(Swardeston, 4 dicembre 1865– Schaerbeek, 12 ottobre 1915)
è stata un'infermiera britannica. È ricordata per aver aiutato, durante la prima guerra mondiale, soldati di ambo le fazioni in Belgio, nonché per aver favorito la fuga di circa duecento soldati alleati dal Paese; a motivo di ciò fu giustiziata dai tedeschi, causando notevoli reazioni di protesta a livello internazionale e diventando un elemento chiave della propaganda di guerra britannica.Edith, ancora bambina, si appassiona al tennis, alla danza e al pattinaggio sul ghiaccio. Mostra una particolare predilezione per gli animali e per i fiori, che spesso sono i soggetti rappresentati nei dipinti e nei disegni che realizza. Insieme con le sorelle si avvia privatamente agli studi, direttamente a casa, anche se a quindici anni trascorre alcuni mesi alla Norwich High School. Dal 1882 al 1884 frequenta altre tre diverse scuole, dapprima a Bushey, poi a Clevedon e infine a Peterborough. Nel frattempo, si mantiene lavorando in alcune case private come governante. Sul finire degli anni Ottanta, Edith incomincia a interessarsi all'infermieristica dopo aver visitato un ospedale nel corso di una vacanza in Austria. Nel 1890, complice una particolare predisposizione nell'apprendimento del francese, si aggiudica un posto di lavoro in una famiglia di Bruxelles, sempre come governante. Rimane nella città belga per ben cinque anni, facendo ritorno a Swardeston unicamente per trascorrere le vacanze estive. Proprio in questo periodo inizia a frequentare Eddie, un suo cugino di primo grado, con il quale - però - non si unirà mai in matrimonio per via delle condizioni di salute del ragazzo. Nel 1895 ritorna definitivamente nella sua città natale con lo scopo di curare il padre malato. In questo frangente decide di intraprendere e dedicarsi alla carriera di infermiera. Così, dopo avere trascorso a Tooting alcuni mesi presso il Fountains Fever Hospital, nella primavera del 1896 entra al London Hospital in addestramento, con la direzione di Eva Luckes. L'anno successivo viene inviata a Maidstone con il compito di gestire un'epidemia di febbre tifoide, insieme con altre cinque infermiere. Dei quasi 2mila malati, muoiono in poco meno di 200, e per questo Edith Cavell ottiene una medaglia al merito. Nel corso dei suoi incarichi successivi ricorre alla tecnica di visitare i pazienti dopo che questi sono stati dimessi. Viene chiamata a Bruxelles dal dottor Antoine Depage, intenzionato a innovare il settore infermieristico nel suo Paese. Ecco che Edith Cavell, insieme con il dottor Depage e la moglie di quest'ultimo, Marie, fonda la Ecole Belge d'Infermieres Diplomées, una scuola di infermiere laiche che apre i battenti il 10 ottobre del 1907. Infermiere laiche, perché fino a quel momento solo le suore si erano occupate del settore infermieristico, con risultati non sempre apprezzabili a causa della loro preparazione carente. In un primo momento la scuola deve fare i conti con alcune difficoltà impreviste, dovute soprattutto al fatto che in Belgio (e non solo, ovviamente) è ancora dura da scalfire la convinzione che le donne non possano e non debbano lavorare. E' altresì dura l'idea che anche le donne provenienti da famiglie benestanti possano perdere la propria condizione sociale, se si guadagnano da vivere in prima persona. Nel 1912, comunque, la struttura si occupa dell'addestramento delle infermiere impegnate in tredici asili, ventiquattro scuole e tre ospedali. L'anno successivo, alle infermiere della scuola fondata da Edith Cavell si rivolge addirittura la regina Elisabetta di Baviera, dopo essersi rotta un braccio. Nel 1914 Edith dà quattro lezioni a settimana non solo alle infermiere ma anche ai medici, e in più ha il tempo di curare una ragazzina fuggitiva e la figlia di un amico che deve fare i conti con la dipendenza dalla morfina. Nonostante i suoi numerosi impegni, la donna riesce comunque a tornare a casa con una certa frequenza per andare a trovare la madre, trasferitasi a Norwich. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Edith Cavell si rende conto che è soprattutto al fronte che c'è bisogno delle sue capacità. Pertanto, nei primi giorni di agosto del 1914 Edith torna in Belgio, che poco dopo viene invaso dalla Germania. Nonostante ciò l'infermiera sceglie di non scappare, e anzi di rimanere per trasformare la scuola in un ospedale della Croce Rossa, curando non solo i feriti belgi, ma anche quelli tedeschi. Con la caduta di Bruxelles, il Palazzo Reale viene convertito dai tedeschi in infermeria, ma Edith resta insieme con la sua capo assistente. L'ospedale della Cavell viene raggiunto nell'autunno del 1914 da numerosi soldati britannici, che poi vengono spediti di nascosto nei Paesi Bassi, fino a quel momento neutrali. Edith favorisce la loro fuga. grazie a una rete di aiuti molto fitta che rimane attiva per quasi un anno. La rete, tuttavia, viene scoperta nell'estate del 1915 dai tedeschi, che a quel punto arrestano Edith Cavell e molti dei suoi collaboratori. Le perquisizioni eseguite nel suo ospedale non permettono di scoprire alcunché di compromettente, anche perché tutte le infermiere erano state tenute all'oscuro dalla stessa Edith, intenzionata a evitare che potessero essere incriminate.
La Cavell, però, alla fine viene indotta a confessare con l'inganno. Successivamente viene tenuta in prigione per molte settimane, senza sapere niente delle accuse che le vengono rivolte. All'inizio di settembre le autorità tedesche si rifiutano di concedere a Brand Whitlock, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Belgio, la possibilità di difendere Edith. Quest'ultima, tenuta in totale isolamento fino all'inizio del processo, arriva dinanzi alla corte il 7 ottobre, incastrandosi da sola attraverso la confessione di tutte le azioni che aveva compiuto (molte delle quali sconosciute a chi la accusava). viene quindi condannata a morte e fucilata da un plotone di esecuzione il 12 ottobre del 1915, alle due di notte, al poligono di tiro di Schaerbeek. Nonostante la reticenza dei soldati del plotone, restii a spararle, l'esecuzione viene completata senza imprevisti. Il cadavere di Edith viene, poi, seppellito in loco in maniera frettolosa. Nel 1920 è stato eretto un monumento a sua memoria a Londra: si trova in St Martin's Place, vicino Trafalgar Square. Alla base sono riportate le parole che avrebbe pronunciato il giorno prima di morire: Mi rendo conto che il patriottismo non è sufficiente. Non devo avere alcun odio o amarezza nei confronti di nessuno.
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