venerdì 31 gennaio 2025

Quando un bambino prega.

Quando un bambino prega, gli Angioletti
chinan la testa bionda a riccioletti:con le manine strette al petto in croce
ascoltano in silenzio la sua voce.S'innalza la preghiera fin lassù.
Le stelle la ripetono a Gesù.
Piera Antico.

Come sarà?

 


Come sarà?
La riconoscerò?
Mi domandavo allungando il collo
tra la folla confusa
or che finita
era la lunga attesa.

Una luce s'è accesa
dagli occhi tuoi dipinti di sorriso,
luce del paradiso
come una freccia m'ha colpito al cuore;
eccola! E' lei l'Amore.

Non può tradirmi un sorriso tale.

Non c'erano segreti fra di noi,
come ho potuto soltanto pensare,
persino dubitare
di non trovarla tra la confusione?

La stella che più brilla
l'altre riduce a piccola scintilla.
Zamblon  2010

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Nonnolele
Tutte le reazion

E' in momenti come questo


E' in momenti come questo che mi pento di non aver ascoltato quel che mia madre mi diceva sempre…» «Che cosa ti diceva?» «E che ne so? Non ascoltavo.» 😂

Douglas Adams

Oggi si festeggia San Giovanno Bosco

 


La ricchezza........


 

A volte ci sentiamo abbandonati da DIO!


A volte ci sentiamo abbandonati da DIO!

Ma pensate se esiste a quante cose deve pensare
Questa vignetta forse ci fa capire meglio le difficoltà e spiega molto meglio di tante parole ♥

E' tutto quello che ho.


 

giovedì 30 gennaio 2025

30 gennaio Santa Giacinta Marescotti

Vergine
Vignanello, Viterbo, 1585 - Viterbo, 30 gennaio 1640
Etimologia: Giacinta = dal nome del fiore 

Sogna un marito, non il monastero. Si chiama Clarice, è molto bella e ha sott’occhio un giovane marchese Capizucchi, ottimo partito per una figlia del principe Marcantonio Marescotti, alta aristocrazia romana. E il principe, infatti, gli dà volentieri in moglie una figlia. Ma non è Clarice. E’ Ortensia, la più giovane. Dopodiché Clarice diventa il flagello della casata, insopportabile per tutti. Una delusione simile può davvero inasprire chiunque, ma forse le accuse sono anche un po’ gonfiate per giustificare la reazione del padre, che nel 1605 la fa entrare nel monastero di San Bernardino a Viterbo, dalle Clarisse, dove c’è già sua sorella Ginevra. Qui lei prende il nome di Giacinta, ma senza farsi monaca: sceglie lo stato di terziaria francescana, che non comporta clausura stretta. Vive in due camerette ben arredate con roba di casa sua e partecipa alle attività comuni. Ma non è come le altre. Lo sente, glielo fanno sentire: un brutto vivere. Per quindici anni si tira avanti così: una vita "di molte vanità et schiocchezze nella quale hero vissuta nella sacra religione". Parole sue di dopo. C’è un “dopo”, infatti. C’è una profonda trasformazione interiore, dopo una grave malattia di lei e alcune morti in famiglia. Per suor Giacinta cominciano ventiquattro anni straordinari e durissimi, in povertà totale. E di continue penitenze, con asprezze oggi poco comprensibili, ma che rivelano energie nuove e sorprendenti. Dalle due camerette raffinate lei passa a una cella derelitta per vivere di privazioni: ma al tempo stesso, di lì, compie un’opera singolare di “riconquista”. Personaggi lontani dalla fede vi tornano per opera sua, e si fanno suoi collaboratori nell’aiuto ad ammalati e poveri. Un aiuto che Giacinta la penitente vuole sistematico, regolare, per opera di persone fortemente motivate. Questa mistica si fa organizzatrice di istituti assistenziali come quello detto dei “Sacconi” (dal sacco che i confratelli indossano nel loro servizio) che aiuta poveri, malati e detenuti, e che si perpetuerà fino al XX secolo. E come quello degli Oblati di Maria, chiamati a servire i vecchi. Nel monastero che l’ha vista entrare delusa e corrucciata, Giacinta si realizza con una totalità mai sognata, anche come stimolatrice della fede e maestra: la vediamo infatti contrastare il giansenismo nelle sue terre, con incisivi stimoli all’amore e all’adorazione per il sacramento eucaristico. Non sono molti quelli che la conoscono di persona. Ma subito dopo la sua morte, tutta Viterbo corre alla chiesa dov’è esposta la salma. E tutti si portano via un pezzetto del suo abito, sicché bisognerà rivestirla tre volte. A Viterbo lei resterà per sempre, nella chiesa del monastero delle Clarisse, distrutta dalla guerra 1940-45 e ricostruita nel 1959. La sua canonizzazione sarà celebrata da Pio VII nel 1807.


