mercoledì 3 agosto 2022

Sant’Aspreno: il santo che ha inventato l’Aspirina



Cosa c’entra l’aspirina, probabilmente uno dei farmaci più famosi del mondo, rimedio universale per mali di ogni tipo ed in special modo per il mal di testa, con Napoli e con uno dei suoi santi protettori?
La questione è intricata, facciamo un passo alla volta e partiamo dall’inizio.
Una tradizione vuole che lo stesso San Pietro, in viaggio verso Roma, promise di guarirlo se si fosse convertito al cristianesimo. Aspreno, da tempo ammalato, si convertì alla nuova fede e si fece battezzare. San Pietro, mantenendo la parola data (non peraltro era un santo) lo guarì e prima di ripartire, lo pose a capo della nascente chiesa napoletana. A conferma di questa storia nel Tesoro di San Gennaro si conserverebbe addirittura il bastone con cui Pietro guarì Aspreno.
Aspreno, poi, a capo della chiesa di Napoli rimase circa 23 anni e durante la sua carica acquisì in particolar modo fama di guaritore.
Cosa c’entra allora il nostro bravo Vescovo con l’Aspirina?
Proviamo a tornare piuttosto alla chiesa del porto.
La storia vuole che alla fine dell’ottocento, quando si decise di radere al suolo tutta l’area dei vicoli nei pressi del porto e costruire un quartiere ottimizzato urbanisticamente, a farne le spese dovesse essere pure la piccola cappella di Sant’Aspreno al Porto. Il progetto prevedeva che proprio al suo posto dovesse essere costruito il nuovo palazzo della Borsa.
Fu solo grazie all’interessamento di Ferdinando Colonna di Stigliano che nel 1892 il consiglio comunale deliberò sulla questione, stabilendo che la nuova strada venisse ristretta per preservare la cappella e che quest’ultima venisse inglobata nel costruendo palazzo.
Per capire qualcosa in più bisogna scendere nell’ipogeo di questa cappella. Infatti la tradizione vuole che questa “grotta” altro non fosse che la casa del Santo.
In realtà si tratta di quello che in origine doveva essere parte di un ben più ampio e ricco stabilimento termale. Qui, sulla scorta della tradizione, che identificava questo luogo come la casa del santo, nel VII sec. d.C. fu costruito un altare rupestre alla cui base vi era una foro nel quale i fedeli inserivano la testa per essere guariti dall’emicrania. Questa particolare capacità del santo di guarire dal mal di testa è variamente attribuita al fatto di essere stato decapitato per la sua fede, o al suo modo di fare penitenza, mettendo una pietra sulla testa.
Quale che sia l’origine di questa storia sta di fatto che questa tradizione è giunta fino ai giorni nostri.
Ed ecco trovato finalmente il legame con la nostra aspirina!
Infatti, una metropolitana e contemporanea leggenda vuole che quando nel 1899 la Bayer creò il potente farmaco oggi noto come aspirina, si ispirò proprio a questa tradizione miracolosa anche perché fu proprio un napoletano, Raffaele Piria, a isolare l’acido salicilico principio attivo del nuovo farmaco.
Quale sia la verità purtroppo oggi non è dato di sapere, ma una passeggiata alla cappella di Sant’Aspreno al Porto, sopratutto se affetti da improvvise e quanto mai dolorose emicranie, non potrà far male e chissà che il Santo non ripeta uno dei suoi miracoli. E se proprio non dovesse accadere nulla resta sempre l‘Aspirina!

 


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