lunedì 31 marzo 2025

Il Fiore




Splende il sole di maggio
Ne'l cielo azzurro,
Fan le foglie de'l faggio
lene un sussurro.
Il ruscello tra' sassi
Corre e gorgoglia
E sui margini bassi
L'erba germoglia
Verde, fresca,odorosa,
Un picciol fiore
Diffonde per l'erbosa
Piaggia l'odore.
Io, ne la mano il volto
In su la sponda
Il frettoloso ascolto
Correr dell'onda:
E penso o fiorellino
Solingo, a'l mio
Adorato bambino
E lui desio,
Lui che il cor mi consola,
Sì bello e saggio
E va lieto alla scuola
De'l mio villaggio.
O fior primaverile,
Egli è vermiglio
E come te gentile
E ha odor di giglio.
Da te lungi la ria
Bufera algente,
O fiore, e sempre ei sia
Lieto e innocente.


Clinio Quaranta.

Clinio Quaranta

 




(Zagarolo, 07/09/1857 – Roma15 /12/1929)
è stato un insegnante e storico italiano
.

Compì gli studi ginnasiali nel Seminario di Civitavecchia e quelli liceali all'Apollinare di Roma.Insegnò alle scuole elementari di Zagarolo per nove anni, poi conseguì la laurea in lettere al Magistero di Roma, passando così all'insegnamento nelle scuole medie, quale professore di storia e geografia nella Scuola Normale e poi letteratura italiana nella Scuola Tecnica di Velletri. Nel 1902 fu nominato Provveditore agli Studi di Sassari; chiamato successivamente ad altri incarichi nell'ambito del Ministero dell'Istruzione, nel 1919 fu nominato Provveditore agli Studi di Roma.Sposa Maria Gerosi dalla quale ha tre figli, Dante, Artemia e Alighiero, morto nel 1904 a Sassari.Ha lasciato numerose traduzioni di opere letterarie dal latino, dal greco e dal tedesco.Ha curato una versione ritmica delle Liriche di Orazio Flacco Quinto, ha tradotto in terza rima Le Bucoliche di Virgilio, ha tradotto in versi gli Epigrammi di Marco Valerio Marziale, Le Odi di AnacreonteLe Ballate di Johan Wolfgang von Goethe ,ballate, romanze, poesie di August von Platen-Hallermünde.Di lui restano diciannove opere letterarie, di cui tredici presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, nonché innumerevoli scritti, saggi e memorie pubblicati su varie riviste e giornali dell'epoca. Ha scritto 56 sonetti inediti in dialetto tiburtino e molte rime in dialetto zagarolese. Sono stati recentemente rinvenuti trecento sonetti inediti, scritti in lingua italiana di suo pugno e firmati, le traduzioni in versi, anch'esse inedite, di cinque opere di Goethe, ricche di note storiche e filologiche. Insigne dantista, per due dei suoi figli scelse i nomi di Dante e Alighiero.Il 1º dicembre 1929 è stato pubblicato il suo ultimo scritto "Vita intima di Garibaldi a Caprera - ricordi e racconti di testimoni oculari".

Non è stato un ..........


 

CHIAMAMI MAESTRA

Sono orgogliosa di essere maestra
che dottrina o disciplina non professa,
non insegna in licei o università,
ma ai piccini con pazienza tanto dà.
E per mano li accompagna ogni giorno
sostenendoli nel passo ancora incerto,
preparandoli ad affrontare il mondo
superando mari, monti e anche il deserto.
Chiamami allora soltanto maestra,
non professore e nemmeno insegnante,
perché davvero è quel che mi resta
di un compito tanto grande e importante.
Germana Bruno

Bianco e Nero

Bianco e Nero ... se non esistesse l'uno, non avrebbe significato nemmeno l'altro...
bene e male,
amore e odio,
giusto e sbagliato,
bello e brutto...tutto soggettivo...
l'importante è sapersi e saper emozionare...
provare qualcosa,
bianco o nero, non importa...
solo così potremo aspirare ad una vita a colori.
Web

Catene

E' un'arma assai potente la poesia

per conquistare cuori trascurati,
che hanno bisogno d'amore; assetati
pronti a tuffarsi in mare dell'elegia.

Tu che lo sai, sarebbe una pazzia,
ingannare tanti cuori innamorati
che chiedon di sognare: Ti saran grati
se tu li culli con la fantasia.

Vorresti avere Amore senza confini,
ma il cuore hai già dato da tempo incatenato;
catene condivise ancor sublimi.

