piaga. Il giorno dopo fu incatenato con le ginocchia piegate e strette sopra delle catene di ferro e così rimase in quella dolorosissima posizione fino al 28, in attesa di un ingente riscatto da parte dei cristiani, che comunque erano nascosti ed impauriti. Fu condannato a morire nella gabbia e il 29 febbraio 1856, con il collo entro un foro del coperchio superiore e il corpo, tolto il fondo della gabbia, sospeso, il missionario morì come fosse impiccato. Padre Augusto Chapdelaine fu beatificato il 27 maggio 1900 da papa Leone XIII e proclamato santo il 1° ottobre 2000, da papa Giovanni Paolo II.
  Autore: Antonio Borrelli

Sono tutte dicerie ....Non è vero ma ci credo!!!!



Ma che significa anno bisesto e come si calcola? Ogni quanti anni cade l’anno bisesto? In pratica un anno si dice bisestile quando anziché durare 365 gioni, presenta un giono in più, esattamente a Febbraio, che quindi conterà 29 gioni in tutto. Il motivo di questo cambiamento sarebbe da ricercare nell’esatta durata dell’anno solare, ossia del tempo impiegato dalla Terra per fare un giro completo intono al sole. La storia fa risalire l’origine di questa antica pratica al tempo degli Antichi Romani: Giulio Cesare nel 46 a.C. già sapeva che in realtà l’anno solare durava 365 gioni e 6 ore. Quindi ogni 4 anni nel suo calendario aveva fatto aggiungere un giono in più subito dopo il 24 Febbraio, data che in latino si pronunciava ”sexto die ante Calendas Martias”, ossia sei gioni prima delle Calende (primo giono del mese) di Marzo. Il giono in più fu chiamato ”bis sexto die”, cioè “per la seconda volta il sesto giono” ,e da qui l’origine dell’anno detto appunto bisestile
Una delle frasi più famose recita proprio “Anno bisesto, anno funesto”
Anno bisesto anno funesto e triste quello che gli viene appresso"
Anno bisesto tutte le cose van di traverso"
Anno che bisesta non si ci sposa e non s'innesta"
Se l'anno è bisestile riempi il sacco e il barile
"
"Anno bisesto speriam che passi presto"

 

Quest'anno Marzo ha fatto una eccezzione !!!!


Disse Febbraio a Marzo
-m'impresteresti un dì?
Rispose marzo-un cacchio!ti voglio vedè morì....

FEBBRAIO


Febbraio, che freddo!!! Che neve!!
Meno male che sei il più breve.
Hai sfoggiato in tutti i tuoi giorni,
neve, gelo e anche malanni!
Certamente tu sei il più piccino
e per questo che fai il birichino.
Son belli i monti imbiancati,
ma anche al mare i flutti hai innevati.
Logicamente ti sei divertito,
e con le maschere allegria hai portato:
Diciamoci  pure un arrivederci,
anche se con la neve ci hai ricoperti....
Lucia
PS.Come sempre e adesso più che mai torna il detto " Non ci sono più le stagioni di una volta" queste due rime le ho scritte anni fa , per fortuna vostra adesso la vena mi si è esaurita

Buongiorno e Buon sabato a tutti Voi



Oggi credo che la giornata tenga fede al vecchio proverbio ...
.Non c'è sabato senza 🌞
Cerchiamo di essere positivi e coloriamo la nostra giornata scartando le cose grigie. 
Lucia

venerdì 28 febbraio 2020

A che ti serve


★Buonanotte *•.¸¸☾★

 
Buonanotte *•.¸¸☾★Amici silenziosi,
i vostri saliti mi sono preziosi.
Cerchiamo sempre di essere attenti,
ai problemi del mondo che non sono indifferenti.
Abbracciamoci idealmente, stretti, stretti,
perchè così ci sentiremo l'un l'altro protetti.
Lasciamo fuori dal web la cattiveria
e chi scrive e chi legge non si faccia mai guerra!
Rispettiamoci a vicenda e vogliamoci bene
perche l'Amicizia ci fà stare insieme,
un abbraccio a tutti e un augurio profondo,
che l'AMORE prevalga e salvi il mondo!
Lucia *•.¸¸☾★

Dialogo



Ho posato l’orecchio sopra il cuore
della terra.
Parlava d’amore, del suo amore
per la pioggia,
la terra.
 
