(Cherbourg, 11 dicembre 1913 – Cannes, 8 novembre 1998),
è stato un attore francese.
Figlio del veterinario Alfred Marais, Jean aveva quattro anni quando il padre ritornò dal fronte della prima guerra mondiale. I genitori si separarono; Alfred Marais rimase a Cherbourg, mentre il piccolo Jean si trasferì con la madre e il fratello maggiore Henri nei pressi di Parigi. Affascinato dalla personalità eccentrica della madre, Marais iniziò a interpretare personaggi per divertimento, indossando abiti da lei dismessi e recuperati dalla soffitta di casa. Dapprima lavorò in uno studio fotografico, con il compito di ritoccare le immagini e, dopo varie vicissitudini, fece un'audizione per entrare in una scuola d'arte drammatica, ma fu respinto; tuttavia comprese che il mestiere di attore era quello che desiderava intraprendere. arais compì il proprio apprendistato artistico sui palcoscenici francesi con piccoli ruoli, fino all'incontro determinante per la sua carriera e la sua vita, avvenuto nella primavera del 1937, con il poeta e commediografo Jean Cocteau, che divenne il suo pigmalione. Allievo di Raymond Rouleau, Marais si trovò tra i partecipanti alla realizzazione dell'opera Oedipe-Roi nel teatro allestito all'interno dell'Esposizione Internazionale. Cocteau, autore della pièce, si recò all'audizione e rimase affascinato dal giovane e ancora sconosciuto attore. Da quel momento, il percorso artistico di Marais resterà indissolubilmente legato a Cocteau, con cui instaurò una relazione professionale e amorosa. Subito dopo Oedipe-Roi, il drammaturgo offrì al suo pupillo la prima parte importante della sua carriera, quella di Galaad (detto Biancarmatura), nella pièce Chevaliers de la table ronde. Ancora giovane e inesperto, Marais venne stroncato dalla critica, ma il suo bell'aspetto e il suo talento erano ormai entrati nell'immaginario mitico di Cocteau, consentendogli di aderire allo stile visionario del drammaturgo e ai disegni poetici da lui tessuti per le scene. Cocteau fece di Marais il protagonista delle trasposizioni cinematografiche di suoi già celebri lavori teatrali, di cui curò anche la regia, tra i quali La bella e la bestia (1946), L'aquila a due teste (1948), I parenti terribili (1948) e Orfeo (1949), fortunata fantasia sull'aldilà. L'intenso legame affettivo e l'intesa artistica tra Marais e Cocteau rimasero saldi negli anni e improntati alla comune passione per il teatro. Cocteau continuerà a ritenere Marais il proprio miglior interprete e il suo doppio perfetto. Nel suo diario datato domenica 7 luglio 1957, Noël Coward descrisse una visita con Greta Garbo alla residenza di Cocteau a Villefranche-sur-Mer: "Dopo cena ci fu mostrata, privatamente, la piccola cappella che era stata appena disegnata da Jean Cocteau. È molto ben fatta, graziosamente decorata e dai colori tenui, ma non avevo assolutamente idea che tutti gli apostoli fossero così somiglianti a Jean Marais. L'aspetto seducente e il volto intenso dalla mascella squadrata fecero di Marais il protagonista ideale di ruoli da eroe romantico già dal 1943 ne L'immortale leggenda, che lo trasformò in un idolo delle platee, e successivamente in una lunga serie di drammi e avventure di cappa e spada, come Il segreto di Mayerling (1949) di Jean Delannoy, Naso di cuoio (1951), Il conte di Montecristo (1954) e La spada degli Orléans (1959). Durante gli anni cinquanta l'attore continuò a migliorare la propria tecnica di interprete e si cimentò anche in nuovi stili, lavorando sotto la direzione di autori come Jean Renoir in Eliana e gli uomini (1956) e Luchino Visconti in Le notti bianche (1957), tratto da Dostojevski. Durante gli anni sessanta diede vita in modo scanzonato a uno degli eroi del feuilleton francese, Fantômas, interpretando le pellicole Fantomas 70 (1964), Fantomas minaccia il mondo (1965) e Fantomas contro Scotland Yard (1966), tutte e tre al fianco di Louis de Funès, per la regia di André Hunebelle. Rimase tuttavia legato al filone delle avventure in costume, interpretando - fra gli altri - i film Capitan Fracassa (1961) e L'uomo dalla maschera di ferro (1962). Dall'inizio degli anni settanta visse un lungo periodo di allontanamento dalle scene, per riaffacciarsi al cinema due decenni più tardi, invecchiato ma sempre incisivo, con il ruolo di Monsignor Myriel, il vescovo che fa ritrovare la coscienza a Jean Valjean (Jean-Paul Belmondo) ne I miserabili (1995) di Claude Lelouch, con un'ultima significativa apparizione in Io ballo da sola (1995) di Bernardo Bertolucci.
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