Cercando una casa nella quale abitare e poter lavorare, l'Abbé si imbatté in una grande casa abbandonata da parecchi anni prima della guerra e poi saccheggiata nei pressi di Parigi, nel ricco rione di Neuilly-Plaisance. Investì la piccola indennità (cinquantamila franchi) ricevuta in qualità di deputato per acquistarla: gli abitanti del quartiere rimasero sbalorditi quando si mise a riparare il tetto e poi l'intera casa, che era in rovina. Sostenendo che la casa fosse semplicemente troppo grande per una persona sola, decise di farne un luogo di ritrovo per gruppi di giovani: sarebbe diventata la prima base di Emmaus. Era il 1949 e l'iniziativa dell'associazione dei compagni di Emmaus era appena partita, fondata dall'abbé Pierre. Il nome fu scelto riferendosi al nome di un villaggio della Palestina dove, come riportato nell'ultimo capitolo del Vangelo di Luca, due discepoli ospitarono Gesù, senza averlo riconosciuto, poco dopo la sua resurrezione. L'idea iniziale dell'Abbé era di sfruttare la casa per permettere ai giovani di riunirsi per pregare, studiare, incontrarsi, discutere; successivamente assunse anche i contorni di un'associazione caritatevole. Nelle comunità di Emmaus i volontari aiutano i poveri e i senzatetto dando loro una casa, del cibo e una possibilità di lavoro. Buona parte dei volontari sono ex senzatetto di tutte le età, confessioni religiose, origini sociali ed etnie. L'Abbé e gli altri "compagni di Emmaus", come ormai si facevano chiamare, iniziarono così ad ospitare nella grande casa chiunque ne avesse bisogno. Presto a loro si unirono molti barboni, tolti dai marciapiedi o dalle banchine sul lungo-Senna: la comunità crebbe e cominciò a porsi il problema di come andare avanti. Si iniziò così ad acquistare e ristrutturare piccole case, spesso sfitte ed in rovina, per i "nuovi arrivati". Una delle idee che l'Abbé Pierre volle trasmettere all'associazione laica di Emmaus è che anche i più disperati possono rendersi utili per gli altri, che anche i più deboli (poveri e persone senza una casa) possono aiutare quelli ancora più deboli, portando il messaggio di amore per i poveri e per i diseredati, per i dimenticati del mondo. Dalla fine degli anni sessanta Emmaus si organizzò anche per accogliere in piccole comunità provvisorie tanti giovani interessati a fare un'esperienza di vita comunitaria, oltre che a produrre ricchezza da destinare ai poveri attraverso il recupero e la valorizzazione dei tanti rifiuti e oggetti gettati dalla società dei consumi. Aiutare il prossimo, impegnarsi per la giustizia e sperimentare la vita comunitaria per un seppur breve periodo spinse tanti giovani europei a frequentare sempre più numerosi le comunità degli chiffoniers. Si trattava di campi di lavoro internazionali appositamente organizzati nel periodo estivo, attrezzati per garantire vitto e alloggio ai volontari, attivati di anno in anno in diverse regioni della Francia, ma anche all'estero (Danimarca, Italia...) sostenuti da comitati locali che provvedevano al sostegno logistico, a fornire i mezzi di trasporto necessari per il lavoro di raccolta nonché gli spazi coperti necessari per ammassare il materiale raccolto. Carta, ferro vecchio, metalli ecc. Un responsabile designato dall'organizzazione formava un gruppo che aveva il compito di distribuire i diversi incarichi di lavoro, che andava dalla pulizia dei locali per passare al compito principale che consisteva nella raccolta, nella cernita e nell'imballaggio dei materiali raccolti vuotando cantine e soffitte, colme di materiali inutilizzati che con generosità le famiglie donavano alla cosiddetta "Operation Emmaus". Tonnellate di carta, ferro vecchio e i tessuti di lana o di cotone venivano raccolti casa per casa da migliaia di volontari. Un lavoro che si traduceva con facilità in danaro subito utilizzato per interventi umanitari nel terzo mondo, ma anche per i bisognosi degli stessi paesi che ospitavano i campi. L'esperienza iniziata in sordina con qualche centinaio di giovani toccò numeri vertiginosi negli anni settanta. 