Ho posato l’orecchio sul liquido cuore
dell’acqua.
Il mio amore, l’amor mio
è la sorgente, cantava
l’acqua.
 
L’ho posato sul cuore
dell’albero.
Della sua folta chioma,
– l’amore suo – diceva,
l’albero.
 
Ma quando accostai l’orecchio
all’amore stesso,
che non ha nome,
era di libertà che parlava,
l’amore.
 

Sherko Bekas

Quattro stagioni


 
Se dai miei versi
strappi le rose,
delle quattro stagioni della mia poesia
una ne morirà.
Se escludi l'amore,
due delle mie stagioni moriranno.
Se porti via il grano,
tre delle mie stagioni moriranno.
Se mi togli la libertà,
tutte e quattro le stagioni moriranno,
e io con loro.
 
Sherkp Bekas

Quando



Quando prendi un suo raggio
e con quello scrivi,
ti fa visita il sole
e ti regala un libro.
 
Quando sai leggere
le parole dell'onda
ti fa visita l'acqua
e ti regala la ninfa più bella.

E quando ti si accende nel cuore
l'amore per gli oppressi
ti fa visita il futuro
e ti offre la felicità del mondo .
 
Sherko Bekas.

Sherko Bekas


Sulaimania nel 1940 - Stoccolma 2013.
Nel 1961, già colpito da mandato di cattura dalle autorità di Baghdad per la sua attività poetica, si unì ai Pesh merga (i partigiani kurdi, lett. "di fronte alla morte") e diventò la voce della resistenza kurda. Nel 1970 con altri autori pubblicò il manifesto Osservatorio per il rinnovamento del linguaggio letterario. Alternò l'attività letteraria alla lotta, fino al 1987 quando fu costretto a rifugiarsi in Svezia. Ha pubblicato una decina di libri di poesia, due opere teatrali, un romanzo in forma poetica. Nel 1988 ha ricevuto il premio internazionale Tocholsky del pen Club svedese. Tornato nel Kurdistan irakeno liberato nel 1992, è diventato ministro per la cultura della Regione Autonoma del Kurdistan irakeno. Bekas ha scritto alcune delle liriche più delicate della poesia kurda contemporanea.

Luisa Sanfelice


 
Maria Luisa Sanfelice dei Duchi di Agropoli e Lauriano
(Napoli, 28 febbraio 1764Napoli, 11 settembre 1800)
è stata una nobildonna italiana,
al tempo originaria del Regno di Napoli
coinvolta nelle vicende della Repubblica Napoletana.
È la protagonista del romanzo di Alexandre Dumas La Sanfelice.
 
Il suo vero nome era Maria Luisa Fortunata de Molina (figlia di un generale borbonico di origine spagnola, don Pedro de Molino e di Camilla Salinero), ma divenne "La Sanfelice" a diciassette anni, dopo il suo matrimonio con il nobile napoletano Andrea Sanfelice, suo cugino. Il matrimonio le conferì anche il titolo nobile dei Duchi di Laurino; infatti, il marito era il cugino del duca di Agropoli e Lauriano. La sua storia d'amore con Andrea fu molto irrequieta e dissipata, tanto che a corte decisero di separare per un po' i due coniugi (1794). Ma durante un fugace incontro a Salerno Luisa rimase incinta e per punizione venne spedita al conservatorio di Montecorvino Rovella. Successivamente fu però riammessa a corte, nonostante non fosse gradita alla monarchia borbonica. Gerardo Baccher, ufficiale dell'esercito regio, perdutamente innamorato di lei (seppur non ricambiato) tentò di proteggerla dalle conseguenze della congiura consegnandole un salvacondotto. La Sanfelice tuttavia consegnò il salvacondotto al suo amante del momento, Ferdinando Ferri, che, venuto a conoscenza della trama, la denunciò. Molti membri della congiura furono arrestati e condannati a morte mentre la repubblica si avviava alla fine.  I Baccher furono fucilati in gran fretta nel cortile di Castel Nuovo proprio il 13 giugno 1799, giorno della capitolazione della repubblica di fronte all'armata sanfedista comandata dal cardinale Fabrizio Ruffo. Il re Ferdinando non le perdonò di aver collaborato coi repubblicani e una volta tornato al potere la fece condannare a morte. L'esecuzione della sentenza fu rimandata più volte, perché la Sanfelice si dichiarò incinta, gravidanza confermata da due medici compiacenti (la Sanfelice era giovane e bella, e il suo caso impietosì anche molti accesi nemici della rivoluzione). Nel 1800 venne concesso un indulto che però non era applicabile alle sentenze già passate in giudicato: nel contempo, il re, sempre più infastidito dalle proporzioni che prendeva il caso, dispose il trasferimento della Sanfelice a Palermo, dove una commissione medica escluse la gravidanza. Luisa Sanfelice venne, quindi, giustiziata pochi giorni dopo, l'11 settembre 1800, tra la commiserazione generale. L'accanimento reale nel volere a tutti i costi quella esecuzione apparve una vendetta a freddo. Un altro episodio celebre della leggenda della Sanfelice, documentato però solo dal Colletta, vuole che la nuora del re Ferdinando, avuto un bambino pochi giorni prima dell'esecuzione, avesse richiesto al posto delle tradizionali tre grazie solo la vita della sventurata, ricevendone un rifiuto e cadendo a sua volta in disgrazia. 