Ma quell'amore che ti ha stregato
a tutti i cuori tristi, a te vicini,
donar vorresti senza far peccato.

Zamblon.

Invocazione a Dio.

 Spegnimi gli occhi, e io Ti vedo ancora;

rendimi sordo, e sento la Tua voce;
mozzami i piedi, e corro la Tua strada;
senza favella, a Te sciolgo preghiere!

Spezzami le braccia, e io Ti stringo
col cuore mio, fatto, recente, mano.
Se fermi il cuore, batte il mio cervello;
ardi anche questo: e il mio sangue, allora,

Ti accoglierà, Signore, in ogni stilla.

Rainer Maria Rilke.

Preghiera


 

Alla mente confusa

Di dubbio e di dolore,

Soccorri o mio Signore,

Col raggio della fè.

Sollevala dal peso

Che la declina al fango:

A te sospiro e piango:

Mi raccomando a te. 

Sai che la vita mia

Si strugge appoco appoco

Come la cera al fuoco,

Come la neve al sol.

All’Anima che anela

Di ricoverarti in braccio,

Rompi Signore, il laccio,

Che le impedisce il vol.

Giuseppe Giusti.

domenica 30 marzo 2025

Coraggio e speranza

Coraggio e speranza

È buia la valle; ma i pini del monte
Già l'alba incorona del vergine raggio.
Scuotiamoci dal sonno, leviamo la fronte:
Fratelli, coraggio.
Fu lunga la notte, fu sonno affannoso; 
Ma il sole ci apporta travagli novelli;
Peggior della morte è il turpe riposo:
Coraggio, fratelli.
Continua battaglia la vita del forte,
Per erti sentieri continuo vìaggio. 
Armati ed andanti ci colga la morte:
Speranza e coraggio.
Pensiam che i nemici fratelli ci sono; 
Cerchiam del valore nel cielo i modelli; 
Armiamci d'amore, vinciam col perdono:  
Speranza, fratelli.

  Niccolò Tommaseo

Augel sublime?

Non sotto l'ombra in piaggia molle
tra fonti, e fio, tra ninfe e tra sirene;
ma in cima all'erto e faticoso colle
della virtù riposto il nostro bene.
Chi non gela, non suda, e non s'estolle
dalle vie del piacer, la non perviene.
Or vorrai tu lunge dall'alte cime
giacer, quasi tra valli, augel sublime?

Torquato Tasso.

La gola e 'l sonno


La gola e 'l sonno e l'oziose piume
hanno del mondo ogni virtù bandita.
Francesco Petrarca.

Al Lavoro...al lavoro.

 'l perder tempo, a chi più sa, più piace.
Seguendo in piuma
in fama non si vien, nè sotto coltre;
senza la qual chi sua vita consuma,
cotal vestigio in terra di se lascia,
qual fumo in aere, od in acqua la schiuma.

Dante Alighieri

La Predica agli uccelli

 


Francesco, andando con la compagnia
alberi vide ai ati della via
ed una moltitudine d'uccelli
che piegavan col peso i ramoscelli.
Ed ei si volse tanto lieto in viso
che gli ridea negli occhi il paradiso.
« Fratelli miei, voi grati esser dovete
a chi vi fece creature liete;
e sempre voi dovete Lui lodare
perchè v'ha fatti liberi a volare,
e v'ha dato di piume il vestimento,
si che non vi fa danno acqua nè vento.
E voi non seminate eppur mangiate
e dell'acqua del ciel v'abbeverate;
piume v'ha dato a fabbricarvi il nido
e delle vie del cielo istinto fido;
tanto, uccelli, v'amò l'alto Signore;
e voi rendetè a Lui col canto onore ».
Mentre Francesco così stava a dire,
quei battean l'ali quasi a plaudire
e abbassavan le brune testoline
e allegrezza mostravan senza fine.
E San Francesco ancor si rallegrava
meravigliando, poi che lo mirava
l'alata moititudine ascoltando,
come la, folla fa, che ascolta un bando.
Poi fece il segno lor di santa croce
dicendo: andate!... E a quella dolce voce
in aria si levarono festanti
e si sentian meravigliosi canti.
Poi, secondo la croce, obbedienti
se n'andarono partiti ai quattro venti.
in tutte le sue parti il ciel sereno
fu dei Zor canti armoniosi pieno.

Giulio Salvadori

Io non la volevo.........

