Patronato: Atleti, Arcieri, Vigili urbani, Tappezzieri
Etimologia: Sebastiano = venerabile, dal greco
Emblema: Freccia, Palma
Ben tre Comuni in Italia portano il suo nome, e tanti altri lo venerano come santo patrono.
Sebastiano,
nato e cresciuto a Milano, da padre di Narbona (Francia meridionale) e
da madre milanese, era stato educato nella fede cristiana, si trasferì a
Roma nel 270 e intraprese la carriera militare intorno al 283, fino a
diventare tribuno della prima coorte della guardia imperiale a Roma,
stimato per la sua lealtà e intelligenza dagli imperatori Massimiano e
Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano. Grazie
alla sua funzione, poteva aiutare con discrezione i cristiani
incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e riuscire a convertire
militari e nobili della corte, dove era stato introdotto da Castulo,
domestico (cubicolario) della famiglia imperiale, che poi morì martire. La
leggendaria ‘Passio’, racconta che un giorno furono arrestati due
giovani cristiani Marco e Marcelliano, figli di un certo Tranquillino;
il padre ottenne un periodo di trenta giorni di riflessione prima del
processo, affinché potessero salvarsi dalla certa condanna sacrificando
agli dei. Nel
tetro carcere i due fratelli stavano per cedere alla paura, quando
intervenne il tribuno Sebastiano riuscendo a convincerli a perseverare
nella fede; mentre nel buio della cella egli parlava ai giovani, i
presenti lo videro circondato di luce e tra loro c’era anche Zoe, moglie
del capo della cancelleria imperiale, diventata muta da sei anni. La
donna si inginocchiò davanti a Sebastiano, il quale dopo aver implorato
la grazia divina fece un segno di croce sulle sue labbra, restituendole
la voce. A
ciò seguì una collana di conversioni importanti, il prefetto di Roma
Cromazio e suo figlio Tiburzio, Zoe col marito Nicostrato e il cognato
Castorio; tutti in seguito subirono il martirio, come pure i due
fratelli Marco e Marcelliano e il loro padre Tranquillino. Sebastiano
per la sua opera di assistenza ai cristiani, fu proclamato da papa s.
Caio “difensore della Chiesa” e proprio quando, secondo la tradizione,
aveva seppellito i santi martiri Claudio, Castorio, Sinforiano,
Nicostrato, detti Quattro Coronati, sulla via Labicana, fu arrestato e
portato da Massimiano e Diocleziano, il quale già infuriato per la voce
che si diffondeva in giro, che nel palazzo imperiale si annidavano i
cristiani persino tra i pretoriani, apostrofò il tribuno: “Io ti ho
sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato
nell’ombra contro di me, ingiuriando gli dei”. Sebastiano
fu condannato ad essere trafitto dalle frecce; legato ad un palo in una
zona del colle Palatino chiamato ‘campus’, fu colpito seminudo da tante
frecce da sembrare un riccio; creduto morto dai soldati fu lasciato lì
in pasto agli animali selvatici. Ma
la nobile Irene, vedova del già citato s. Castulo, andò a recuperarne
il corpo per dargli sepoltura, secondo la pia usanza dei cristiani, i
quali sfidavano il pericolo per fare ciò e spesso venivano sorpresi e
arrestati anche loro. Ma
Irene si accorse che il tribuno non era morto e trasportatolo nella sua
casa sul Palatino, prese a curarlo dalle numerose lesioni.
Miracolosamente Sebastiano riuscì a guarire e poi nonostante il
consiglio degli amici di fuggire da Roma, egli che cercava il martirio,
decise di proclamare la sua fede davanti a Diocleziano e al suo
associato Massimiano, mentre gli imperatori si recavano per le funzioni
al tempio eretto da Elagabolo, in onore del Sole Invitto, poi dedicato
ad Ercole. Superata
la sorpresa, dopo aver ascoltato i rimproveri di Sebastiano per la
persecuzione contro i cristiani, innocenti delle accuse fatte loro,
Diocleziano ordinò che questa volta fosse flagellato a morte;
l’esecuzione avvenne nel 304 ca. nell’ippodromo del Palatino, il corpo
fu gettato nella Cloaca Massima, affinché i cristiani non potessero
recuperarlo. L’abbandono
dei corpi dei martiri senza sepoltura, era inteso dai pagani come un
castigo supremo, credendo così di poter trionfare su Dio e privare loro
della possibilità di una resurrezione. La
tradizione dice che il martire apparve in sogno alla matrona Lucina,
indicandole il luogo dov’era approdato il cadavere e ordinandole di
seppellirlo nel cimitero “ad Catacumbas” della Via Appia. Le
catacombe, oggi dette di San Sebastiano, erano dette allora ‘Memoria
Apostolorum’, perché dopo la proibizione dell’imperatore Valeriano del
257 di radunarsi e celebrare nei cosiddetti “cimiteri cristiani”, i
fedeli raccolsero le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo dalle tombe
del Vaticano e dell’Ostiense, trasferendoli sulla via Appia, in un
cimitero considerato pagano. La figura
di S. Sebastiano era diventata molto popolare e quando nel 680 si
attribuì alla sua intercessione, la fine di una grave pestilenza a Roma,
il martire venne eletto taumaturgo contro le epidemie e la chiesa
cominciò ad essere chiamata “Basilica Sancti Sebastiani”. Il santo venerato è considerato il terzo patrono di Roma, dopo i due apostoli Pietro e Paolo. Le sue reliquie, sistemate in una cripta nella Basilica dei Santi Quattro Coronati, dove tuttora è venerato. S.
Sebastiano è considerato patrono degli arcieri e archibugieri,
tappezzieri, fabbricanti di aghi e di quanti altri abbiano a che fare
con oggetti a punta simili alle frecce.
Patrono
di Pest a Budapest e dei Giovani dell’Azione Cattolica, è invocato
nelle epidemie, specie di peste, così diffusa in Europa nei secoli
addietro.
Autore: Antonio Borrelli
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