Autore: 
Domenico Agasso



Edera Cordiale-Gentile

(Torino, 30 gennaio 1920 – Tortorici, 4 aprile 1993)
è stata un'atleta italiana specializzata nel lancio del disco,
medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra 1948.
Di natali piemontesi è morta all'età di 73 anni a Tortorici, in provincia di Messina. Discobola, nel 1948 partecipò alle Olimpiadi di Londra dove si aggiudicò l'argento mentre due anni più tardi fece suo il bronzo ai campionati europei di atletica leggera. Nel 1952 gareggiò ai Giochi Olimpici di Helsinki .

mercoledì 29 gennaio 2025

Una nazione

 


Io sono


 

Rossella Como



(Roma, 29 gennaio 1939 – 20 dicembre 1986)  

è stata un'attrice italiana. Esordisce giovanissima in un piccolo ma gustoso ruolo nel film Poveri ma belli (1957) . Da allora interpreterà - quasi sempre in parti di contorno - un buon numero di commedie (La nonna Sabella, 1957; Lazzarella, 1957; Io, mammeta e tu, 1958), in cui però viene troppo spesso confinata nel personaggio della bella ragazza petulante e svampita, che lei riesce però ad impreziosire grazie alla sua recitazione disinvolta e alla vivace ironia. Negli 60/70 Rossella Como è attiva anche in teatro (nel 1965 è accanto ad Amedeo Nazzari in Hanno rapito il presidente]) e il cinema comincia ad affidarle della parti di maggior valore, in film come 8 e 1/2 (1963) e Ti ho sposato per allegria (1967). Il suo successo le permette di essere chiamata a presentare tutti gli spettacoli del tour italiano dei Beatles, nel 1965. Nei primi anni settanta l'attrice ha già cominciato a diradare i suoi impegni cinematografici. Nel 1973 porta con successo sulle scene uno spettacolo da lei stessa realizzato, Roma amor, in cui propone canzoni folkloristiche romane insieme a brani di Trilussa e Pasolini. L'attrice porterà questo recital in un lungo tour nell'America Latina. Nel 1983 Rossella Como torna brillantemente sullo schermo, interpretando la madre snob di Christian De Sica, nella commedia Vacanze di Natale. Si spegne a soli quarantasette anni, a causa di un cancro. 

29 gennaio San Giuliano l'ospitaliere

Patronato: Albergatori, Viaggiatori, Macerata 
Etimologia:
 Giuliano = appartenente alla 'gens Julia', illustre famiglia romana, dal latino 

Protettore della città, è rappresentato a Macerata dappertutto, come protagonista o come santo laterale, nelle chiese, sulle porte d'accesso intorno alle mura, nelle opere conservate in pinacoteca, nell'antico sigillo dell'università, nelle medaglie commemorative del comune, nei palazzi signorili, sugli stendardi. La sua immagine più antica, a cavallo, è del 1326, una scultura in pietra un tempo nella Fonte maggiore e oggi nell'atrio della pinacoteca comunale; la più scenografica nelle chiesa delle Vergini mentre tiene in mano il modellino della città; la più moderna nel ciclo della vota del presbiterio del Duomo dove negli anni 30 è stata affrescata la storia della sua redenzione dopo un tragico, incredibile evento. Gustave Flubert ne aveva già tratto una novella-romanzo, Saint Julien l'Hospitalier, raccontando con tinte fosche la giovinezza di questo fiammingo patito per la caccia anche violenta, cavaliere infaticabile e carattere vendicativo che non aveva esitato a uccidere il padre e la madre coricati nel suo letto credendoli la moglie e il suo presunto amante. Poi una vita di espiazione e di preghiera dedicata all'accoglienza dei poveri e al traghetto dei pellegrini da una riva all'altra di un periglioso fiume. Ma sull'identità del santo ci sono non pochi dubbi, in parte espressi anche dalla curia maceratese e che un viaggio a Parigi per confrontare la storia del San Giuliano cui è dedicato il duomo di Macerata con quella della chiesa gemella ; Saint Julien-le Pauvre nel quartiere latino, non hanno chiarito del tutto. La chiesa parigina, costruita dai benedettini tra il 1170 e il 1240 su una originaria cappella del VI secolo dedicata a Saint Julien-l'Hospitalier, faceva parte della ventina di chiese edificate nei dintorni di Notre -Dame, tutte scomparse tranne quella. Situata nel cuore del centro universitario del XII e XIV secolo, fu luogo d'incontro di studenti e mastri, quando le lezioni si tenevano all'aria aperta, e al suo interno si riuniva l'assemblea per l'elezione del Rector Magnificus. Pare che Dante vi ascoltò le lezioni di Sigieri e che certamente la frequentarono Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e Petrarca e più tardi Villon e Rabelais. Solo quando furono costruiti nelle vicinanze i collegi della Montagne Sainte Geneviève tra i quali si impose quello della Sorbona,, la chiesa perdette di importanza. Quanto al santo cui è intitolata, la fama popolare ha sempre fatto coincidere il Giuliano storico con l'ospitaliere, tant'è che in veste di traghettatore compare in piedi sulla barca in un bassorilievo medievale incastrato nella facciata numero 42 della rue de Galande, di fianco alla chiesa: nel vicino giardino, che la separa dalla Senna e dalla fiancata destra dell'imponente Notre-Dame, una fontana in bronzo, questa recente, porta scolpiti tutti intorno a cascata i fatti salienti della sua storia. Ma l'opuscolo predisposto dalla parrocchia di rito greco-melkita e il prete interpellato propendono per l'identificazione del santo con Giuliano martire di Brioude. Il Giuliano leggendario, al quale la voce popolare ha dato il nome di ospitaliere rendendolo patrono di fatto anche nella chiesa di Parigi, sarebbe perciò usurpatore del titolo e in ogni caso, come ribadisce anche l'attento custode, non sarebbe riconosciuto come santo dall'autorità ecclesiastica. Un bell'impiccio per tutte le chiese francesi, italiane e spagnole che lo hanno scelto come loro protettore. E la reliquia del braccio sinistro conservata nel duomo di Macerata a chi dovrebbe appartenere? Il miracoloso ritrovamento avvenne il 6 gennaio del 1442, e l'atto notarile che lo descrive è depositato nell'archivio priorale mentre le ossa, dopo varie collocazioni, sono conservate in una urna d'argento cesellata dall'orafo Domenico Piani. Quello che conta è che in nome del patrono, santo reale o possibile, si aggreghino interessi culturali e iniziative utili alla città proprio nel senso e nella direzione dell'"ospitalità". La pensa così il comitato "Amici di San Giuliano" che si è costituito con spirito attivo e che non si preoccupa tanto dei riconoscimenti ufficiali quanto il promuovere in suo nome in tempi tanto angoscianti il valore dell'accoglienza. Il 29 gennaio 2001, riprendendo un'antica tradizione, è stata innalzata in cielo una stella luminosa in onore del santo e la sua storia raccontata per le vie, quasi in veste di banditore, dall'attore Giorgio Pietroni mentre risuonavano i canti della Pasquella, continuazione allegra di un evento che sarebbe durato troppo poco se esaurito nel giorno dell'Epifania.