 


Il 30 marzo 1282 a Palermo

Il 30 marzo 1282 a Palermo scoppiano i Vespri siciliani. Al grido di "Muoiano i francesi", i siciliani cacciano gli Angiò dall'isola, sconvolta da massacri violentissimi.

Secondo la leggenda per riconoscere i francesi i siciliani mostravano loro dei ceci - "cìciri", in siciliano - chiedendo di pronunciarne il nome. Chi si tradiva con la pronuncia francese ("sciscirì"), veniva immediatamente ucciso.
Al termine dei vespri (22 maggio 1282) la corona passò poi nelle mani di Pietro III d'Aragona.
Nell'immagine: il dipinto "I vespri siciliani" di Francesco Hayez del 1846

La fortuna è........

 


Tapis roulant

 


sabato 29 marzo 2025

Un giorno ti dirò

Forse un giorno ti dirò 

ciò che il mio cuore dice.

La fonte del mio cercarti

e del suo languido piacere. 

Lo scrivo perché rimanga 

indelebile nel tempo.  

Che si possa leggere 

senza remore ne paura. 

Il nostro filo diretto 

tra anima e mani. 

Per questo io ti penso

e, nella memoria vedo

ciò che di bello è stato. 

Brividi lungo la schiena 

ed il respiro eccitato. 

Forse un giorno ti dirò

che t’avrei cercato comunque

perché in te scorgo

l'altra parte di me, 

che non potrò mai avere.

I miei sensi supplicano 

alla notte di non finire mai.  

Leggimi dentro, 

leggimi tra le righe.  

Le parole non si fermano. 

Forse un giorno non ti dirò niente

perché sarò già andata altrove

lontano da tutto ciò che cerco

e che in te mi sembra di vedere.


Lucia.

Cose che non passeranno mai di moda

 


Ognuno fa quello che può, l'importante è agire.

Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì volava in senso contrario con una goccia d’acqua nel becco.”Cosa credi di fare!” Gli chiese il leone.”Vado a spegnere l’incendio!” Rispose il piccolo volatile.”Con una goccia d’acqua?” Disse il leone con un sogghigno di irrisione.Ed il colibrì, proseguendo il volo, rispose: “Io faccio la mia parte!”
Favola Africana

Non capisco......

 




Se fossi una stella

Se fossi una stella
tutto sarebbe semplice
la conclusione bella
di una vita umile.
Non ho più voglia di soffrire
lo ammetto son vigliacca
soffro perchè non ho misure
e il troppo guasta.
Forse come Diogene sono in cerca
di un'altra me stessa.
con la quale mi completerei
perchè agirebbe come io agirei
e sarebbe la felicità vera .
Invece mi sento e mi sentirò
sempre uno scalino al di sotto di tutti.
Ma quando sarò una stella
sarò come le altre ,
forse meno luminosa
ma dalla terra nessuno lo noterà.
Lucia

Ascolta


 

Evviva quelli che ridono.


 

venerdì 28 marzo 2025

Paesino


 

Fior dei pianori



Fior dei pianori:
Elevino i fanciulli all'aureo sole
e frassini e castagni e querce e allori.

Fior di semente:
Combattano col vento i più giganti,
sien freno alla valanga ed al torrente.

Fiorin d'abete:
Gli squallidi terreni rimboscate,
e povvidi raccolti e pace avrete.

Fiorin di pino:
Sorridono le selve al monte e al piano,
coronino d'Italia il bel giardino.

Fior del pensiero.
All'animo gentile il bosco è caro
coll'ombre sue cortesi e il suo mistero.
Fiorin fiorin fiorà, fior di pensiero.

Arpalice Cuman Pertile.


Bellezze d'Italia




Sono, Italia, i tuoi soli pur vaghi!
I tuoi piani son pure giocondi!

Di fontane, di selve e di frondi
fu benigna Natura con te.

Di giardini, di ville, di laghi
t'ingemmò come vana sposa,

e la cinta dell'Alpi famosa,
e due mari a difesa ti diè.
Ogni fior ti consente il terreno;

e dei Vati la sacra favilla
della vivida luce scintilla
che dall'alto ti piove il tuo sòl.
Finchè il giorno t'arrida sereno,
tu de' canti sarai la regina;
nè quel lauro paventa ruina
che Dio stesso piantò nel tuo suol.

Luigi Carrer

Alba

 

Vedi tu come, non ancor dal fumo
dei pensieri il cervello annebbiato,
al tuo spirito (l’alba t’ha destato)
io vita, io mondo un altro aspetto assumo? ….

