venerdì 28 febbraio 2025
Io, con i miei pensieri
Albore
Amo quell'ora in cui il brillio delle stelle è fioco
e respiro infantile a spegnerle è adatto
e il mondo si fa chiaro, a poco a poco
pur se con ciò, non insavisca affatto.
Io più del mattino amo l'albore, quando,
moscerini d'oro confondendo
gli alberi, dai raggi trapassati,
si alzano sulla punta dei piedi.
Amo quell'ora in cui, durante la sgambata,
al vociare di uccelli semidesti, tra i pini,
sul cappello di funghi gridellini
tremola lungo il bordo la rugiada.
Essere un po' a disagio felice senza gente.
Scaltra usanza il celare la propria felicità, ma
fate che si soffermino i felici nell'albore, pure se
dal mattino avrà inizio ogni calamità.
Sono felice che la vita mia come irreale sia
pur tuttavia allegra, coraggiosa realtà,
che invidia non mi diede Dio, né animosità,
che di fango coperto non sono, né di biasimo.
Sono felice che un giorno sarò antenato
di nipoti non più in gabbia. D'essere stato
tradito e calunniato sono felice,
meglio non è quando di te si tace.
Sono felice dell'amore di donne e di compagni,
le loro immagini sono le mie icone.
Che sia ragazza russa la mia sposa sono felice,
di chiudere i miei occhi è degna, ne avrò pace.
Amare la Russia è felicità plurinfelice.
Cucito a lei sono con le mie proprie fibre.
Amo la Russia e il suo potere tutto vorrei amare,
ma ne ho la naisea, vogliatemi scusare.
Amo questo mio mondo verde-azzurro
con le guance imbrattate di sangue.
Irrequieto io stesso. Morirò non per odio,
ma per amore insostenibile dal cuore.
Non ho saputo vivere in modo irreprensibile, da saggio,
ma voi con debito di colpa rammentatevi
il ragazzino con albore di libertà negli occhi,
luminosa più che vivido raggio.
Essere imperfettissimo io sono,
ma, scelta la mia ora preferita - il primo albore,
Dio creerà di nuovo innanzi giorno
gli alberi dai raggi trapassati,
me stesso trapassato dall'amore.
Evgenij Aleksandrovič Evtušenko
Dio e il creato.
Ad un maldicente
Le virtù
Fare la cosa giusta significa agire in modo etico, rispettoso, onesto, responsabile e saggio. Siete etici? Rispettate gli altri? Mostratevi come siete? Assumetevi le vostre responsabilità? Imparate dalle lezioni della vita? Riflettete. Mettetevi in discussione. Investite in voi stessi ora, non perdete tempo! Fate la cosa giusta. Incorporate queste virtù per essere un essere umano migliore e un esempio migliore per chi vi circonda.
Marco con amor.
28 febbraio Sante Marana e Cira
† Siria, 450 circa
Teodoreto dedica un capitolo (il XXIX) della sua Religiosa Historia a Marana e Cira ancora viventi quando, verso il 440, egli scriveva la sua opera. Anziché riassumere l’inizio defila narrazione in cui l’autore presenta le sue due eroine, converrà usare le sue stesse parole. «Il loro paese (di Marana e Cira) è Berea (odierna Aleppo), dove sono discese da una razza illustre e sono state educate secondo la loro condizione e la loro nascita. Ma disprezzando tutti i vantaggi concessi loro dalla natura, esse si chiusero in un piccolo sito presso la città, facendovi murare la porta. Volendo alcune delle loro domestiche imitarle in questo genere di vita, esse fecero loro costruire una casetta, adiacente al romitorio, in cui ordinarono loro di abitare; osservando i loro atti attraverso una piccola finestra, esse facevano loro fare spesso esercizi di preghiera e le infiammavano nell’amor di Dio... Invece della porta, avevano una piccola finestra attraverso cui ricevevano ciò che era loro necessario per vivere e parlavano con le donne che venivano a visitarle soltanto durante il tempo della «cinquantina» (= tempo pasquale), trascorrendo tutto il resto dell’anno in continuo silenzio, intendo per