 

Autore: Donatella Donati 


martedì 28 gennaio 2025

28 gennaio1986 -

Dopo soli 73 secondi dal lancio a Cape Canaveral, esplode in volo lo space shuttle Challenger, uccidendo l’intero equipaggio composto da 7 astronauti.

Comandante: Dick Scobee - pilotò la missione STS-41-C del Challenger durante la quale venne messo in orbita un satellite e ne venne riparato un altro.
Pilota: Michael J. Smith (primo volo) - veterano della guerra del Vietnam, ricevette numerose decorazioni per il combattimento tra cui la Distinguished Flying Cross.
Specialista di missione 1: Judith Resnik - fu una specialista di missione nella missione inaugurale STS-41-D del Discovery.
Specialista di missione 2: Ellison Onizuka - ingegnere di volo dell'aeronautica militare, volò nella missione STS-51-C con il Discovery, la prima missione dello Space Shuttle per il Dipartimento della Difesa.
Specialista di missione 3: Dr. Ronald McNair - fisico dello Hughes Research Laboratories, volò anche nella missione STS-41-B.
Specialista del carico 1: Greg Jarvis - capitano della Air Force e membro dello staff della Hughes Aircraft.
Specialista del carico 2: Christa McAuliffe - selezionata per essere la prima insegnante in un programma spaziale, nell'ambito del progetto Teacher in Space.

28 gennaio San Giuliano di Cuenca

 


Vescovo
Burgos, 1113 circa - 28 gennaio 1206/1208

Nato a Burgos, venne educato con molta cura nella pratica della virtù e nello studio delle scienze. Ordinato sacerdote, si consacrò alla predicazione, che esercitò a Burgos e per tutta la Castiglia, fra cristiani e musulmani, cosicché si diffuse ampiamente la fama del suo zelo e delle sue virtù di carità, penitenza e mortificazione. Divenne, alcuni anni dopo, arcidiacono dell’archidiocesi di Toledo; fu quindi eletto nel 1179 a succedere al primo vescovo della diocesi di Cuenca, dopo la conquista della città, avvenuta il 21 settembre 1167. Accettò l’episcopato dopo forte resistenza, motivata dalla sua coscienza di impreparazione e indegnità e resse la diocesi per circa ventotto anni, evangelizzando i suoi fedeli ed occupandosi anche dei loro problemi materiali. I biografi lodano ampiamente la sua attività caritatevole e assistenziale, a cui dedicò tutti i proventi del vescovado, guadagnandosi da vivere col proprio lavoro manuale, fabbricando canestri al modo degli antichi anacoreti, e meritando di essere aiutato da miracolosi interventi di Dio quando le sue risorse non bastavano a sopperire ai bisogni degli assistiti. Superate vittoriosamente alcune tentazioni diaboliche di gola, avarizia, vanagloria e lussuria, morì, allietato da una apparizione della Madonna, il 28 gennaio del 1206 o del 1208. Se ne celebrarono le esequie per nove giorni, durante i quali avvennero molte miracolose guarigioni di zoppi, muti, sordi e altri malati, che invocavano Giuliano. Il Rivadeneyra elenca inoltre altri miracoli compiuti per sua intercessione nei secoli posteriori. La sua festa si celebra a Cuenca il 28 gennaio, data confermata da Clemente VIII, il 18 ottobre 1594. Papa Giulio III aveva concesso il 15 giugno 1551 il trasferimento della festa al 5 settembre, giorno in cui veniva anche commemorato nelle prime edizioni del Martirologio Romano, nel quale, però, la sua celebrazione venne poi spostata al 28 gennaio. Le spoglie, dimenticate per lungo tempo, vennero ritrovate e messe in un sarcofago più degno l'11 aprile 1518, traslazione che è riportata dal Ferrari, ma di cui non si trova nessuna attestazione liturgica. Se ne fece una nuova ricognizione nel 1588.
 

