lunedì 2 dicembre 2019

Luigi Zampa

Figlio di un operaio, dopo aver frequentato la scuola di recitazione di Santa Cecilia, Luigi Zampa si iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia nel 1932, dove rimase per più di cinque anni. Dopo aver lavorato dal 1939 come sceneggiatore, diresse alcuni film di scarso rilievo, fino a trovarsi al fianco dei registi del neorealismo con due aggressive commedie popolaresche, Vivere in pace (1946) e L'onorevole Angelina (1947), interpretate dai due attori simbolo del genere, rispettivamente Aldo Fabrizi e Anna Magnani; e il suo capolavoro, Processo alla città (1952), una realistica ricostruzione della camorra napoletana e del famoso processo Cuocolo sul soggetto di Francesco Rosi. Con la trilogia realizzata in collaborazione con Vitaliano Brancati (Anni difficili, 1948; Anni facili, 1953; L'arte di arrangiarsi, 1955) evocò in toni satirico-grotteschi il fascismo (con un'appendice nel 1962: Gli anni ruggenti) per osservarne poi, dolorosamente, la continuità negli intrallazzi del dopoguerra. La morte del grande scrittore siciliano, avvenuta nel 1954, segnò il decadimento dell'impegno politico e della migliore vena satirica del regista, che, dopo una trascrizione da Alberto Moravia (La romana, 1954), continuò ad ondeggiare tra la commedia all'italiana (Il vigile, 1960; Il medico della mutua, 1968; Letti selvaggi, 1979) e la denuncia tra le righe (Il magistrato, 1959; Bisturi - La mafia bianca, 1973; Gente di rispetto, 1975; Il mostro, 1977). Gli viene dedicata una retrospettiva completa al Festa del cinema di Roma 2009, a cura di Mario Sesti. Era padre del musicista e giornalista Fabrizio Zampa. È sepolto presso il Cimitero del Verano.

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