Ti parlerò meglio all’aperto: vieni!
fuori le porte de l’a te funesta
città! Slarga il tuo petto intanto a questa
aura ristoratrice. Ecco i miei beni:

l’aria, il verde, la luce… non le case
degli uomini ammucchiate! non le oscure
chiese, o le sedi socïali impure,
d’ogni viltà, d’ogni miseria invase!

Ben venga a te, che questa mane, avanti
che il sol nascesse, abbandonavi il letto;
e fuori or vieni insolito diletto
a trâr da me, come da strani incanti.

Guarda! Nel sogno de la terra assorti,
sorgono a l’aria gli alberi: li scuote
invano il vento, invano li percuote
la pioggia… Forte, come lor son forti,

non sei tu in me! Nel grembo mio profondo
stendi le tue radici. Tu potrai
vivermi sempre, non morir giammai,
abbracciar tutto e divenire il mondo!

Non tendi a questo? Gli alberi tue membra
saran; la terra, il corpo; in ogni fiume
le tue vene, il tuo spirito nel lume
del dí vedrai… Già divenir ti sembra

quel che vedi… Lo senti? Orbene, questo
che tu senti son io: sono te stesso;
di me tu vivi, io di te vivo. Adesso
ritorna in mezzo agli uomini modesto,

ne la città rientra. Primavera
nuova presto verrà. Bisbiglia intanto
a chi ti passa triste e fosco a canto,
come un augurio, ne l’orecchio: – Spera.

Luigi Pirandello

Si è l'ora che mi decida😂

 


Come potrei non amarti.


Come potrei non amarti

se alimenti il mio fuoco?

Non sono stata io a baciarti

e non è stato un gioco.

Sono cotta a tal al punto 

che se tu non fossi lontano

vorrei sempre il riassunto 

di Roma tenendoci per mano.

Quel bacio ripeterei

uno, due, all'infinito,

tutta l'anima metterei

e ti lascerei stordito.


Lucia nei suoi sogni


Ho commesso il peggiore...


 

Un tempo ero......

 


giovedì 27 marzo 2025

Ti amo......


Ti amo...

Non puoi immaginare quanto.

Come ti ho amato?

Nei sogni!

Erano solamente miei,

cosi! Ti ho amato.

E ti amo cosi

per tutto il tempo e ancora.

Se vorrai ho tante cose da dirti,

parole mai dette...

anche se il mio cuore piange,

non saprai mai...quanto ti ho amato.

Anche se tu dici che mi ami......

non credo che un giorno

tu possa capire l'intensitá

con cui ti ho amato e ti amo.

Ti ameró sempre...

Voglio solo te

e ti sogno tra le pieghe delle lenzuola,

tra i sospiri e i baci non dati.

Nel sogno, con tanta nostalgia,

cerco invano la tua pelle

e vorrei sentire 

sul mio corpo caldo e fremente,

le tue mani appassionate

Ma è così fragile il mio sogno

che naufraga con la prime luci dell'alba.

E, non saprai mai...quanto ti ho amato.


Lucia nei suoi sogni

Chi ha sofferto

Chi ha sofferto e continua a essere gentile
è lui stesso un dono per l'umanità.

V. Cecchini

Sant' Evaristo,


Sant' Evaristo,
o Aristo, secondo il Catalogo Liberiano
(Betlemme, ... – Roma, 105),
fu il 5° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica,
che lo venera come santo.
Fu papa tra il 96/99 e il 105/106.

Poco si sa di Evaristo: secondo il Liber Pontificalis sarebbe nato a Betlemme da una famiglia ebraica ellenizzante e si sarebbe convertito al Cristianesimo a Roma, reggendo la diocesi romana in sostituzione di papa Clemente I, esiliato nel Chersoneso Taurico, al tempo della persecuzione dell'imperatore Domiziano o, più probabilmente, di Traiano. Ci si è domandati, se Evaristo debba essere considerato vero papa (e non solo "vice") dall'anno 97, quando Clemente I andò in esilio; oppure solo dal 101, anno in cui Clemente morì martire in Crimea (notizia di Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica). Per Eusebio è chiaro: Clemente, dopo nove anni di pontificato (88-97) «...trasmise il sacro ministero a Evaristo». Il Liber Pontificalis riporta che egli divise Roma in sette diaconiae, o tituli, luoghi resi santi dal martirio dei cristiani, successivamente destinati ad accogliere l'edificazione di una chiesa in loro memoria (gli antenati delle moderne parrocchie). Prescrisse che sette diaconi assistessero alle omelie del vescovo, a testimonianza della sua ortodossia, e iniziò la pratica della benedizione pubblica dopo la celebrazione del matrimonio civile. Tuttavia questa affermazione del Liber è priva di ogni fondamento, poiché attribuisce a Evaristo un'istituzione più tarda della Chiesa di Roma. Più degna di fede è l'affermazione del Liber Pontificalis che indica la sua sepoltura presso la Tomba di Pietro, anche se un'altra tradizione lo dice sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli. Il martirio di Evaristo, sebbene tradizionale, non è storicamente provato. Fu sepolto, con ogni probabilità, presso la tomba di san Pietro, nella Necropoli vaticana.