Autore: Justo Fernandez Alonso

lunedì 27 gennaio 2025

27 gennaio Santa Devota Martire in Corsica

Lucciana (Haute-Corse), 283 - Mariana (Corsica), 304

Patronato: Corsica, Mariana (Corsica), Principato di Monaco e Famiglia Grimaldi

Emblema: Palma, Corona di rose, Colomba, Barca, Stemma del Principato di Monaco

Patrona della Corsica e del Principato di Monaco, Santa Devota viene festeggiata dai monegaschi ogni anno, il 27 gennaio. Nasce in una famiglia cristiana nel 283 a Quercio, in Corsica, provincia dell’Impero romano. Fin da bambina, buona e caritatevole, promette di dedicarsi a Dio. Purtroppo in quegli anni i cristiani vengono perseguitati dall’imperatore Diocleziano e così la povera Devota, nel 304, viene arrestata e poi uccisa. Il governatore romano dell’isola ordina che il suo corpo venga bruciato, ma alcuni cristiani riescono a trasportare la santa su una nave diretta in Africa, dove sperano che possa ricevere una degna sepoltura. Ecco il primo leggendario miracolo di Devota. Mentre è sulla nave, una violenta tempesta impedisce all’imbarcazione di procedere, mettendo in serio pericolo nave e marinai. Improvvisamente dalla bocca della ragazza esce una colomba che indirizza la nave verso la Valle di Les Gaumates, nei pressi della Costa Azzurra, dove oggi sorge il Principato di Monaco. La nave approda sulla riva monegasca il 27 gennaio. I pescatori del luogo, cristiani, accolgono le reliquie della santa con gioia e fanno costruire una cappella attorno alla sua tomba. Qui pellegrini e pescatori si fermano a pregare e avvengono tanti miracoli. Ma l’avventurosa storia di questa giovane santa non finisce qui. Nel 1070 un ladro profana la tomba di Santa Devota. Si tratta del capitano di una nave di passaggio che vuole impadronirsi delle reliquie per ricavarne del denaro, chiedendo un riscatto. Poiché ancora una volta è Dio che comanda anche il vento, quando il manigoldo scappa con il prezioso bottino sulla sua nave, il vento impetuoso si ferma e non soffia più, impedendo all’imbarcazione di salpare. Il ladro viene acciuffato da alcuni pescatori e consegnato al conte Ugo Grimaldi, governatore dei monegaschi, e la sua nave bruciata. Per ricordare l’evento, ogni anno a Monaco, durante la festa del 27 gennaio dedicata a Santa Devota, sulla spiaggia monegasca viene data alle fiamme una barchetta. Oggi le reliquie di Santa Devota riposano in parte nell’antica cappella costruita dai pescatori, in parte nella Cattedrale del Principato di Monaco e in parte in Corsica.


Autore: Mariella Lentini

domenica 26 gennaio 2025

Marco Barbi


Marco Barbi ha iniziato il suo percorso spirituale nel 2005. Durante questo percorso di 13 anni, ha studiato con diverse scuole e insegnanti: Biosoma (Spagna), Clairvision (Francia, Spagna e Svezia), Las Piramides del Ka Meditation Centre (Guatemala), School Yoga Institute (Guatemala). Dal 2010 al 2013 ha scritto 4 libri di auto-aiuto e motivazione. Marco è un insegnante di yoga certificato presso Yoga Alliance dal 2011. È il fondatore di Yogi Superfoods: deliziosi prodotti sani che trasportano messaggi motivazionali.

26 gennaio Santa Paola Romana


Vedova
Roma, 5 maggio 347 - Betlemme, 26 gennaio 406 
Patronato: Vedove 
Etimologia: Paola = piccola di statura, dal latino