La Vita


IL CALORE DELL'AMORE


I due pellegrini si arrampicavano su una strada impervia, mentre il vento gelido li flagellava. La tormenta stava per scatenarsi. Raffiche di schegge di ghiaccio sibilavano fra le rocce. I due uomini sapevano molto bene che se non avessero raggiunto in tempo il rifugio, sarebbero periti nella tempesta di neve. Mentre, con il cuore in gola per l'ansia e gli occhi accecati dal nevischio, costeggiavano l'orlo di un abisso, si udì un gemito. Un povero uomo era caduto nella voragine e, incapace di muoversi, invocava soccorso. Uno dei due disse: "è il destino. Quell'uomo è condannato a morte. Acceleriamo il passo o faremo la sua fine". E si affrettò, tutto curvo in avanti per resistere alla forza del vento. Ma l'altro si impietosì e cominciò a scendere per le pendici scoscese e, caricatosi il ferito sulle spalle, risalì affannosamente sulla mulattiera. Imbruniva. Il sentiero era sempre più oscuro. Il pellegrino con il pesante ferito sulle spalle era sudato e sfinito, quando vide apparire le luci del rifugio. Ma all'improvviso inciampò e rimase allibito. Ai suoi piedi, assiderato dal freddo, era steso il corpo del suo compagno di viaggio. Lui era sfuggito alla stessa sorte solo perché si era affaticato a portare sulle spalle il poveretto che aveva salvato nel burrone. Il suo corpo, nello sforzo, aveva mantenuto il calore sufficiente per salvargli la vita.

WEB

La mia sete di sapere ﴾•¿•﴿



L'albergo dove sono stata anni fa sull'Adriatico si chiama GADAMES. Io non lo avevo mai sentito un nome così , Rassomiglia a Radames e allora ho pensato all'egitto. Alla signora dell'albergo chiesi subito cosa significasse quel nome e lei gentilmente mi disse che è il nome di un Oasi del deserto.
Appena tornata a casa cercai notizie ﴾•¿•﴿
Le prime notizie storiche sulla città (col nome di Cidamus) risalgono all'epoca romana, quando, a partire almeno da Diocleziano, fu oggetto di stabile occupazione come avamposto fortificato contro i nomadi Getuli e Garamanti. Nel VI secolo l'oasi divenne anche sede episcopale a seguito della cristianizzazione operata dall'Impero bizantino. Nel VII secolo fu presa dagli Arabi e la popolazione si convertì all'Islam. Tra l'VIII e il X secolo la sua popolazione fu ibadita, ma oggi è sunnita, di rito malikita. Ancorché ubicata al margine delle zone abitabili dall'uomo, Ghadames ha svolto fino al XIX secolo un ruolo fondamentale come centro commerciale lungo le vie carovaniere transahariane. Proprio grazie alla sua posizione strategicamente importante, gli abitanti dell'oasi rimasero a lungo sostanzialmente indipendenti, giocando abilmente sulle rivalità tra Tunisia, Tripolitania e Tuareg. Solo alla metà del XIX secolo Ghadames accettò l'autorità di Turchi di Tripoli. La colonizzazione italiana della Libia iniziò nel 1911, ma solo nel 1913 cominciò la conquista dell'interno, e solo nel 1924 Ghadames poté essere sotto il pieno controllo italiano. A causa della sua singolarità urbanistica e della sua relativa vicinanza, Gadames negli anni 30 divenne la meta di una gita con autopullman di gran turismo che partivano settimanalmente da tripoli. Durante la seconda guerra mondiale Ghadames venne occupata dai Francesi nel 1943 insieme al resto del Fezzan, e rimase sotto il loro controllo fino a quando venne integrata nello stato libico nel 1956. Per lungo tempo la popolazione di Ghadames è stata suddivisa in due principali gruppi, gli Ait Welid e gli Ait Waziten, al cui interno vi erano ulteriori divisioni per clan familiari, sette in totale, in altrettanti quartieri, ciascuno dotato di un proprio luogo di riunione e di festa. Bello imparare sempre nuove cose. (◔◡◔)