7000 giovani, nell'estate 1971, si installarono a turno per almeno 20 giorni durante le vacanze estive in decine di "campi di lavoro internazionali" nella regione francese a sud ovest di Parigi. L'esperienza trovò negli anni adesioni tra giovani da tutto il mondo, accogliendo in piccole comunità provvisorie molti giovani interessati a fare un'esperienza di vita comunitaria, oltre che a produrre ricchezza destinata ai poveri attraverso il recupero e la valorizzazione dei rifiuti del consumismo. Un'esperienza che l'abbè Pierre così definì: Qualcosa che non si può spiegare, per comprenderla bisogna viverla. Negli anni settanta la preghiera da recitare prima di ogni pasto diceva: Rinnoviamo il nostro impegno di lavorare per dare pane a quelli che hanno fame e per dare fame a quelli che hanno del pane. La fame per quelli che hanno pane riguardava la giustizia. Il problema della mancanza di denaro per sostenere l'opera edilizia di Emmaus nei primi anni di vita dell'organizzazione portò alla decisione dell'abbé Pierre di partecipare, nel 1952, al gioco a premi radiofonico di Radio Luxembourg "Quitte ou double"(l'omologo francese di Lascia o raddoppia?); vinse un premio in denaro di 256.000 franchi. Durante il rigido inverno del 1954 l'opera dell'abbé Pierre in favore dei più poveri e degli sfrattati acquistò vasta notorietà in Francia. Il freddo dei primi mesi del '54, soprattutto di notte, non dava scampo ai mendicanti e in generale ai senzatetto, costretti a raggomitolarsi ai bordi dei marciapiedi, avviluppati in carte di giornale. Il camion dei "compagni di Emmaus" si fermava dove i casi erano più tragici, raccogliendo persone semi-assiderate; il numero di questi disgraziati era però sempre più numeroso, alimentato dagli sfrattati. I servizi notturni dell'abbé Pierre e dei suoi compagni si fecero così sempre più frequenti: portavano pane, vino, minestra e coperte alla gente. Molti venivano portati al riparo, ma molti morivano dal freddo, senza che si potesse fare niente. Pieno di angoscia, si recò ad una radio, e lanciò un appello per donare coperte, tende e generi di conforto a quei numerosi senza tetto che incontravano gravissime e crescenti difficoltà a sopravvivere non solo a Parigi, ma in molte delle città francesi. Il suo celebre discorso alla Radio Luxembourg dell'11 febbraio 1954, alle ore 12.05, fu accompagnato dalla richiesta, al giornale conservatore Le Figaro, di pubblicare la sua richiesta in quanto, a suo parere, tale quotidiano veniva letto "dai potenti":
"Amici, aiuto!... Una donna è morta di freddo questa notte alle 3:00, sul marciapiede di corso Sebastopoli. In mano aveva il biglietto con cui era stata sfrattata l'altro ieri... Ogni notte ci sono più di duemila poveri sui nostri marciapiedi che soffrono il freddo, muoiono senza cibo, senza pane, senza tetto. Alcuni sono quasi nudi...
"Ascoltatemi. In tre ore si sono creati i due primi centri di soccorso: uno sotto una tenda, ai piedi del Panthéon, in via Montagne Sainte-Geneviève, l'altro a Courbevoie. Sono già stracolmi. Bisogna che questa notte, in ogni città della Francia, in ogni quartiere di Parigi, si aprano dei centri di soccorso, dove questa povera gente possa trovare coperte, paglia, minestre ed un sorriso di gente amica. Sulla porta, alla luce di una lampada, si appenda un cartello con le parole "Centro fraterno di soccorso", sotto il quale si possano leggere queste semplici parole: "Se soffri, chiunque tu sia, entra, mangia, dormi, ritrova la speranza, qui tu sei amato".
"I bollettini meteorologici annunciano un mese di gelo terribile. Per questa notte, al più tardi per domani, ci occorrono cinquemila coperte, trecento grosse tende militari, duecento stufe catalitiche. Fate recapitare velocemente tutto questo all'Hôtel Rochester, via Le Boétie, numero 92. Il rendez-vous per i volontari e gli autocarri per portarli; stanotte alle undici, davanti alla tenda sul Montagne Sainte-Geneviève. Grazie a voi a Parigi stanotte nessun uomo, nessun bambino dormirà sull'asfalto o sulle banchine
Grazie."