Appartiene a una ricchissima famiglia “senatoria”, all’alta aristocrazia romana. Nata durante il lungo regno di Costantino II, a quindici anni le hanno fatto sposare Tossozio, un nobile del suo rango. Il suo è un matrimonio felice, perché arrivano via via quattro figlie (Blesilla, Paolina, Eustochio e Ruffina), e poi un maschio che viene chiamato Tossozio, come il padre. Ma è anche un matrimonio breve, troppo breve: a 32 anni Paola è, infatti, già vedova. Continua a dedicarsi alla famiglia, ma anche a impegni religiosi e caritativi. Il suo palazzo accoglie incontri, riunioni di preghiera e di approfondimento della dottrina cristiana, iniziative per i poveri. Però non è un club di dame benefiche: ha piuttosto qualche connotato monastico, e acquista vivacità quando Paola invita agli incontri il dalmata Girolamo, giunto nel 382 a Roma insieme a due vescovi d’Oriente. In gioventù egli ha studiato a Roma; è stato poi in Germania e ad Aquileia, e per alcuni anni infine è vissuto in Oriente, asceta e studioso insieme. A Roma diventa collaboratore del papa Damaso. È un divulgatore appassionato degli ideali ascetici, ha una preparazione culturale di raro spessore, e di certo non la nasconde. Così nel clero e nell’aristocrazia si procura amici e nemici ugualmente accesi. Il suo ascendente è forte specialmente nella cerchia di Paola, alla quale comunica la sua passione per le Sacre Scritture. E nel 384 la conforta per un nuovo dolore che l’ha colpita: è morta Blesilla, la sua figlia maggiore. Nel dicembre dello stesso anno muore il papa Damaso, e Girolamo riparte verso la Terra santa per dedicarsi all’opera che stava tanto a cuore a quel Pontefice, e che ora impegnerà lui fino alla morte: dare alla Chiesa le Sacre Scritture in una corretta e completa versione in lingua latina. L’anno successivo parte verso l’Oriente anche Paola, accompagnata dalla figlia Eustochio, mentre Paolina, a Roma, si occuperà di Ruffina e Tossozio. (E inRoma si riaccendono vecchie calunnie su un suo presunto rapporto amoroso con Girolamo). Paola percorre dapprima l’Egitto, nei luoghi dove i Padri del deserto hanno voluto ritirarsi, «soli al mondo con Dio». Poi ritorna con la figlia in Palestina, a Betlemme: e qui si ferma per sempre. Spende le sue ricchezze per creare una casa destinata ai pellegrini, e due monasteri, uno maschile e uno femminile. Nel primo lavorerà Girolamo fino alla morte (nel 419/420). Paola prende dimora in quello femminile, nel quale si costituisce una comunità sotto la sua guida. Fra queste mura, «Paola era in grado di volare più in alto di tutte per le sue eccezionali doti» (Palladio, Storia lausiaca). E qui Paola muore a 59 anni, affidando le cinquanta monache alla figlia Eustochio. Qui rimarrà per sempre sepolta: «In Betlemme di Giuda», come dice di lei il Martirologio romano, dove «con la beata vergine Eustochio sua figlia si rifugiò al presepe del Signore».


Autore: Domenico Agasso


La saggezza è esperienza che osserva e vive.



La saggezza non invecchia,
perché l'espressione dell'ordine stesso, cioè dell'eterno.
Il saggio soltanto trae dalla vita e da ogni età tutto il suo sapore,
perchè ne sente la bellezza, la dignità e il prezzo.
La saggezza nè la si dà in prestito né la si compera;
e se fosse vendibile,
credo non troverebbe un compratore;
la stoltezza, invece, la si acquista ogni giorno.
I saggi traggono profitto dagli stolti
più che gli stolti dai saggi,
perchè i saggi evitano gli errori degli stolti,
ma gli stolti non imitano i successi dei saggi.
Saggio è colui che si stupisce di tutto.
Web

venerdì 24 gennaio 2025

Giacomo Cappellini


(Cerveno, 24/01/1909 – Brescia, 24/03/1945)

è stato un partigiano italiano,
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
Di professione maestro nel suo paese (Cerveno in Val Camonica), a seguito dell'armistizio organizzò con alcuni giovani di Cerveno una delle prime formazioni partigiane operanti nella zona. Operava sul monte Concarena e nella zona di Lozio. Il 21 gennaio 1945, venne catturato da truppe della repubblica di Salò. Condotto a Brescia nel Castello, fu fucilato dopo due mesi di prigionia e di sevizie. Rinchiuso nel torrione detto della Mirabella, Cappellini scrisse ai fratelli diverse lettere di seguito raccolte in un volume intitolato proprio Alla Mirabella.
Medaglia d'oro al valor militare
«Modesto maestro elementare in un villaggio valligiano, all’inizio della lotta contro l’oppressore nazifascista, abbandonò l'insegnamento per organizzare una delle prime formazioni partigiane di Val Camonica, per 17 mesi condivise i rischi e le durezze della lotta. In un’imboscata tesa dal nemico, fece scudo di se stesso ad un suo partigiano, attirando su di sé la reazione avversaria. Ferito al viso e ad una spalla, cessò di far fuoco solo quando la sua arma divenne inerte per inceppamento; catturato, sopportò per due mesi durissimo carcere, continui martiri e inumane sevizie, chiuso nel suo sdegnoso silenzio, senza nulla svelare che potesse danneggiare la causa per cui combatteva. Fu sordo alle lusinghe di aver salva la vita se avesse indotto i suoi uomini alla resa e ad ogni nuova tortura che il nemico rabbioso gli infliggeva, rispondeva sorridendo che i partigiani non sono dei vili. Stroncato dalle sevizie barbaramente inflittegli, esalava l’ultimo respiro gridando: «Viva l'Italia!»»
— Val di Lozio, 21 gennaio 1945.