quanto riguarda Marana, la sola che parli a queste donne. Quanto a Cira, in effetti, nessuno le ha mai udito pronunciare la minima parola. Cira, che è di costituzione più delicata dell’altra, è sempre curvata fino a terra, senza la possibilità di rizzarsi. Esse portano abiti così lunghi che coprono loro i piedi e davanti hanno una specie di velo che scende fino alla cintura e copre completamente il viso, le mani e lo stomaco». Quando Teodoreto scriveva queste righe erano già quarantadue anni che Marana e Cira conducevano questa vita di eremite, rendendola ancor più penosa portando pesanti catene e prolungando talvolta il digiuno sino a quaranta giorni. «Spinte dal desiderio di vedere i luoghi santi che Gesù Cristo ha onorato con le sue sofferenze, esse andarono, a digiuno, fino a Gerusalemme, mangiando soltanto dopo aver adorato Dio, e durante il ritorno ripresero a digiunare, sebbene occorressero non meno di venti giorni per fare un così lungo cammino». Un’altra volta esse andarono allo stesso modo in Isauria per visitare la chiesa di santa Tecla, la protomartire. Col passare del tempo Marana e Cira non rallentarono in questo modo di vita, al contrario, esse andavano con un ardore senza posa rinnovellato verso la corona che il Cristo doveva mettere loro sul capo dopo la loro vittoria. Ignoriamo la data della morte di Marana e Cira essendo Teodoreto la nostra unica fonte. I sinassari bizantini commemorano le due sante eremite al 28 febbraio, ma si tratta di una data scelta arbitrariamente. H. Delehaye ha infatti dimostrato come i trenta asceti (o coppie di asceti) ai quali Teodoreto aveva dedicato un capitolo della sua Religiosa Historia, siano stati introdotti in blocco nei sinassari, nello stesso ordine con cui erano citati dallo stesso Teodoreto, in date che vanno dal 13 gennaio al 1° marzo. In Occidente Marana e Cira non hanno avuto uno speciale culto prima che C. Baronio le introducesse insieme al 3 agosto, data arbitraria quanto le precedenti, nel Martirologio Romano. Nelle adnotationes a questo giorno egli fa direttamente riferimento a Teodoreto, poiché i calendari bizantini che aveva a disposizione (in particolare il cosiddetto Menologio del cardinale Sirleto) non portavano, al 28 febbraio, la memoria di Marana e Cira.
Autore: Joseph-Marie Sauget
Ho scritto un messaggio
Ho scritto un messaggio su di un piccolo foglio di carta sbiadita, lo avvolto e l'ho fermato con un nastro di fortuna, lo inserisco in una bottiglia trovata tra i rovi, chiudo il tappo con forza. Mi avvicino a un fiumiciattolo che scorre vicino, dalle sue acque non tanto limpide traspaiono sassi di mille forme. Lascio cadere quella bottiglia.
giovedì 27 febbraio 2025
Ave Maria
Affetti di una madre
Presso alla culla in dolce atto d’amore,
Che intendere non può chi non è madre,
Tacita siede e immobile; ma il volto
Nel suo vezzoso bambinel rapito,
Arde, si turba e rasserena in questi
Pensieri della mente inebrïata.
Teco vegliar m’è caro,
Gioir, pianger con te: beata e pura
Si fa l’anima mia di cura in cura;
In ogni pena un nuovo affetto imparo.
Esulta, alla materna ombra fidato,
Bellissimo innocente!
Se venga il dì che amor soavemente
Nel nome mio ti sciolga il labbro amato;
Come l’ingenua gota e le infantili
Labbra t’adorna di bellezza il fiore,
A te così nel core
Affetti educherò tutti gentili.
Così piena e compita
Avrò l’opra che vuol da me natura;
Sarò dell’amor tuo lieta e sicura,
Come data t’avessi un’altra vita.
Goder d’ogni mio bene,
D’ogni mia contentezza il Ciel ti dia!
Io della vita nella dubbia via
Il peso porterò delle tue pene.
Un dì t’affanna giovenil desìo,
Ti risovvenga del materno affetto!
Nessun mai t’amerà dell’amor mio.
