noto come Pico della Mirandola
(Mirandola, (Mo) 24 febbraio 1463 – Firenze, 17 novembre 1494),
è stato un umanista e filosofo italiano.
È l'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. Figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia (1415-1467), e di sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia aveva a lungo abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo, avendo ricevuto nel 1414 dall'imperatore Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno Stato molto piccolo, i Pico lo governarono come sovrani indipendenti anziché come nobili vassalli. I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati con gli Sforza, i Gonzaga e gli Este; i fratelli e le sorelle di Giovanni si legarono, tramite ulteriori vincoli matrimoniali, con le famiglie regnanti di Corsica, Ferrara, Bologna, Mantova e Forlì. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore.Tra queste, quando visse a Ferrara, la dimora di via del Turco, vicino di casa degli Strozzi e dei Boiardo. Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica e imparò molte lingue: padroneggiava perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerosi personaggi dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. A Firenze, in particolare, entrò a far parte della nuova Accademia Platonica. Nel 1484 fu a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Divenne celebre in tutta Europa per la sua memoria che, si diceva, fosse talmente fuori dal comune da mandare a memoria l'intera Divina Commedia e molte altre opere letterarie e scientifiche. Nel 1486 fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Si trovò oggetto di alcune accuse di eresia, per le quali dovette fuggire in Francia dove venne anche fatto arrestare da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes. Fu tuttavia subito scarcerato, ricevendo anche l'assoluzione di papa Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare la divinità di Cristo attraverso la magia e la cabala. Godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì definitivamente a Firenze, riprendendo a frequentare l'Accademia di Marsilio Ficino. Morì improvvisamente all'età di trentun anni, per un avvelenamento da arsenico, mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII durante le guerre d'Italia. All'epoca della morte si vociferò che Pico fosse stato avvelenato e che il mandante fosse individuabile in Piero de' Medici, che temeva l'avvicinamento del Pico e del Poliziano, precedentemente suoi amici, alle idee e al governo del Savonarola. Fu sepolto nel cimitero dei Domenicani entro le mura del convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute nel 1933 da padre Chiaroni accanto a quelle degli amici Angelo Poliziano e Girolamo Bienivieni. Nel novembre del 2018, 524 anni dopo la sua morte, i risultati di uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma e di studiosi spagnoli, britannici e tedeschi, hanno dimostrato che Pico della Mirandola fu effettivamente avvelenato con l'arsenico. Di Pico della Mirandola è rimasta proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. Ancora oggi si usa attribuire l'appellativo Pico della Mirandola a chiunque sia dotato di ottima memoria.
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