Focherello


 
   



È venuta una piccina, ha portato il focherello
per scaldare Gesù bello:
Gesù bello dorme in pace…
Soffia, soffia sulla brace;
quando poi si desterà
fame e freddo non avrà.
Focherello
Quanta strada nella notte
per portare questo fuoco:
due piedini, scarpe rotte,
preso ha il gelo a poco a poco…
Focherello
Ma pian, piano son venuta:
la Madonna mi saluta,
San Giuseppe benedice,
il mio cuor canta felice…
Ogni stella mi sorride;
Gesù mio si desta e ride.
Luisa Nason

24 gennaio San Feliciano di Foligno


 Vescovo e martire

III sec.
Emblema: Bastone pastorale, Palma.

S. Feliciano nacque a ‘Forum Flaminii’ odierna San Giovanni Profiamma, da una famiglia cristiana, intorno al 160, si recò a Roma al tempo di papa Eleuterio (174-189) e raccolto e istruito da un arcidiacono. Tornato nella sua zona d’origine cioè la Tuscia, dove erano ancora tutti pagani e il sacerdozio ancora ignoto, dopo un periodo di evangelizzazione viene eletto vescovo dai suoi concittadini e riceve l’ordinazione a Roma da papa Vittore I. Prende a predicare in vaste zone dell’attuale Umbria, per prima Foligno, poi Spello, Bevagna, Assisi, Perugia, Norcia, Plestia, Trevi, Spoleto, non tutte queste città corrisposero alle sue predicazioni evangeliche. Riceve dal papa il privilegio del pallio e così può consacrare anche nuovi vescovi; egli è il primo dei vescovi di tutta la provincia Appenninica. Feliciano, secondo un’antica ‘Passio’ e secondo gli studi di vari autorevoli agiografi, è considerato vescovo di Foligno oltre che di ‘Forum Flaminii’ dove nacque, di cui viene considerato il primo vescovo; il suo episcopato durò 56 anni e morì alla veneranda età di 94 anni, durante la persecuzione di Decio (249-251), il testo dice che morì ‘poena laceratus’ il 24 gennaio, a tre miglia dalla sua città, cioè a Monte Rotondo - Foligno, dove fu sepolto e di cui è il venerato patrono, celebrato alla stessa data. Il duomo di questa città si può considerare, con i suoi affreschi, il più ricco e veritiero centro iconografico del santo vescovo, egli è raffigurato nelle varie epoche con sontuosi abiti vescovili e spesso con mani e piedi trafitti. Nel 965 alcune reliquie furono traslate a Minden in Germania, per cui è stato considerato vescovo di quella città con festa al 20 ottobre, errore che sdoppia la persona e che è passato anche nel ‘Martirologio Romano’.


Autore: 
Antonio Borrelli


giovedì 23 gennaio 2025

A Maria

O Maria che facevi
quando tu lo vedevi?
Come non ti morivi
dall'amore infuocata?
E non ti consumavi
quando tu lo guardavi,
che Dio contemplavi
in quella carne velata?
Quando ti sorrideva
e quando ti chiamava
e Mamma ti diceva,
dimmi non ti batteva
il cuore a sentirti da Gesù,
Mamma chiamata?

Jacopone da Todi

Pasqua

 


E il bimbo in chiesa:
_“Mamma perché mai non ha l’altare
né un lume, né un fiore
e le campane son mute? Lo sai?”
“Zitto piccino mio chè Gesù muore.”
Ed il bambino, a più sommessa voce: “Muore?! Perché
_Perchè l’han messo in croce?”

Sabato santo. Uno sprazzo d’azzurro,
ecco, un raggiar di sole all’improvviso,
è un’ansia lieve, e per l’aria un sussurro
di voci lieti e un tremolio di riso…

E poi, d’un tratto, tutte le campane
sciolte ad un canto libero, trionfale,
cantano tutte, vicine e lontane.
Corre alla mamma, come avesse l’ale
il piccolino: “Dunque non è morto?”
“No, amore mio, non più, Cristo è risorto!”

Camilla Del Soldato.

Fiorita di marzo

 


La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.

Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suolo; e al tuo passar l’erba germoglia,
o Primavera, o gioia de’ miei occhi.

Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori,
sbocciati sulle rame senza foglia,

essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;

e se ne va così la tua bellezza,
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di marzo, o Giovinezza…

 Ada Negri

mercoledì 22 gennaio 2025

22 gennaio San Vincenzo Pallotti

 

Sacerdote 
Roma, 21 aprile 1795 - Roma, 22 gennaio 1850 
Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino
Va bene, è un buon prete. Ottima preparazione, confessore al Seminario Romano e al Collegio Urbano di Propaganda Fide, attivo in molte opere di carità. Ma perché fondare una “società per l’apostolato cattolico”, come se per questo non ci fossero già le strutture della Chiesa? E, per di più con laici, uomini e donne? Vincenzo Pallotti, romano, nato nel 1795 e prete dal 1818, va incontro a diffidenze e ostacoli nel mondo ecclesiastico perché come pochi altri (don Nicola Mazza a Verona, per esempio) capisce ciò che il tempo esige dai cattolici. Dopo il tornado della Rivoluzione francese e di Napoleone, vescovi, preti, religiosi, studiosi, si spendono generosamente in difesa della fede. E lui vede e apprezza. Ma dice che non basta, non basta più: il problema vero non è proteggere il recinto dei credenti. No, ora bisogna conquistare altri credenti ancora, dappertutto, abbattendo i recinti. E aggiunge: questo è compito di tutti, perché ogni singolo cristiano ha il dovere di custodire la fede e di diffonderla dove non c’è ancora o non c’è più. Questo è un programma di attacco. Vincenzo rispetta il mandato apostolico peculiare del Papa, dei vescovi, del clero; ma parla poi di “apostolato cattolico” come dovere e competenza di ogni credente, perché "a ciascuno ha comandato Iddio di procurare la salute eterna del suo prossimo". Su questa base sorge nel 1835 l’Opera dell’Apostolato Cattolico, associazione di laici che avrà come “parte interna e motrice” una comunità di sacerdoti, seguita dalla congregazione delle suore dell’Apostolato Cattolico (chiamati comunemente Pallottini e Pallottine). Scopo: far conoscere Cristo con la parola, l’insegnamento, le opere di carità spirituale e materiale. Gregorio XVI approva l’Opera e a Roma tutti hanno grande stima per don Vincenzo. Ma la sua società d’apostolato, dopo un buon inizio, passa da un ostacolo all’altro, e vede sempre rinviata l’approvazione delle sue regole (fino al 1904). Vincenzo muore con la fama di sant’uomo che ha fatto uno sbaglio. Quello sbaglio che però andrà avanti, trovando i Pallottini sempre vivi e operosi alla fine del XX secolo. Quello sbaglio che ha portato aria nuova nella Chiesa, ma che rallenterà la causa della sua canonizzazione, sempre con malintesi e miopie intorno all’iniziativa. Ci vorrà papa Pio XI a spazzare riserve e diffidenza, proclamando Vincenzo "operaio vero delle missioni", "provvido e prezioso antesignano e collaboratore dell’Azione Cattolica". Giovanni XXIII lo proclamerà santo nel 1963. Due anni dopo, il decreto Apostolicam actuositatem del Vaticano II dirà solennemente: "I laici derivano il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo Capo". Le parole di Vincenzo Pallotti risuoneranno così, dopo 130 anni, nella Chiesa universale con la voce di Paolo VI e dei vescovi di tutto il mondo.


Autore: 
Domenico Agasso

martedì 21 gennaio 2025

21 gennaio Sant' Albano Roe

Sacerdote benedettino, martire

Suffolk, Inghilterra, 1585 - Londra, 21 gennaio 1642

Bartolomeo Albano Roe fu uno dei numerosi martiri, ecclesiastici e laici di ogni condizione, dal semplice prete o frate all'alto prelato, come pure dall'umile popolano al facoltoso aristocratico, che patirono per la fede cattolica in Inghilterra nel XVI e XVII secolo. La persecuzione dei cattolici in Inghilterra ebbe inizio già al tempo di Diocleziano e si intensificò durante le invasioni successive degli Anglosassoni e dei Normanni. Tuttavia, fu con l'Atto di supremazia del 1534, con il quale Enrico VIII si proclamò capo della Chiesa d'Inghilterra, che la persecuzione assunse una forma sistematica. L'Atto stabiliva che chiunque si rifiutasse di riconoscere la supremazia del re sarebbe stato considerato colpevole di alto tradimento e condannato a morte. Bartolomeo Roe nacque a Suffolk nel 1585 e fece gli studi a Cambridge. Nel 1605, mentre cercava di convertire un carcerato cattolico al protestantesimo, fu lui stesso convertito al cattolicesimo dalle risposte del carcerato. Lasciò quindi l'Inghilterra e si laureò in teologia nel Collegio Inglese di Douai, in Francia, fondato nel 1568 dal futuro cardinale Guglielmo Allen per la formazione di giovani sacerdoti da inviare in Inghilterra per sostenere la fede cattolica. Roe tornò in Inghilterra nel 1615, ma fu presto arrestato e condannato a morte. Tuttavia, grazie all'intervento dell'ambasciatore di Spagna, fu rilasciato nel 1623, ma fu esiliato. Nel 1628 tornò in Inghilterra, ma fu nuovamente arrestato e imprigionato per cinque anni. Liberato nel 1633, Roe riprese la sua attività pastorale tra i cattolici inglesi. Nel 1642 fu nuovamente arrestato, condannato a morte e giustiziato a Tyburn, a Londra, il 21 gennaio. Roe è venerato come santo dalla Chiesa cattolica ed è ricordato come uno dei Quaranta martiri di Inghilterra e Galles.