28 febbraio San Romano di Condat



Abate

Etimologia: Romano = nativo di Roma, dal latino
Emblema: Bastone pastorale

I primi contatti del monachesimo orientale col mondo latino furono propiziati dai frequenti esili ai quali venne condannato S. Atanasio. E’ nel secolo IV infatti che prese il via il monachesimo occidentale, destinato a produrre effetti di spirituale perfezione e di civile progresso. Basti ricordare S. Benedetto. Il primo monastero in Gallia sorse nel 371 per opera di S. Martino di Tours: poi si ebbe una improvvisa fioritura di abbazie, in una delle quali, ad Ainay, presso Lione, troviamo all'inizio del V secolo il monaco Romano. Non contento della pur rigida regola che vigeva nel suo monastero, col permesso dell'abate, munito di un testo della Sacra Scrittura e con gli attrezzi da lavoro sulle spalle, egli si inoltrò tra le inesplorate montagne del Giura. Di lui si persero poi le tracce, ma ciò non impedì che qualche anno dopo suo fratello Lupicino, rimasto vedovo, ne scoprisse il romitaggio e si aggregasse a lui, attirando dietro di sé altri uomini. Romano e Lupicino fecero spazio ai nuovi venuti, erigendo un primo grande monastero a Condat e un secondo a Leuconne. Poi li raggiunse anche una loro sorella, per la quale eressero un terzo monastero, poco lontano, in località detta La Beaume. I due fratelli condividevano in perfetta armonia il governo delle nuove comunità. I loro temperamenti, diametralmente opposti, si completavano a vicenda: Romano era uno spirito tollerante, incline alla comprensione e alla magnanimità; Lupicino era austero, intransigente con la regola, della quale pretendeva l'assoluta osservanza. Così, dopo un raccolto eccezionale, avendo i monaci scordato le rigide norme dell'astinenza, Lupicino fece gettare le provviste nel torrente e ordinò che a mensa venisse servita soltanto una minestra d'orzo. Dodici monaci non ressero a tanta austerità e abbandonarono il convento: fu Romano a correr loro dietro e ad implorarli con le lacrime agli occhi di far ritorno all'ovile. La sua bontà trionfò anche in questa occasione. Più tardi, durante un pellegrinaggio alla tomba di S. Maurizio a Ginevra, compiuto in compagnia di un suo monaco, S. Pallade, avendo trovato riparo per la notte nella capanna dove si celavano due poveri lebbrosi, Romano non esitò ad abbracciarli. Il mattino dopo quei due relitti umani constatarono di essere completamente guariti e corsero in città a raccontare l'accaduto. Altri prodigi si verificarono durante quel pellegrinaggio. Poi il dolce e piissimo Romano tornò definitivamente alla solitudine di Condat dove precedette il fratello e la sorella nella tomba, nel 463. Era nato verso il 390.