La sua ricorrenza si celebra il 27 ottobre.

Nessuno (per esperienza personale)



Per mandare avanti

 


Stabat Mater

Sta la Madre dolorosa
presso il legno lacrimosa
mentre pende il Figlio;

e quell'anima gemente,
contristata e insiem dolente,
una spada penetra.

Quanto triste e al duol soggetta
mai quella benedetta
Madre all'Unigenito!

E piangeva e si doleva
Madre pia, mentre vedeva
del Figliuol gli spasimi.

Chi n'avrebbe il ciglio asciutto
se vedesse in tanto lutto
quella Madre tenera?

Chi non resta contristato
contemplando col suo Nato
spasimar la Vergine?

Pel fallir delle sue genti
Gesù vide fra' tormenti,
dai flagelli lacero.

Ella vide il Figlio amato
negli estremi desolato
esalar lo spirito.

Madre, orsù, fonte d'amore,
fa ch'io senta il tuo dolore,
fammi teco piangere.

Fa che avvampi il cuore mio
nell'amor di Cristo Dio.
affinché io piacciagli.

Santa Madre, deh! m'appaga
di Gesù l'acerba piaga
forte in cuore infiggimi.

Del tuo Figlio sì piagato
ch'ha per me tanto penato
il dolor dividimi.

Fa che teco, o Madre, io pianga
e il trafitto Dio compianga
finché duri il vivere.

Presso il Legno con te starmi
ed a Te, Madre, associarmi
nel pianto desidero.

Tra le vergini preclara,
non volermi essere amara
fammi teco piangere.

Fa ch'io pensi a la sua morte,
del suo duolo sia consorte,
le sue piaghe io veneri.

Fa ch'io sia con Lui piagato,
della Croce sia inebriato,
del suo sangue vivido.

Perché sia dal fuoco illeso
per Te, Vergin, sia difeso
nel dì del giudizio.

Giunto, o Cristo, al mio partire
Per tua Madre, deh venire
Fammi alla vittoria.

Quando il corpo morto andrà disciolto
sia lo spirito raccolto
nell'eterna gloria!

Amen.

Epitaffio di un fannullone.



Qui giace un uom che fu così indolente
che tempo non trovò mai di far niente:
nè si arriva a capire
come avesse trovato il tempo per morire.

Giuseppe Puccianti.

Cristoforo Colombo


Ecco stormi d'augelli che a ponente
volano alacremente;
ed alghe e tronchi incisi,
da vicin suoI divisi...
Terra! Terra! - Qual grido!
Si ridesta
l'abbattuto coraggio... alzo la testa...
E' la terra! E' la terra! - Or chi
potria
narrar la gioia mia?
Un lume, all'aer scuro
veduto da lontano,
dà forza al cor sicuro.
Avanti... avanti!... Ecco l'aurora.
Un sogno
il mio fors'è?...No, non è sogno, è
quella
la, terra disiata,
vergin, rorida, bella,
come sposa al valore in premio
data:
bella e feconda al par della speranza
tanti lustri nutrita.
Ecco il sol che bacia, e l'esultanza
vi raddoppia la vita!
_Ammainate le vele...il palischermo
gittate!
_O terra, alfin ti premio!
O mio lungo sospiro, o non invan creduto
mondo del mio pensier, io  ti saluto

Antonio Gazzoletti

Dov'è Dio.


Se Iddio veder tu vuoi
guarda in ogni oggetto:
cercalo nel tuo petto,
lo troverai con te.
E se  dov'Ei dimora
non intedessi ancora,
confondimi se puoi,
dimmi dov'Ei non è.

P. Metastasio

La solitudine:

La solitudine: bisogna essere molto forti per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe e una resistenza fuori del comune; non si deve ...