Autore: 
Franco Dieghi

domenica 19 gennaio 2025

Paolo Borsellino

 


(Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)
è stato un magistrato italiano, vittima della mafia.
È considerato un eroe italiano,
come Giovanni Falcone, di cui fu amico e collega.
Figlio di Diego e di Maria Lepanto, Paolo Emanuele Borsellino nacque a Palermo nel quartiere popolare La Kalsa, in cui vivevano tra gli altri anche Giovanni Falcone e Tommaso Buscetta. La famiglia di Paolo era composta dalla sorella maggiore Adele, il fratello minore Salvatore e l'ultimogenita Rita . Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo Borsellino si iscrisse al liceo classico "Giovanni Meli" di Palermo. Durante gli anni del liceo diventò direttore del giornale studentesco "Agorà". Nel giugno del 1958 si diplomò. L'11 settembre 1958 si iscrisse a Giurisprudenza a Palermo. Il 27 giugno 1962, all'età di ventidue anni, Borsellino si laureò con 110 e lode con una tesi su "Il fine dell'azione delittuosa". Pochi giorni dopo, a causa di una malattia, suo padre morì all'età di cinquantadue anni. Borsellino si impegnò allora con l'ordine dei farmacisti a mantenere attiva la farmacia del padre fino al raggiungimento della laurea in farmacia della sorella Rita. Durante questo periodo la farmacia fu data in gestione per un affitto bassissimo, 120.000 lire al mese e la famiglia Borsellino fu costretta a gravi rinunce e sacrifici. A Paolo fu concesso l'esonero dal servizio militare poiché egli risultava "unico sostentamento della famiglia". Nel 1967 Rita si laureò in farmacia e il primo stipendio da magistrato di Paolo servì a pagare la tassa governativa. Il 23 dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto, figlia di Angelo Piraino Leto, a quel tempo magistrato, presidente del tribunale di Palermo. Dalla moglie Agnese ebbe tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta. Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in magistratura; con il voto di 57, divenne il più giovane magistrato d'Italia. Iniziò quindi il tirocinio come uditore giudiziario e lo terminò il 14 settembre 1965 quando venne assegnato al tribunale di Enna nella sezione civile. Nel 1967 fu nominato pretore a Mazara del Vallo. Nel 1969 fu pretore a Monreale, dove lavorò insieme ad Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri. Proprio qui ebbe modo di conoscere per la prima volta la nascente mafia dei corleonesi. Il 4 maggio 1980 Emanuele Basile (suo collaboratore) fu assassinato e fu decisa l'assegnazione di una scorta alla famiglia Borsellino. In quell'anno si costituì il "pool" antimafia nel quale sotto la guida di Chinnici lavorarono alcuni magistrati, Falcone, Borsellino, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Barrile e funzionari della Polizia di Stato Cassarà e Montana. Il 29 luglio 1983 fu ucciso Rocco Chinnici, con l'esplosione di un'autobomba. Nel 1985 furono uccisi da Cosa Nostra, a pochi giorni l'uno dall'altro, il commissario Giuseppe Montana ed il vice-questore Ninni Cassarà. Falcone e Borsellino furono per sicurezza trasferiti nella foresteria del carcere dell'Asinara. Il 23 maggio 1992 nell'attentato di Capaci persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di Semtex a bordo, esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu Antonino Vullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta. La figura di Paolo Borsellino, come quella di Giovanni Falcone, ha lasciato un grande esempio nella società civile e nelle istituzioni. Alla sua memoria sono state intitolate numerose scuole e associazioni, nonché (insieme all'amico e collega) l'aeroporto internazionale "Falcone e Borsellino" (ex "Punta Raisi", Palermo),un'aula della facoltà di Giurisprudenza all'Università di Roma La Sapienza e l'aula del consiglio comunale della città di Castellammare di Stabia. Anche la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Brescia ha intestato una delle sue aule più suggestive di Palazzo dei Mercanti ai giudici Falcone e Borsellino.
Medaglia d'oro al valor civile
«Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, esercitava la propria missione con profondo impegno e grande coraggio, dedicando ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la proterva sfida lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Nonostante le continue e gravi minacce, proseguiva con zelo ed eroica determinazione il suo duro lavoro di investigatore, ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio dei più alti ideali di giustizia e delle Istituzioni.»
— Palermo, 19 luglio 1992

il sapere e la ragione parlano


 

A Dio



Tu che gli astri intorno muovi per le azzurre vie del cielo
Tu che guidi e rinnovi l'onde al mar e al ruscel,
Tu che il verde doni al prato e lo smalto doni ai fiori,
Tu che il campo fai beato delle messi, o buon Signor.
Sul mio labbro poni il canto della lode e dell'amore,
ti sia grato un pensier santo, un omaggio d'umil cuor;
coi tuoi lumi e tuoi consigli, Tu ne addita il buon sentiero:
sempre a noi, che siam tuoi figli, splenda vivo il sol del ver.
G. B. Nicolini

Il corpo è il tempio dell'anima

I l corpo è il tempio dell'anima essa è composta sia l'aspetto emotivo e da quello mentale quando saranno stati guariti e bilanciati...