E voi mi rimproverate
E voi mi rimproverate di avervi mentito
Ma cosa dovrei dire io allora che per tutta la vita,
girono dopo giorno,
sempre ho mentito a me stesso.
Prima mentivo perché non sapere a chi parlare
Poi nessuno, nemmeno io, volevo capire chi ero
che cosa cercavo.
Così ogni volta davanti allo specchio che diceva
Rifiutavo quell’immagine trasparente e più mi scoprivo dentro fino in fondo
Attraverso quel rimasto di un cuore bambino
Più provavo una convinzione già convinta che non era la mia.
E voi mi rimproverate di avervi mentito.
Ma che cosa ne sapete voi di me
che dopo essermi giocato le labbra di sogno
ogni volta che speravo di contare una vita
Ma cosa dovrei dire io allora che per tutta la vita,
girono dopo giorno,
sempre ho mentito a me stesso.
Prima mentivo perché non sapere a chi parlare
Poi nessuno, nemmeno io, volevo capire chi ero
che cosa cercavo.
Così ogni volta davanti allo specchio che diceva
Rifiutavo quell’immagine trasparente e più mi scoprivo dentro fino in fondo
Attraverso quel rimasto di un cuore bambino
Più provavo una convinzione già convinta che non era la mia.
E voi mi rimproverate di avervi mentito.
Ma che cosa ne sapete voi di me
che dopo essermi giocato le labbra di sogno
ogni volta che speravo di contare una vita
Persino l’anima che avevo numerosa, mi si allontanava.
Ma io vi ho amato ugualmente, fino a crescervi come la terra ama in estate un campo di grano.
Vi ho accarezzati senza paura negli occhi Come morbido vento sul trifoglio a sera.
Vi ho abbracciato con infinita dolcezza
Come edera aggrappata all’orizzonte
Per quell’immenso desiderio di vita.
Ho abbandonato senza respiro lunghe mani d’incontro
Come il sole che si stacca dal cielo al tramonto
Per dimenticare il vuoto degli appuntamenti.
E voi mi rimproverate ancora di avervi mentito.
Ma che ne sapete voi sempre così lontani e distratti
Della mia disperazione per il vostro silenzio.
Che ne sapete voi, gente tranquilla e felice,
di questa mia carne fredda e umida sotto la luna
Delle mie notti di ragnatela sul viso d’ascolto
Che ne sapete voi dal consiglio facile
Con i vostri processi d’accusa e sentenza
De l mio vero tribunale pronto ad assolvervi.
Quando non si ama la vita degli altri Presa solo con il suo peso di miseria
E allora verrà la dolce notte a parlarmi.
E forse solo allora, per la prima volta,
Giovane e superbo, lontano dalla menzogna
Non mentirò più a nessuno Né a voi né a me stesso
Altrimenti a che serve morire
Ma voi siete sempre lì, pronti ad accusare
A passarvi di mano il tempo affamato
Per farmi rimpiangere anche il prezzo della morte.
Ma io vi ho amato ugualmente, fino a crescervi come la terra ama in estate un campo di grano.
Vi ho accarezzati senza paura negli occhi Come morbido vento sul trifoglio a sera.
Vi ho abbracciato con infinita dolcezza
Come edera aggrappata all’orizzonte
Per quell’immenso desiderio di vita.
Ho abbandonato senza respiro lunghe mani d’incontro
Come il sole che si stacca dal cielo al tramonto
Per dimenticare il vuoto degli appuntamenti.
E voi mi rimproverate ancora di avervi mentito.
Ma che ne sapete voi sempre così lontani e distratti
Della mia disperazione per il vostro silenzio.
Che ne sapete voi, gente tranquilla e felice,
di questa mia carne fredda e umida sotto la luna
Delle mie notti di ragnatela sul viso d’ascolto
Che ne sapete voi dal consiglio facile
Con i vostri processi d’accusa e sentenza
De l mio vero tribunale pronto ad assolvervi.
Quando non si ama la vita degli altri Presa solo con il suo peso di miseria
E allora verrà la dolce notte a parlarmi.
E forse solo allora, per la prima volta,
Giovane e superbo, lontano dalla menzogna
Non mentirò più a nessuno Né a voi né a me stesso
Altrimenti a che serve morire
Ma voi siete sempre lì, pronti ad accusare
A passarvi di mano il tempo affamato
Per farmi rimpiangere anche il prezzo della morte.
Bruno Vilar
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