La risposta all'appello superò ogni aspettativa: la reazione dei francesi, nota come “l'insurrezione della bontà”, portò, oltre ad una straordinaria quantità di donazioni, moltissimi volontari da tutto il paese, dapprima per distribuire i beni, ed in seguito per operare nelle comunità di Emmaus. La hall dell'hotel fu presto sgomberata per contenere i pacchi arrivati, centinaia di persone si misero in coda davanti all'entrata, si dovette aggiungere d'urgenza undici linee telefoniche all'albergo per rispondere a tutte le chiamate. La mattina la stampa parlò di un'"insurrezione della bontà" e l'oramai famosa richiesta di aiutò finì per portare donazioni per un totale di 500 milioni di franchi (il solo Charlie Chaplin donò due milioni) in denaro, ed una quantità impressionante di beni di prima necessità. L'ondata di generosità colpì sia i ricchi sia i cittadini meno abbienti, che dettero comunque il loro piccolo contributo. Dopo quell'esperienza venne promulgata in Francia una legge che proibì lo sfratto durante i mesi invernali. Ben presto l'abbé Pierre, ormai divenuto una celebrità, dovette organizzare il suo movimento, in grande espansione, creando così, il 23 marzo 1954, le "comunità di Emmaus", che ben presto si diffusero prima in tutta la Francia, e poi in molti paesi del mondo (Argentina, Messico, Italia, Canada, Congo, Australia...). Nel 1959 l'Abbé si recò a Beirut per assistere alla creazione del primo gruppo di Emmaus interconfessionale, fondato da un sunnita, un arcivescovo melchita e uno scrittore maronita.
L'abbé Pierre rimase attivo fino al giorno della morte, il 22 gennaio 2007 all'ospedale militare di Val-de-Grce, a Parigi, alle ore 05.25; la morte fu causata da un'infezione polmonare per la quale si era ricoverato il 15 gennaio: aveva 94 anni. L'annuncio del decesso dell'Abbé fu dato da Martin Hirsch, presidente dei Compagnons d'Emmaus di Francia. Nonostante l'età avanzata continuò a dare il suo appoggio a diverse campagne sociali. Tranne che nell'ultimissimo periodo, nel quale ciò gli fu impedito dalla malattia, continuò a viaggiare in tutto il mondo. In quello stesso gennaio del 2007 si era recato all'Assemblea Nazionale per opporsi al progetto di alcuni deputati di cambiare la legge sugli alloggi per i senzatetto, che cercava in qualche modo di garantire il diritto alla casa dei poveri. Il funerale dell'abbé Pierre si tenne il 26 gennaio 2007 alla Cattedrale di Notre-Dame, in segno d'omaggio nazionale (non ci saranno invece, come richiesto dai familiari, le bandiere a mezz'asta), alla presenza di molte personalità come il Presidente della Repubblica Jacques Chirac, l'ex presidente Valéry Giscard d'Estaing, il primo ministro Dominique de Villepin, molti ministri del governo francese, e ovviamente i compagni di Emmaus, che si misero alla testa del corteo funebre, in accordo alle ultime volontà dell'abbé Pierre. Il corpo fu sepolto nel cimitero di Esteville, un piccolo villaggio in Normandia, vicino a tanti compagni di Emmaus. Il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione, accennò ad una possibile beatificazione. Personaggio ritenuto da molti "scomodo", tollerato dalle gerarchie ecclesiastiche, da molti gruppi di potere e politici, fu amato da molti per la sua inesauribile capacità d'indignarsi, per la sua coerenza e il suo coraggio di condurre le sue battaglie, sempre a favore dei più deboli. Questo grande apprezzamento popolare fece sì che l'abbé Pierre fosse votato molte volte come la persona più popolare di Francia. Ricevette una grandissima quantità di premi e onorificenze. L'abbé Pierre vinse anche il Premio Balzan per l'Umanità, la Pace e la Fratellanza nel 1991, "per essersi interamente dedicato al soccorso dei sofferenti nello spirito e nel corpo". Fu più volte proposto per il premio Nobel per la Pace.
Onorificenze
Grand' Croix della Legion d'Onore
— 14 luglio 2004
Legion d'onore nel 1987
Croix de guerre 1939-1945 con palme
Médaille de la Résistance
Premio Balzan (1991)
Medaglia d'oro Albert Schweitzer della Fondazione Goethe, ricevuta a Basilea nel 1975
Grande ufficiale dell'Ordre national du Québec
26 gennaio 2007: omaggio nazionale della Repubblica francese, con la presenza ufficiale del governo alle esequie
Informatevi ce ne sono tante sparse in Italia.
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