Autore:
Piero Bargellini

La stretta di mano


mercoledì 26 febbraio 2020

Povera Italia



La nostra ITALIA si ribella,
l'abbiamo troppo maltrattata.
invece di trattarla come sorella
l'abbiamo tutta DEVASTATA:
La colpa è un po' di tutti,
non abbiamo capito niente,
gli abbiamo preso tutti i "frutti"
trattata e USATA malamente.
Cadono alberi secolari
i fiumi allagano interi rioni.
Ci siamo FIDATI come scolari
dando credito alle ISTITUZIONI.
Ma nessun di loro erano ECOLOGICI
e pensavano a GUADAGNARE.
E dei disastri adesso più che LOGICI
nessuno di LORO si vuole INCOLPARE.

Lucia nov 2014

Queste mie canzoni


"Ora tu vedi queste mie canzoni
simili tanto alle foglie che sperdi,
amaro Iddio del silenzio.
E sai che non hanno feste di sole
perché di tutto il sole tu inondi
la Terra dove cammina l'amore".
"Ascolta ancora, Dio,
le sorgenti, e perdona,
e nella mano portaci, col seme
delle stagioni innocenti".

Nil rende lo spirito il 2 marzo '56, a 50 anni.

T'amo, Signore,


"T'amo, Signore,
per la muta passione delle rose.

T'amo per le cose della vita leggere,
le cose che sognano i morti la sera
dentro la terra calda,
sotto il limpido brivido degli astri.
Ma più t'amo, Signore per la misericordia
delle tue grandi campane
che portano nel vento
verso l'anima della sera
la nostra povera preghiera".
 
Nedda Falzolgher

Nedda Falzolgher




detta Nil
(Trento, 26 febbraio 1906Trento, 2 marzo 1956),
è stata una poetessa e scrittrice italiana.

Nacque dal padre Mario, impiegato, e dalla madre, originaria della Val di Non. A soli cinque anni si ammalò di poliomielite e fu costretta sulla sedia a rotelle. La naturale vocazione verso la poesia e la letteratura la portarono sin da giovane a studiare da autodidatta nella sua casa sull'Adige a Trento.Grazie alla dedizione della madre, che a tempo pieno si occupava della formazione della figlia, imparò il latino e il francese. Ciò le permise di leggere i classici latini e opere di Baudelaire, Verlaine e Rimbaud, le quali influenzarono lo stile poetico di Nedda. A partire dagli anni trenta, si riunivano presso la casa di Nedda, lungo le rive del fiume Adige a Trento, numerosi poeti e scrittori trentini. Più che di un «salotto letterario» si trattava di un «cenacolo», come lo definisce Elio Fox,dove gli amici si trovavano a discutere di letteratura, filosofia, cultura, vita e soprattutto della comune passione per la poesia.Tra i frequentatori vi furono: il coetaneo Marco Pola, che al tempo non era ancora conosciuto per la sua attività poetica, Augusto Goio, Raffaele Gadotti, Diego Gadler, Arcadio Borgogno, i due fratelli Franco e Luigi Bertoldi (il primo diventò pedagogista e fu docente universitario, il secondo divenne leader socialista e ricoprì il ruolo di Ministro del lavoro e della previdenza sociale dopo il secondo conflitto mondiale), le figlie dello storico Antonio Zieger e la giovane adolescente Edda Albertini, con la quale Nedda aveva uno stretto rapporto di amicizia e che nel dopoguerra diverrà celebre attrice del teatro italiano.Nel 1935 per iniziativa del "Sindacato fascista degli scrittori della Venezia Tridentina" venne pubblicata Poesia, un'antologia di poesie, nella quale sono presenti alcune opere di Nedda Falzolgher e di altri poeti trentini. Morì nel 1956 a cinquant'anni. Nel 1975 le è stata dedicata una via a Trento nel quartiere di Madonna Bianca.Nel 2006 il comune di Trento ha apposto una targa sulla casa dove è vissuta sul lungadige Monte Grappa.

Per vivere felice


Omaggio a Milly


pseudonimo di Carolina Mignone
(Alessandria, 26 febbraio 1905Nepi, 22 sett. 1980),
è stata una cantante e attrice italiana.
Al cinema spesso è stata accreditata come Milly Monti,
mentre in America era nota come Mili Monti.

Alberi d'Autunno.