E tu nel tuo dolor solo e pensoso
Ricercherai la madre, e in queste braccia
Asconderai la faccia;
Nel sen che mai non cangia avrai riposo.
Giuseppe Giusti
Il mio vate
Chissà se nella vita
ognuno di noi spera
che in cima alla salita
sia sempre primavera.
Mi è successo a un tratto
trovarmi in una rima,
il cuore si è liquefatto,
e son salita in cima.
Questo cuor che sospira
anche se pien d'amore,
non mi sento viva,
stava nel suo torpore.
Le tue rime o vate
con dolci parole,
per me son serenate
suonate da mandole.
Il cuore mi hai trafitto,
i sensi mi hai rubato,
mi getto a capofitto
con te, vate adorato.
Lucia 1000anni fa
In ospedale.
Preghiera del malato
IL PASSATO
mercoledì 26 febbraio 2025
Buongiorno !!! Buon giorvedì grasso 🌥🍀🎉🎭

I Fiori
Portatemeli tutti i bei fiori:
candidi fior d'acacia e biancospino,
gigli, magnolie, tuberose aulenti,
ed i tremuli fior del gelsomino,
i fiori della siepe e del giardino
bianchi qual neve delle vette algenti.
Poi recatemi i petali più ardenti,
rose rosse, gerani carnicini,
garofani odorosi e porporini,
tulipani vermigli, e melograni
scarlatti come il fuoco dei vulcani.
Poi verdi foglie, tante verdi foglie
di cui si veste a primavera il prato;
di cui l'antico bosco appare ornato
quando rinnova le dimesse spoglie
e del sole ai bei rari fecondi e caldi
brilla come un diadema di smeraldi.
Quì tutti: a ciascuno bianco fiore,
e un fiore rosso ed una verde foglia.
E' un mazzolin che costò gran doglia
a chi nutrì di patria il santo amore!
E fu messo dei martiri sul cuore!
E quando per la fuga dei nemici,
di libertà fioriron le ghirlande,
dalle donne d'Italia, arcifelici,
gettato fu con un tripudio grande
sovra i soldati dei liberatori.
Verde foglia, fior bianco, rosso fiore,
cresca sempre l'italico giardino
i color della speme, dell'amore,
e della fede nel nostro destino.
Guido Fabiani
Dormi Amore
26 febbraio Santa Paola di San Giuseppe Calasanzio
(Paola Montal y Fornes) Fondatrice delle Figlie di Maria
Arenys de Mar, Barcellona, 11 ott. 1799 - Olesa di Montserrat, 26 febb. 1889
La vita di Paula Montal fu feconda e profetica, quasi centenaria, si svolse in un contesto storico ampio (1799-1889), un periodo di crisi dell'agitato XIX secolo spagnolo, che si dibatteva tra i postulati dell'Antico Regime e le nuove correnti liberali, con ripercussioni socio-politiche, culturali e religiose assai note. Quattro furono le città specialmente rappresentative nella sua vita, ben radicata nella sua terra e nel suo ambiente storico:
Ad Arenys de Mar (Barcellona), visse la sua infanzia e la sua gioventù (1799-1829). Città della costa, aperta sul mare, cosmopolita ed industriale, lì nacque alla vita, l'11 ottobre del 1799, e nel pomeriggio di quello stesso giorno alla vita della grazia. Si formò in un ambiente familiare cristiano e molto semplice. Partecipò alla vita spirituale della parrocchia. Si distinse per il suo amore verso la Vergine Maria. Da quando aveva 10 anni conobbe la durezza del lavoro per aiutare sua madre, vedova con cinque figli dei quali era la maggiore. In questo periodo, per esperienza propria, constatò che le bambine, le giovani, le donne avevano scarse possibilità di accesso all'educazione, alla cultura... e si sentì chiamata da Dio a svolgere questo compito.
Figueras (Gerona), fu la sua meta. Città di frontiera con la Francia e bastione militare con il suo famoso castello di armi. Accompagnata dalla sua fedelissima amica Inés Busquets, nel 1829, si trasferì nella capitale dell'Ampurdán per aprire la prima scuola femminile, con vasti programmi educativi che superavano abbondantemente il sistema pedagogico per bambini. Si trattava di una scuola nuova. A Figueras, iniziò, quindi, in modo esclusivo, il suo apostolato educativo con le bambine. Lì nacque un carisma nuovo nella Chiesa, un'Opera Apostolica orientata verso l'educazione integrale umana e cristiana delle bambine e delle giovani, verso l'educazione della donna, per salvare le famiglie e trasformare la società. Le sue seguaci si distingueranno perché fanno professione di un quarto voto di insegnamento.
Sabadell (Barcellona), fu la città dove avvenne il trapianto della sua opera educativa nelle Scuole Pie. Sappiamo che almeno a partire dal 1837, si sentì del tutto identificata con il carisma di San Giuseppe Calasanzio e volle vivere la spiritualità e le regole calasanziane. Spinta da questo fine, dopo la fondazione della seconda scuola nella sua città natale (Arenys de Mar, 1842) dove entrò in contatto diretto con i Padri Scolopi di Mataró, aprì una terza scuola a Sabadell nel 1846. E fu provvidenziale la presenza dei Padri Scolopi, Jacinto Felíu ed Agustín Casanovas, nel collegio di Sabadell. Con il loro orientamento ed il loro aiuto, in breve tempo, riuscì ad ottenere la struttura canonica scolopica della sua nascente Congregazione. Il 2 febbraio del 1847, fece professione di Figlia di Maria Scolopia, insieme alle sue prime tre compagne, Inés Busquets, Felicia Clavell e Francisca de Domingo. Nel Capitolo generale, svoltosi a Sabadell, il 14 marzo del 1847, non fu eletta né superiora generale, né assistente generale.
Nel periodo 1829-1859, svolse un'intensa attività, e fondò personalmente 7 scuole: Figueras (1829), Arenys de Mar (1842), Sabadell (1846), Igualada (1849), Vendrell (1850), Masnou (1852) e Olesa de Montserrat (1859). Ispirò ed aiutò la fondazione di altre 4: Gerona (1853), Blanes (1854), Barcelona (1857) e Sóller (1857). Inoltre fu formatrice delle prime 130 Scolopie della Congregazione, che attraversava un periodo di grande attività di vita e di profetismo.
Olesa de Montserrat (Barcellona), 1859: la sua ultima fondazione personale. Un piccolo e povero paese, ai piedi del Monastero della Vergine di Montserrat, per la quale sentì sempre una grande devozione. Fu la sua fondazione prediletta, in cui rimase fino alla morte (15 dicembre 1859-26 febbraio 1889). Furono 30 anni di grazia per le bambine e per le giovani olesane, che godettero della sua testimonianza cristiana e del suo magistero fecondo; per la città di Olesa di Montserrat, arricchita dall'esempio della sua vita totalmente dedicata e santa: "Le volevano bene tutti e la veneravano...."; e per la Congregazione Scolopica: un sì totale a Dio; la pedagogia scolopica in azione ed il vissuto delle virtù che devono caratterizzare l'educatrice scolopica; ed il tramonto di una via in Dio. Alla sua morte, la Congregazione delle Figlie di Maria Religiose delle Scuole Pie, da lei fondata, era formata da 346 Scolopie che vivevano il carisma educativo scolopico, ereditato dalla loro Fondatrice, in 19 collegi, siti in tutta la geografia spagnola. Il processo canonico per la sua Beatificazione iniziò a Barcellona, il 3 maggio del 1957. Il Papa Giovanni Paolo II la beatificò a Roma il 18 aprile del 1993. Il miracolo per la sua Canonizzazione, compiuto nel settembre del 1993, a Blanquizal, un quartiere molto emarginato e violento di Medellín (Colombia), a favore della bambina di 8 anni Natalia García Mora, fu approvato da Papa Giovanni Paolo II il 1 luglio del 2000. Alla nostra società, lacerata da molte tensioni, e dove il tema dell'educazione integrale per tutti, la promozione della donna, la famiglia, la gioventù, sono temi spinosi ed attuali, spesso irrisolti, la nuova Santa dirige il messaggio della sua vita e della sua opera educativa, messaggio d'amore e di servizio. Il suo carisma nel XIX secolo, è stato annuncio di amore e speranza, specialmente per la donna, che scopre in lei la madre e la maestra della gioventù femminile. Ed oggi continua ad essere urgente e piena di attualità, come lo fu allora. L'opera educativa di Madre Paula Montal Fornés, continua oggi nella Chiesa, in particolare attraverso oltre 800 Religiose Scolopie, distribuite in 112 comunità, che educano circa 30.000 alunni in 19 nazioni dei quattro continenti, per la promozione della donna, in modo che "la civiltà dell'amore" diventi una realtà.
Fonte: | Santa Sede |
martedì 25 febbraio 2025
San Marcos La Laguna ( Guatemala)
Due parole in un orecchio.
Gino Pistoni
(Ivrea, 25 febbraio 1924 – Tour d'Héréraz, 25 luglio 1944) è stato un partigiano italiano, morto nel corso della Resistenza.
Luigi Pistoni nacque da Dante e Maria Ferrando. Iniziò gli studi presso le scuole elementari dell'Opera Pia Morena, gestita dalle Suore di Carità dell'Immacolata Concezione. Proseguì al Collegio "Giusto Morgando" di Cuorgnè, retto dai padri Salesiani, ove frequentò le prime tre classi del Ginnasio. Terminò gli studi al Collegio San Giuseppe di Torino, diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane, diplomandosi ragioniere.Gino si fece conoscere ed apprezzare per il suo impegno costante negli studi e nei doveri umani e cristiani, per le attività sportive e per la cura scrupolosa della propria formazione religiosa. Nel 1942 ebbe una vera svolta per la sua vita, entrando nelle file dell’Azione Cattolica della città di Ivrea. In associazione conobbe figure eminenti nella formazione della gioventù, sacerdoti e laici, che gli furono guida ed assistenti, nella sua attività di giovane impegnato a mettere in pratica il triplice motto dell’AC: Preghiera, Azione, Sacrificio.L'8 febbraio 1944 ad Angelo Aira, dell'AC, scriveva: "Se il Signore ti ha chiamato, non rigettare la sua Grazia, ma rispondi generoso all'appello divino". Un assistente che lo conosceva bene, don Meaglia, scrisse di lui: "È un giovane che ha saputo rispondere generosamente al primo impulso della Grazia, dire di sì a Cristo che gli passava accanto". In occasione del suo ingresso nella "Società Operaia del Getsemani", movimento spirituale di dedizione all'Apostolato fondato da Luigi Gedda all'interno dell'AC, Gino Pistoni scrisse questa preghiera che doveva rimanere segreta: "Il mio cuore oggi eleva a Te, o Signore, un inno di lode e di ringraziamento per le molteplici e sublimi grazie che visibilmente mi hai elargito in abbondanza in questi ultimi anni. Ti ringrazio di avermi chiamato, due anni fa, a far parte dell'Azione Cattolica e di aver dato alla mia vita, prima di allora veramente vuota, uno scopo che la rendesse degna di essere vissuta... Ti chiedo la grazia di dividere con Te le sofferenze del Getsemani; accettale benigno e dammi la forza di sopportarle in espiazione dei peccati miei e dell'umanità intera. Concedimi inoltre la grazia necessaria per vivere una vita interamente e profondamente cristiana, tutta dedita al Tuo servizio e alla salvezza delle anime. Amen". Era segretario diocesano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.Nei giorni terribili della Seconda guerra mondiale, girava in bicicletta per i vari circoli giovanili e, come tanti altri giovani d’Azione Cattolica, avvertì la necessità di servire la causa della giustizia e della libertà, entrando così in una formazione partigiana, non fecendo questa scelta per passione di guerra, né per un particolare odio verso i nemici, ma solo per partecipare alla Resistenza agli invasori e per la difesa dei diritti delle popolazioni occupate. Fra i partigiani mantenne sempre un contegno lineare e irreprensibile, in coerenza con i suoi principi cristiani, suscitando stima e rispetto anche in chi si riteneva non credente. All'inizio del 1944 gli pervenne la chiamata alle armi della Repubblica di Salò. Pistoni si presentò al Distretto di Ivrea e prestò servizio militare dal 30 aprile al 26 giugno del 1944. Il 20 giugno 1944 entrò a far parte, col nome di battaglia di “Ginas”, di una Brigata della 7a Divisione Garibaldi e si diede alla macchia. Il 25 luglio 1944, durante un attacco tedesco delle SS nella bassa Valle del Lys, mentre gli altri partigiani fuggivano, egli si attardò a soccorrere un soldato tedesco ferito a Tour d'Héréraz, venendo colpito da una scheggia di mortaio, che gli recise l’arteria femorale. Restò nella più completa solitudine a dissanguarsi e a consumare la sua agonia, compiendo con le residue capacità, prima di spirare, un vero atto di fede: con le dita intrise di sangue, scrisse sulla tela del tascapane un messaggio-testamento rimasto unico nella storia della Resistenza “Offro la mia vita per l’Azione Cattolica e per l’Italia, W Cristo Re.Il suo cadavere venne ritrovato quattro giorni dopo con accanto, macchiato di sangue, il ‘Piccolo Ufficio della Madonna’; il funerale si tenne in forma privata a causa della guerra; ma la fama della sua santità si estese subito e il suo testamento di sangue, divenne oggetto di scritti di Dirigenti d’Azione Cattolica dell’epoca.Il cippo funebre posto nel luogo della morte, al km 3.6 della S.R. 44, così ricorda il sacrificio di Gino Pistoni: “Su queste rocce dove oggi è gioia e libertà nel tragico mattino del 25 luglio 1944 recisi dal lampo di colpi mortali reclinavano nella morte i venti anni di GINO PISTONI fedele al precetto divino che non esiste amore più grande di chi dà la vita per un amico egli donava la sua per il nemico e sull'umile sacco testimone di nobile lotta col sangue ardente scrisse ITALIA e come fuoco incise VIVA CRISTO RE”[. Nel 1994, a 50 anni dalla sua morte, il Vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi avviò la causa di beatificazione. Conclusa la prima fase diocesana, Gino Pistoni è stato dichiarato Servo di Dio e dal 1999 la causa prosegue presso la Congregazione per le Cause dei Santi.
lunedì 24 febbraio 2025
Buongiorno Amici!!!!!! ☁️☔️🍀


25 febbraio San Luigi Versiglia
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☆☆☆ Buonaserata ☆☆☆

L' incantesimo
Fuoco, nuvole di drago,
dente e coda di leone,
se vuoi diventare un mago
è questa la soluzione.
Ali e zampe di zanzara,
occhi e peli di mandrillo,
dai, facciamo questa gara
per un elisir arzillo.
Mettiam dentro tanto amore,
mischia, mischia l'alambicco,
della tigre il gran furore,
l'elisir sarà più ricco.
Amore mio chi lo beve?
Chi di noi ne ha bisogno?
Quest'amore non è breve,
rificchiamoci nel sogno.
Io la strega innamorata,
e tu mago e gran poeta,
su, finiamo la giornata,
senza la pozione segreta.
L'elisir non ci serve,
c'è un divano quì accanto,
ci buttiam senza riserve
in un estatico incanto.
Lucia
Giovanni Pico della Mirandola
noto come Pico della Mirandola
(Mirandola, (Mo) 24 febbraio 1463 – Firenze, 17 novembre 1494),
è stato un umanista e filosofo italiano.
Si desta il bimbo
Si desta il bimbo: un bel raggio di sole Lo saluta traverso la finestra, e gli ricorda il bosco e le viole, e le farfalle e i fiori di gines...

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Luisa Nason scrittrice dei primi del 900. Famose le sue poesie e i racconti per bambini .Molto presente nei testi dei libri di s...
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« Miei cari amici vicini e lontani buonasera » ( Palermo , 20 settembre 1902 – Rodello , 24 gennaio 2002 ) è stato un conduttore radio...
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Nata a Busana sull'Appennino Reggiano (1898 - 1986) Scrittrice e poetessa che per cinquant'anni ha raccontato la sto...